Capitolo 14

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Calum's pov.

Camminavo per le strade di San Francisco come un anima in pena avviandomi verso casa di Bradley.

Non era molto lontana e per questo ci misi poco ad arrivare. Mi venne ad aprire ed entrai sedendomi sul divano come mio solito.

"La roba me l'hanno portata ieri. È in camera mia. Continui a fare l'angioletto o te la vieni a fumare con me?" chiese.

"No." dissi velocemente.

"Ti sta fottendo il cervello quella...com'è che si chiama? Ros..."

"Rosie. Si chiama Rosie e non mi sta fottendo il cervello. Mi ha stancato quella roba" risposi serrando la mascella.

Avevo fumato droga poche volte, per distrarmi o semplicemente rilassarmi più di quando fumavo solo una sigaretta. Ma a quel punto mi sentivo più confuso che mai e la droga avrebbe solo peggiorato la situazione.

"Bella questa, Calum da quando hai conosciuto quella non sei più lo stesso. Non puoi negarlo a te stesso per sempre."

"Smettila Brad. Non dire ste stronzate. Non ne ho voglia, punto." lo guardai dritto negli occhi.

"E fa un po' come cazzo ti pare ! Io me la vado a fumare, tu che cazzo sei venuto a fare se non la vuoi ?!" alzò il tono della sua voce gesticolando.

"Sono venuto a dirti questo ! Che mi sono rotto il cazzo fumarmi il cervello! E ora ti saluto, ciao." gli urlai contro uscendo dalla casa e sbattendo violentemente la porta.

Ero a dir poco infuriato e ad ogni passo che facevo mi rendevo sempre più conto che in parte aveva ragione. Ma sentirsi sbattere la verità in faccia così era qualcosa che mi mandava su tutte le furie.

Rosie non mi era indifferente. Era diversa dalle altre. Non era la solita oca con 80 kg di trucco sulla faccia, una minigonna che avrebbe fatto invidia a quelle delle barbie di mia sorella e dei tacchi vertiginosi. Era semplicemente Rosie. Sgarbata a volte, stronza, fredda e dannatamente bella. Ma non una di quelle bellezze che si vedono tutti i giorni. Lei era bella vera. Con quei maledetti occhi scuri che quasi erano più scuri dei miei.

Forse sotto quella corazza di freddezza c'era qualcosa che non voleva mostrare. Un lato nascosto, quasi segreto, che aveva paura di far vedere agli altri e che io ero disposto a scoprire.

Ogni volta che mi trovavo da solo, il mio pensiero andava sempre e comunque a lei. Ed era a dir poco sconvolgente per me che ero sempre lo stronzo della situazione.

I miei piedi camminavano da soli verso una direzione che neanche io conoscevo. E la vidi. Appoggiata alla staccionata del parco vicino casa sua e ovviamente con la sigaretta tra le labbra.

Mi fermai qualche secondo a guardarla. Fumava spesso ma mi accorsi che quando lo faceva chiudeva leggermente gli occhi, lasciandosi rilassare dalla sensazione del fumo che le usciva dalle labbra. Era vestita quasi tutta di nero, come al solito, skinny jeans, canottiera dei green day e le sue vans uguali alle mie. Indossava anche gli occhiali da sole, neri, che le stavano benissimo.

Mi avvicinai a lei ma mentre lo feci mi bloccati di scatto. No. Non potevo permetterlo. Dovevo continuare ad essere il solito Calum, basta cazzate e pensieri, niente emozioni, niente emozioni, niente emozioni.

Mi ripetevo quella frase milioni e milioni di volte ma ovviamente feci il contrario. Gli andai vicino osservandola mentre spostava il suo sguardo, coperto dagli occhiali, a me.

"Sempre di nero è..." ammiccai intavolando un conversazione.

"Sempre tra le palle è..." ripetee lei imitando il mi tono di voce.

•Hydrophobic•||Calum Hood||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora