Capitolo 15

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Erano passati ormai venti minuti da quando ci eravamo avviati per cercare un luogo decente dove andare a mangiare ma ancora non trovavamo nulla. Stavamo in silenzio e ogni tango gi lanciavamo qualche sguardo. Era questo il nostro modo di comunicare, con gli sguardi. Anche se io non riuscivo mai a reggere quello di Calum, che sembrava volesse penetrarmi nell'anima.

Alzai lo sguardo girando varie volte la testa da una parte all'altra per controllare se ci fosse qualcosa, ma notai un manifesto appeso su una parete vicino a noi e mi avvicinai incuriosita.

"Dove vai ?" mi chiese Calum notando che mi stavo allontanando da lui.

Lo ignorai e spalancai gli occhi a quella visione. Lezioni di danza classica e moderna, presso la palestra 'red'... Non continuai neanche a leggere presa dalla felicità, mi venne un improvvisa voglia di ricominciare a ballare per sfogarmi un po' e quella fu l'occasione giusta. Feci un sorriso a trentadue denti e mi segnai il numero scritto sul manifesto nel telefono.

"Balli ?" continuò a chiedermi il moro non ricevendo risposta.

"Ballavo. Ma adesso ricomincerò a farlo" risposi mettendo il mio telefono in tasca.

"Perché hai smesso ?"

"Perché era morto mio p-" mi bloccai di scatto. Stavo per dirlo. Ma quella era una cosa che non mi lasciavo mai sfuggire, neanche per sbaglio, era troppo importante per me e non mi piaceva parlarne.

"Tuo cosa ?"

"N-niente... Ho smesso perché non mi andava di andarci" mi imventai una scusa ma ovviamente Cal non ci cascò.

"Perché era morto tuo cosa Rosie ?"

"Nessuno. Lascia stare." mi morsi il labbro nervosamente cercando di sfogare la mia rabbia. Forse lo feci con troppa forza, dato che iniziai a sentire il sapore del mio sangue scivolarmi sulla lingua. Per fortuna Calum non se me accorse ed io mi affrettai a pulirmi con una mano distrattamente.

"Andiamo dai..." mi incitò.

"Me lo dirai prima o poi." ammiccò poi quasi sussurrando.

"Cosa dovrei dirti ?"

"Perché hai smesso di ballare." sbuffai "quanti anni hai preso lezioni ?"

"Sette" risposi leccando gli ultimi residui di sangue sulle mie labbra.

"Wow. Che ne dici di fermarci qui ?" si fermò di fronte una caffetteria-pasticceria girandosi verso di me.

"Per me va bene"

Entrammo e mi meravigliai della bellezza di quel posto. Aveva tutte le pareti dipinte di un bellissima tonalità di azzurro, fatta eccezione per una che invece aveva un carta da parati con una stampa che riprendeva il colore delle altre. Sul soffitto un bellissimo lampadario con fruste da pasticcere antiche appese, un bancone enorme molto elegante e con una frase scritta al di sopra che però non lessi. Era veramente stupendo e lo osservai esterrefatta, cosa che anche Cal fece.

Ci sedemmo in un tavolo su un comodissimo divano di pelle, aspettando che qualche cameriere venisse a prendere le ordinazioni.

"Rosie..." mi chiamò svegliandomi dai miei pensieri.

"Mh ?" risposi io.

"Perché non hai mangiato ?"

Mi irrigidii.

"Perché non ne avevo voglia." risposi atona.

"Bella stronzata. Credi che sia idiota?"

Non volevo dirgli la verità, non volevo dirgli che non avevo mangiato semplicemente perché volevo dimagrire, e pensavo che digiunando qualche giorno ci sarei riuscita. Però forse già lo sapeva.

•Hydrophobic•||Calum Hood||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora