A mezzogiorno preciso, Annie, Euer, i due Mentori e gli Stilisti si trovarono tutti seduti sul divano del soggiorno.
L'agitazione che la ragazza aveva rifiutato per tutto il tempo, l'aveva assalita prepotentemente e forse l'avrebbe anche abbattuta, se Finnick non le avesse preso la mano tra le sue e non avesse iniziato ad accarezzarle il dorso con il pollice.
Due pacificatori entrarono nel salotto, reggendo dei fucili ed annunciarono che il tempo d'attesa era finito.
Euer scattò in piedi, la mascella contratta. La ragazza lo vide deglutire faticosamente e poi avanzare nella sua direzione: si abbracciarono a lungo, affondando l'uno il volto nella spalla dell'altro.
Un Pacificatore si schiarì la voce e i due si staccarono. Il ragazzo abbozzò un sorriso mesto e si fece condurre fuori, seguito da Finnick e dal proprio Stilista.
Quando la porta si chiuse alle loro spalle, il cuore di Annie divenne di pietra; il Mentore non l'aveva neppure guardata, non aveva avuto il coraggio di incrociare il suo sguardo.
Batté le palpebre più e più volte, per scacciare il velo di lacrime che minacciava di sgorgarle dagli occhi chiari.
Aveva deciso di andarsene senza dirle nulla, ben conscio che sarebbe stata l'ultima volta per entrambi.
No, si disse. Non ci sto, non così.
Non voleva pensare che sarebbe entrata nell'Arena senza avergli detto "addio".
Scattò in piedi e si fiondò fuori, sotto gli occhi attenti di Mags.
"Finnick!" chiamò. La gola le faceva così male nel tentativo di trattenere le lacrime, che credette di poter morire da un momento all'altro.
Non se ne sarebbe andata senza averlo guardato negli occhi per l'ultima volta.
"Finnick!!" urlò.
Vide le spalle muscolose del Mentore irrigidirsi. Si girò, sorpreso e perplesso, incontrando il volto di Annie a qualche centimetro dal proprio. Non fece in tempo a dire una parola, che gli si gettò al collo, stringendolo con foga, nel tentativo di imprimersi nella mente il suo profumo per l'eternità.
"Annie" mormorò, tra i suoi capelli.
Nell'intento di richiamare la loro attenzione, una delle due guardie fece schioccare la lingua sul palato, ma i due non diedero segno di averlo sentito.
"Mi dispiace.. mi dispiace.." stava ripetendo la ragazza, in una litania disperata.
Dove avrebbe trovato il coraggio di lasciarlo?
Finnick le carezzò dolcemente una guancia e le sorrise.
Si frugò in una tasca e ne tirò fuori un piccolo sasso. Solo quando glielo posò sul palmo, Annie si accorse di averlo già visto, tempo prima, durante una passeggiata alle prime luci dell'alba.
Nella parte centrale, svettava un puntino bianco e da lì, partivano sottili ramificazioni che si espandevano per tutta la superficie.
La mente la riportò al Distretto, al suo primo incontro col Mentore.Guardava il cielo, che a poco a poco stava perdendo le sue ultime stelle, quando con un piede colpì un sassolino. Si chinò a raccoglierlo e, in un moto di curiosità, si mise a studiarlo. Era bello: nero e lucido. Al centro, da un puntino bianco come la luna, partivano diramazioni sottilissime che si arrampicavano per tutta la faccia superiore.
Con un lieve sorriso, Annie lo girò e rimase colpita nel notare che le ramificazioni si facevano via via più fitte fino a ricoprirlo completamente.
Era così attenta a studiare il piccolo sasso, da non accorgersi che qualcuno le si era avvicinato da dietro.
Solo quando un respiro caldo le carezzò il collo, sobbalzò e si voltò, con gli occhi spalancati.
Davanti a lei era arrivato Finnick Odair, le labbra arricciate nel suo tipico sorriso sghembo, colpevole di aver fatto cadere ai suoi piedi l'intera popolazione femminile di Capitol City.
"Odair!" esclamò lei.
"Ti ho spaventata?" domandò divertito.
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I giochi di Annie Cresta
Fanfiction70esimi Hunger Games. Annie Cresta è una ragazza tra le tante: ama la sua famiglia, il suo distretto e il mare. La sua vita è esattamente uguale a quella di chiunque e, paradossalmente, a Panem, vivere ignorati è il miglior lusso che ci si possa asp...