L'innocenza dei bambini -Glauco ed Eliah-

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Buona lettura

e possa la fortuna sempre essere a vostro favore

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Fortunatamente l'acqua fresca la fece tornare lucida.

Per un istante, quando erano stati vicini tanto da percepire il calore della pelle di Finnick sulla sua, aveva incrociato il suo sguardo e si era sentita risucchiare dalle due iridi blu come il mare, con scaglie verde acqua; un brivido le era corso lungo la spina dorsale.

Era contenta di essersi tuffata in acqua. Sicuramente il ragazzo stava cercando di usare su di lei uno strano intruglio prodotto da Capitol City, come per esempio un filtro d'amore; baggianate che solo gente malata come quella avrebbe potuto inventate. Solo a pensarci le veniva la pelle d'oca.

Aspettò un attimo prima di riemergere. Con bracciate sinuose ma possenti si avvicinò al pontile e si aggrappò, tirandosi fuori fino a metà busto, appoggiandosi al legno.

Si guardò intorno, attenta, ma non vide nessun Finnick Odair. Sogghignò tra sé e sé.. magari aveva capito che l'unico modo per farla contenta era proprio lasciarla stare. Non aveva ancora finito di formulare il pensiero, che un braccio le avvolse la vita.

"Allora è così che lavori?" le domandò beffardo Finnick.

Annie digrignò i denti e si girò, premurandosi prima di staccarsi dal corpo bollente del sex-simbol di Capitol City e di mettere tra i due una bella distanza di sicurezza.

"Non avevo ancora iniziato" precisò lei.
"Ora vado, se non mi stai dietro, cavoli tuoi. Se ti perdi, cavoli tuoi. Se affoghi, cavoli tuoi" sottolineò bene, in modo che non potesse fraintenderla.

Il ragazzo rise ed alzò le mani, in segno di resa. "Ho capito" disse, ancora ghignando.

Tanto ci sarebbero state pochissime possibilità di annegamento, pensò tra sé Annie.

Si immerse prendendo un bel respiro e, una volta sott'acqua, aprì gli occhi. Una delle cose migliori del far parte del Distretto 4 era che gli occhi degli abitanti si erano ormai abituati all'acqua salata e tenerli aperti sotto non era più un problema.

Il fondale le apparì bellissimo come al solito e non riuscì a non sorridere.

Si voltò verso il punto dove si trovava Finnick e un bel po' dell'aria che stava trattenendo le uscì di colpo per la sorpresa.

Lo vide nuotare intorno alla barriera corallina, con movimenti aggraziati e perfetti. Dai suoi gesti si poteva intuire che era una vita che non toccava l'acqua. Esprimevano gioia, così tanta che la ragazza fu costretta a risalire in superficie perché un singhiozzo la fece tremare e finire tutto l'ossigeno nei polmoni.

Uscì come un fulmine e si voltò dalla parte opposta, in modo che se fosse risalito, Finnick non le avrebbe notato l'espressione. Nonostante la pelle bagnata, sentì una lacrima scorrerle sulla guancia.

Non capiva perchè stesse piangendo.. forse la ragione era perché quei gesti la riportavano agli Hunger Games, che si sarebbero svolti la settimana successiva; quello che sarebbe successo se l'avessero chiamata; probabilmente non avrebbe mai più visto il mare, l'unica cosa che la faceva sentire davvero viva.
Oppure perché si rendeva conto che, il ragazzo che continuava a cercarla e prenderla in giro, non si era mai ripreso dall'Arena.

"Annie?". La voce di Finnick che la chiamava le fece capire che il suo momento di solitudine era finito.

Stupidamente si passò una mano sulla guancia, come per asciugare la lacrima. Si ricordò dopo che in realtà era immersa nel mare, quindi quel gesto era stato assolutamente superfluo.

I giochi di Annie CrestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora