Game over

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Annie non riuscì a staccare gli occhi verdi dalla testa mozzata dell'amico, che le rotolò fino ai piedi, immersa in una pozzanghera di sangue carminio.

Nonostante ogni cellula del suo il suo corpo le stesse urlando di voltarsi e scappare da quella scena, le gambe non rispondevano ai comandi e fu obbligata da se stessa ad osservare il corpo mutilato di una delle persone che più aveva amato nella sua vita.

Avrebbe voluto urlare e piangere. Forse l'avrebbe aiutata. Forse sarebbe riuscita ad espellere dal corpo il disgusto, il terrore ed il dolore che la stavano soffocando.

Gli occhi azzurri di Euer la fissavano dal capo reciso, così vacui.. così spenti.

Il viso dell'amico si sovrappose a quello di Shana e successivamente a quello di Eva.

Tutte sue vittime.

Era lei la responsabile delle loro morti. Il loro sangue l'avrebbe macchiata a vita.

Fu l'istinto di sopravvivenza a farle compiere un passo in avanti, evitando di un soffio la coltellata del tributo dai capelli rossi, che si era lanciato nella sua direzione con foga.

Cosa le importava di vivere? Erano morti tutti..

Cadde a terra, inciampando in una roccia e si sbucciò i gomiti.

Non sentì dolore: era morta dentro. 

Non avrebbe fatto differenza essere uccisa. Anzi, forse desiderava solo che quel maledettissimo pugnale la colpisse al cuore. Sarebbe stata una benedizione. 

Non avrebbe avuto più sulle spalle il peso della morte di Euer, o sulle mani il sangue di Eva. 

Nessuno l'avrebbe guardata come un'assassina. Sarebbe stata solo una delle tante vittime degli Hunger Games.

Una lacrima, unica stilla argentata, le rigò il volto sporco di terra.

"Mi dispiace" sussurrò tra i denti, stringendo forte la ghiaia sotto le dita.

Tutta Capitol City aveva gli occhi proiettati su quella scena, sul suo volto.

Era sicura che Finnick la stesse guardando, da qualche parte là fuori. Avrebbe voluto morire con dignità, magari combattendo per sopravvivere, per fargli credere che ancora ci sperava.

La verità era che era stanca. Stanca di lottare per la propria vita, dal momento in cui questa le era stata strappata via quando aveva ucciso il primo tributo.

Voleva solo chiudere gli occhi e lasciarsi andare.

Le dispiaceva, certo. 

Pianse per l'unico ragazzo che mai aveva amato e che non avrebbe più rivisto. Pianse per l'ingiustizia della sorte, che l'aveva fatta innamorare senza concederle l'opportunità di vivere quel sentimento. Pianse per Ocean, per i suoi genitori, per Glauco e anche per Eliah. Tutte persone che, era sicura, l'avrebbero ricordata con un sorriso.

Vide gli occhi del tributo illuminarsi di luce famelica e folle, quando alzò il braccio che impugnava il coltello.

Riuscì a contare ogni singola ruga d'espressione sul suo volto, ogni lentiggine sul naso dritto.

Il mondo si muoveva a rallentatore: non esisteva altro che lei ed il suo cuore che, paradossalmente, non aveva mai battuto così freneticamente prima di quel momento.. un istante prima di morire.

La lama si abbassò lentamente, mirando alla sua testa.

Improvvisamente, gli occhi verdi di Annie furono attratti da qualcosa alle spalle del suo futuro assassino: la roccia nera si frantumò sotto il suo sguardo, sbriciolandosi come sabbia contro la furia dirompente delle tonnellate d'acqua che si riversarono lungo i pendii, dirigendosi in corsa folle verso i due tributi.

I giochi di Annie CrestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora