1. Non fare quella faccia, Lou

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L'aeroporto Marco Polo era tranquillo, a quell'ora. Louis e Jo avevano prenotato un volo last minute in economy, adattandosi ad atterrare di notte.

Erano le quattro del mattino, e stavano aspettando di poter recuperare i loro bagagli. Louis era talmente stanco che l'eccitazione di trovarsi per la prima volta sul suolo italiano era ampiamente attutita dal sonno. Erano partiti da Freetown, in Sierra Leone, il giorno prima, poi avevano fatto scalo a Parigi, ed in pratica venivano da ventiquatt'ore di veglia filate.

La sua amica non era da meno: il colorito olivastro sembrava giallognolo sotto le luci al neon, e l'espressione vacua lasciava intendere che avrebbe tanto voluto essere a letto, anziché davanti ad un nastro trasportatore.

Finalmente i loro bagagli furono in vista, e prelevarono tutto, caricando il carrello. In silenzio si avviarono verso l'uscita. Li aspettava ancora un viaggio in taxi; la loro destinazione era il porto di Chioggia, nella laguna veneta, da cui avrebbero viaggiato in motoscafo per la Giudecca.

In quell'isoletta viveva la famiglia di Luca, amico d'infanzia di Jo, il quale aveva chiesto alla ragazza di raggiungerlo per le vacanze estive. Erano alcuni anni che Jo non tornava in Italia, e la ragazza aveva proposto a Louis, suo amico nonché collega, di approfittare della pausa estiva per trascorrere una vacanza insieme.

Una volta usciti si strinsero nelle loro felpe leggere. Nonostante fosse luglio, la temperatura notturna era fresca ed umida, e si rifugiarono volentieri nell'abitacolo del taxi.

-A che ora ci aspettano?- Chiese Louis.

-Mio padre ha contattato Armando che verra' a prenderci a Chioggia per le sei; per un qualche motivo burocratico che non ho capito non può arrivare a Venezia- rispose stancamente la ragazza, appoggiando la tempia al finestrino e chiudendo gli occhi.

-Dovresti chiamare tuo padre- la consigliò Louis, ma Jo si limitò a stringersi nelle spalle. Con un sospiro, Louis estrasse il proprio cellulare dalla tasca e compose velocemente un messaggio per Miguel:

"Buongiorno, siamo atterrati un quarto d'ora fa a Venezia ed ora siamo in taxi"

La risposta dell'uomo non si fece attendere:

"Bene, grazie Louis. Salutami Jo"

Louis fece vedere il messaggio alla ragazza, che annuì, ringraziandolo silenziosamente. Se aveva capito qualcosa di Jo in quei nove mesi vissuti a stretto contatto, era che fosse una ragazza meravigliosa, dolce, estremamente sensibile ed altruista, e che tra lei ed il padre, un famoso architetto italo-brasiliano, non corresse buon sangue.

Le ombre della notte celavano gran parte del paesaggio, per cui Louis non potè fare altro che sonnecchiare, intuendo più che vedere il mare che affiancava la strada da ambo i lati, fino a quando il taxista non li avvertì di essere arrivati. Erano nel centro storico di Chioggia, una antica città della laguna veneziana situata sulla bocca di porto meridionale. Louis notò con confusa perplessità che vi fossero capitelli dedicati alla Madonna in molti angoli delle case, in alto, in prossimità dei fiumi. Un soffuso chiarore annunciava l'alba, erano ormai le cinque e mezza del mattino. I due pagarono la corsa e si diressero faticosamente verso l'imbarcadero, trascinando i bagagli.

-Perché tutte queste statue di Maria?- Chiese infine Louis.

-Era per rivolgere una preghiera di protezione quando i pescatori uscivano, di notte- rispose Jo.

-Spero verremo a visitare questa cittadina, sembra pittoresca- commentò Louis, inalando l'odore salmastro del mare. Vi era un silenzioso brulicare di persone, commessi che portavano la mercanzia, comperata all'asta notturna del mercato del pesce, nei numerosi ristoranti. Era stagione di turismo.

Jo gli indicò qualcosa davanti a loro:

-Oltre questo ponte attraccano i traghetti, Armando arriverà lì- riferendosi al ponte di Vigo.

Salirono e poi scesero sull'altro lato, sedendosi sulle panchine di piazzetta Vigo. Louis ammirò il profilo del ponticello, che gli ricordava quello di Rialto. Dietro di loro, in un palazzo ad angolo, le prime luci vennero accese.

-E' il Grand Hotel. Chiediamo se ci fanno un cappuccino?-

Louis sorrise:

- Son curioso di sentirti parlare italiano. Su, andiamo-

La ragazza gli rivolse una linguaccia e lo precedette. Louis la lasciò fare, e poco dopo si trovavano di fronte a due tazze fumanti ed a due brioches ancora bollenti.

-Da quanto tempo non torni qui?- Le chiese il ragazzo, cercando di non ustionarsi con la marmellata incandescente.

-Fammi fare il conto... cinque anni fa- meditò la ragazza, guardando verso il mare plumbeo attraverso la vetrata.

-E tuo padre?-

-Lui ci viene ogni anno. Lui ed Armando sono come fratelli- rispose la ragazza.

-Credi che ci raggiungerà?-

-Oh, insomma, non lo so... vuoi che ti combini un appuntamento con mio padre?!- Si infastidì lei. Louis non raccolse la provocazione, limitandosi a dire:

-E' che mi spiace vederti soffrire per lui. E' un padre assente, e questa vacanza sarebbe stata la scusa per trascorrere qualche momento insieme-

Jo scosse il capo, già pentita:

-Hai ragione, Lou. Perdonami. Sai che l'argomento per me è delicato. Non volevo risponderti male-

Louis allungò una mano per darle un buffetto sulla guancia:

-Non mi sono offeso, passerotto. Tuo padre è davvero un bell'uomo, stando alle foto sui giornali, per cui un pensierino ce lo farei- scherzò. -Quindi... è cinque anni che non vedi il tuo amico Luca?-

-Sì. Sono nervosa. Non fare quella faccia, Lou. E' solo un amico-

-Non sto facendo nessuna faccia!-

-Sì invece: fai quell'espressione ammiccante, come per dire che tu sai già tutto- replicò Jo, cercando di non sorridere. Non sarebbe mai riuscita ad arrabbiarsi veramente col suo migliore amico, anche se questo comportava il sorvolare sulle sue frecciatine ammiccanti, nonché sui suoi sbalzi d'umore e sui suoi modi a volte molto poco diplomatici.

-Va bene, va bene. Cosa hai detto che studia?-

-Sta studiando per un master in scienze ambientali. Vedrai, ti piacerà. E' una persona trasparente, un po' timida all'inizio, ma buona come il pane. Ci conosciamo praticamente da sempre; ho trascorso alla Giudecca tutte le estati della mia infanzia- rispose Jo, con una luce dolce negli occhi al ricordo.

-Quindi dovrò essere geloso di lui, visto che è tuo amico sin da quando eravate in fasce- scherzò Louis.

-No, non dovrai essere geloso. Ora che ti ho trovato resterai per sempre il mio migliore amico, Lou, lo sai. Sei insostituibile- lo rabbonì lei, guardandolo con i suoi incredibili occhi. Louis pensava che l'amica avesse il paio d'occhi verdi più spettacolare che avesse mai visto: chiarissimi, che risaltavano come smeraldi a contrasto con l'incarnato.

-Sarà il caso di uscire, no? Vado a pagare, voglio prendere mano con la moneta locale- scherzò il ragazzo, estraendo dal portafogli una banconota da venti euro tra quelle che avevano cambiato a Parigi.

-Che differenza di clima, sto gelando- si lamentò Jo, con la pelle d'oca sulle braccia.

-Io ho un sonno...- borbottò Louis, andando a pagare l'ordinazione.

Uscirono sulla piazzetta e camminarono lungo la banchina; tra le varie imbarcazioni si avvicinò un piccolo motoscafo. Louis vide l'amica sorridere, mentre l'uomo che lo guidava faceva loro cenni di saluto. Non appena l'imbarcazione ormeggiò, e l'uomo ebbe fissato il fianco della barca alla bitta, Jo gli si buttò tra le braccia e venne avviluppata in un lungo abbraccio. Louis sospirò, felice. Era certo che sarebbe stata una bellissima vacanza.

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