23. Di rosso e di fuoco

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Era un piovoso martedì, era sera, e Louis era incazzato nero.
In reparto ne erano successe di tutti i colori. Non vedeva l'ora di tornare a casa, farsi una doccia ed infilarsi sotto ad una coperta sul divano mangiando pop-corn, con una replica di Friends. Lui e Jo avevano trovato una vecchia raccolta e stavano dando fondo a tutti i DVD, trovando i personaggi spassosissimi.
Passò velocemente per lo spogliatoio, si diresse all'uscita del policlinico passando davanti al bar e salutando con un cenno Dom, che era di turno fino a mezzanotte. L'aria gelida gli fece lacrimare gli occhi; aprì l'ombrello, e percorse il breve tragitto fino al parcheggio inzaccherandosi completamente fino al ginocchio. Proprio mentre stava imprecando, un'auto accosto' al marciapiede. Il conducente abbasso' il finestrino: era Harry.
-Ciao. Ti posso dare un passaggio?-
-Ciao. Ehm, veramente, avrei l'auto parcheggiata...-
-Dopo ti riporto qui, allora. Vieni con me. Dobbiamo parlare- affermò Harry.

Louis non era sicuro di come avesse potuto cedere, ma pochi minuti dopo era seduto al calduccio accanto ad Harry, confortato dal suo solito profumo e cullato dal rumore della pioggia. Era stanco oltremodo, ed involontariamente si assopi', riscuotendosi alla voce carezzevole del ragazzo:
-Pensavo di portarti a mangiare qualcosa, ma sembri distrutto. Ti porto a casa mia, ti preparo qualcosa io-
-Da quando sai cucinare?-
-Da sempre- sorrise Harry.
-Sono tante le cose che non so di te- considerò Louis, rabbrividendo dentro al giubbotto inumidito. Harry non commento', limitandosi a spingerlo ad avvertire Jo. Pochi minuti dopo parcheggiarono sotto ad una palazzina dall'aria vissuta e con una corsa raggiunsero l'ingresso. Harry chiuse il portoncino e si scuso':
-Mi spiace, non c'è l'ascensore ed abito all'ultimo piano-
Louis si lamento', facendolo ridere mentre iniziava a tirarlo su per le scale.
-Quanto manca?!-
-Ssst! È tardi. Il prossimo pianerottolo è il mio-
-Perché mi zittisci?!-
-Sotto al mio appartamento abita una vecchina, si preoccuperebbe, ha il sonno leggero- sussurro' Harry, aprendo un uscio.
Louis si trovò in una zona giorno open-space che dava su una vetrata, da cui si poteva vedere una parte del quartiere. L'appartamento aveva tutta l'aria di essere stato ristrutturato di recente. La mobilia era di un neutro rovere sbiancato, e consisteva in un una cucina a ferro di cavallo con un bancone di marmo rosso, in una sedia a dondolo dalle linee moderne, e in una libreria a quadrati del soggiorno, che ospitava il televisore e decine di volumi in disordine. Il divano, anch'esso beige, era ravvivato da cuscini scarlatti e da una coperta di cachemire sui toni del rosso. Il pavimento di legno era interamente coperto da spessi tappeti a nodi grossi, dalle geometrie etniche.
Louis la adoro'. Sfiorò con una mano la sedia a dondolo, posizionata strategicamente sotto ad una lampada da lettura. La sedia oscillo'.
-Vuoi cambiarti? Ti presto qualcosa- propose Harry, con un tono di voce normale.
-Veramente avrei bisogno di una doccia- asseri' Louis, ancora intento a guardarsi attorno.
-Seguimi; ti farai una doccia mentre preparo qualcosa da mangiare- decise Harry.

Louis stette a lungo sotto al getto dell'acqua; si sentiva protetto, coccolato. Gli piaceva che Harry si prendesse cura di lui. In più, adorava il profumo del suo docciaschiuma speziato ed amaro. Una volta uscito indossò la tuta che Harry gli aveva preparato: gli era enorme, ed i pantaloni lunghissimi. Così, quando si presentò in soggiorno, forni' ad Harry un'immagine teneramente buffa.
-Sei un nanerottolo- sorrise il riccio.
-Sono troppo stanco per rispondere a tono...- si lamento' Louis.
-Vieni qui- gli fece cenno Harry, indicando con un gesto il bancone dov'era apparecchiato un coperto.
-Tu non mangi?- Chiese Louis, aggrottando la fronte.
-Ho cenato ore fa. Siediti-
-Sei senza tavolo- osservò Louis, prendendo posto.
Harry gli servì un hamburger fumante, cotto a puntino, con contorno di patate spadellate.
-Wow...sono affamato- rivelò Louis, mentre Harry gli portava del pane caldo ed una salsa.
-Sei da sposare- se ne uscì Louis, salvo arrossire e fare repentinamente marcia indietro:
-No, volevo dire, lo dico sempre a Jo...-
-Ho capito. Mangia finché è caldo- sorrise Harry, sedendosi di fronte a lui con una birra.
-Ne vuoi?-
-No, grazie, va benissimo questa Coca-Cola- rispose Louis, iniziando a fare onore alla cena. Harry rimase a guardarlo mangiare, e stranamente Louis non si sentì imbarazzato. La luce era soffusa, erano accesi solo dei faretti sottopensile e la lampada in soggiorno, creando un ambiente intimo ed accogliente.

Louis spazzolo' tutto con evidente soddisfazione.
Si accarezzo' lo stomaco, appoggiandosi allo schienale dello sgabello:
-Grazie mille. Era buonissimo-
-Ne sono felice. Dai, vieni sul divano. Mettiamoci comodi. Vuoi un caffè?-
-Ma hai una moka, o...?-
-Regalo di Luca- annuì Harry.
-Allora sì. Jo mi ha contagiato ed ora lo beviamo sempre anche noi- acconsentì Louis, sprofondando tra i cuscini del divano con un sospiro di soddisfazione.
Harry traffico' in cucina e poi lo raggiunse, afferrando la coperta e coprendo Louis. La gentile premura fece accelerare il cuore del medico, che improvvisamente si sentì nervoso.
-Louis...devo parlarti- esordì Harry, sedendosi accanto a lui e guardandolo negli occhi. Louis annuì, senza parlare.
-Volevo scusarmi. Mi sono comportato con superficialità. Non ci ho fatto una bella figura- disse Harry, serio. Louis rimase zitto, non sapendo come reagire.
-Avrei dovuto metterti al corrente dei miei piani... non dare per scontato che per te fosse un'avventura di letto e basta- continuò il ragazzo.
-Ma lo era- intervenne Louis, ed Harry alzò un sopracciglio.
-Non ce l' avresti avuta a morte con me, se così fosse-
-Hai sbagliato nel non mettermi al corrente dei tuoi programmi, quello sì, ma ti assicuro che le intenzioni erano le stesse- ribatte' Louis, orgoglioso.
-Davvero? Ed allora perché, se mi avvicino come adesso, posso vedere i tuoi occhi spalancarsi?- Mormorò Harry, avvicinandosi impercettibilmente.
-E posso sentire accelerare il tuo respiro? E scommetto che il tuo cuore va più veloce, adesso...- continuò il riccio.
-Si... si chiama attrazione fisica- riuscì a dire Louis, cercando di riscuotersi dal languore che lo stava intorpidendo.
Harry fece un sorrisetto incredulo, appoggiando una mano sulla gola di Louis. Louis sentiva pulsare forsennatamente il sangue sotto le dita di Harry, e degluti'. Quel contatto lo stava sconvolgendo: gli sembrava più intimo di un amplesso.
-Sei solo attratto da me? Io non so più cosa pensare, Lou. Io sento questa chimica, tra di noi. Ti desidero, è innegabile...mi sei entrato sottopelle. Non ho fatto altro che pensarci- rivelò Harry, accarezzando ora la guancia di Louis, che rabbrividi' ed andò incontro al gesto.
Il rumore del caffè che saliva li interruppe, e poco dopo Louis stava sorseggiando un bollente e graditissimo caffè italiano.
Posarono le tazzine, e l'atmosfera tornò elettrica. Harry allungò una mano, accarezzando la guancia di Louis.
-Accetti le mie scuse?-
Louis annuì, girandosi a mordicchiargli le dita.
-Louis...- lo avvertì Harry, lo sguardo acceso.
-Va tutto bene. Lasciami fare. Facciamo finta che tutto il resto non esista... facciamo finta di essere ancora noi due, alla Giudecca- mormorò sul suo palmo Louis.
-Ne sei sicuro?- Chiese Harry, e Louis lo sorprese sedendosi a cavalcioni su di lui.
-Stasera non voglio pensarci. Rimandiamo questi discorsi a domani. Vuoi?-
Harry annuì, mentre Louis si inanellava un riccio attorno all'indice.
-Mi sei mancato- bisbiglio' Louis sul suo collo, facendolo fremere.
-Anche tu- rispose Harry, e poi non ci fu più spazio per le parole, ma solo carezze ardenti, baci bisognosi e fuoco. Fuoco sulla pelle sotto le labbra di Harry, fuoco nei lombi, fuoco tra le gambe. Desiderio. Estasi.

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18/10/2016
Ciao a tutti! Pubblico a rilento perché sto, in contemporanea, scrivendo una one shot di circa diecimila parole (per un contest, #Uominicheamano) che è uno spin-off di "Come neve in settembre".
Grazie di leggere, come sempre ❤
Lu

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