Capitolo 19

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Calum's pov.

Il caos regnava nella mia testa mentre correvo senza sosta verso una meta a me sconosciuta in quella notte di luglio.

Non potevo innamoramorami eppure con il passare dei giorni mi accorgevo sempre di più che forse ci stavo ricadendo di nuovo, quella sera ne ebbi la conferma.

Volai letteralmente da lei non appena la vidi andare via, la fermai  per la strada e feci scontrare i nostri occhi per l'enmesima volta.  Inizialmente volevo parlarle ma poi corsi via, via da me stesso e dalle emozioni che stavano avendo la meglio su di me per paura, paura di cadere in quel fosso senza via di uscita che tutti chiamavano amore e che io evitavo in ogni caso. Paura di non riuscire a controllarmi, paura di far uscire quella parte troppo nascosta di me che solo in pochi avevano visto.

Mi fermai esausto dopo circa dieci minuti di corsa e misi le mani nei capelli cercando di regolarizzare il mio respiro ormai affannato. L'unica cosa che si ripeteva nella mia testa era quella frase che mi accompagnava ormai da troppo tempo: niente emozioni. Quella volta non servì a niente. Le sentii tutte quelle maledette emozioni: i brividi sulla pelle che mi mandarono fuori di testa, l'odio che provai verso me stesso perché, si, mi odiavo. Mi odiavo perché mi sentivo estremamente fragile, non fisicamente, ma mentalmente. Fragile perche non riuscivo a controllarmi.

Lei mi mandava fuori controllo.

Cercai di trovare una soluzione per impedire che quel sentimento che sentivo dentro di me diventasse qualcosa di più grande e nel frattempo il mio respiro tornò quasi regolare, i bridivi svanirono del tutto e il silenzio regnò intorno a me. Ci pensai per tutto il viaggio di ritorno verso casa e alla fine capii che per riuscire a non innamorarmi dovevo metterci tutto me stesso e essere più freddo di un pezzo di ghiaccio. Sarebbe stato difficile con lei ma dovevo riuscirci a tutti i costi prima che la cosa degenerasse sperando che, nel frattempo, non era già degenerata.

Entrai in casa senza far rumure e sgattagliolai in camera mia per poi chiudermi la porta alle spalle e cadere tra le braccia di Morfeo che ovviamente quella notte decise di non farmi dormire tanto bene.

Camminavo per le strade di periferia della città con le cuffie nelle orecchie osservando il panorama che mi circondava. La vidi seduta su uno scalino, da sola, a fissare il vuoto. Gli andai vicino e mi seddetti al suo fianco mentre lei non mi degnò neanche di uno sguardo. Le accarezzai un braccio e si girò con freddezza dall'altro lato. La feci voltare di nuovo verso di me la guardai negli occhi. Scoppiò a piangere. Senza motivo, pianse e basta.
"Perché piangi Rosie ? Perché mi respingi ?" chiesi.
"Sei tu che mi respingo Calum, sei troppo chiuso nella paura dell'amore che neanche ti accorgi che facendo cosi non soffri solo tu, ma fai soffrire anche gli altri" rispose tra un singhiozzo e l'altro.
"Sono innamorato di te." le dissi avvicinandomi al suo viso. Poggiai la mia fronte sulla su sua ma non sentii nulla.
"È troppo tardi Cal..." disse per poi scomparire davanti ai miei occhi.

•Hydrophobic•||Calum Hood||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora