29. Epilogo

462 39 21
                                    

-Isola della Giudecca, 28 febbraio 2016-

Nevicava. Insolito vedere la spiaggia imbiancata, ed ancor più raro guardare i fiocchi di neve fluttuare, cullati dalla brezza frizzante, in contrasto col mare che sembrava grigio.

Jo era a riposo forzato. Aveva avuto una lievissima perdita ematica, nulla di che, ma Luca tanto aveva detto e tanto aveva fatto che aveva dovuto far buon viso a cattivo gioco: aveva chiesto ferie, ed intanto stavano contattando l'ambasciata inglese per capire come poter cambiare residenza temporaneamente e trascorrere qualche mese in Italia. C'erano degli intoppi burocratici, dati dal fatto che Jo aveva la doppia cittadinanza brasiliana ed italiana, ma risiedeva in Inghilterra con il visto lavorativo, e la legislazione in fatto di maternità era molto diversa. Luca si stava occupando di tutto, in maniera meticolosa e, a parere di Jo, persino maniacale; ma siccome lo conosceva da sempre, sapeva che lui era così di natura.
Di tornare a lavoro non se ne parlava: aveva tutti contro, dal suo migliore amico, a suo padre, ad Armando, a Luca: nemmeno l'idea di essere trasferita nella segreteria del reparto ostetricia, come sarebbe stato se fosse rimasta a Londra e se la gravidanza fosse proceduta in maniera fisiologica, li aveva smossi. E quindi era intrappolata alla Giudecca.
Si sarebbe sentita insofferente, se Louis non avesse deciso di trascorrere qualche settimana con lei.
Erano nel cottage, il riscaldamento era acceso e c'era un bel tepore; Jo era rannicchiata a guardare attraverso la vetrata.
-Hai bisogno di qualcosa? Sei comoda?- Le chiese Louis, arrivando con due tazze di the.
Jo lo guardò male:
-Ti prego, Lou, sei gentile, ma non trattarmi anche tu come se fossi ammalata. Sto bene. Sono un'ostetrica, ricordi?-
L'amico sorrise.
-Hai ragione. Siamo stati un po' pressanti, eh?-
-Gli altri sì. Tu ti sei limitato per fortuna, altrimenti avrei dato di matto- commentò la ragazza, facendolo ridere.
-Mi accompagnerai alla morfologica, vero?-
-Passerotto, ti ho già detto che vengo volentieri, ma non aspettarti che capisca più del ginecologo, la mia specializzazione è un'altra- replicò lui, ottenendo una cuscinata.
-Stupido! Non te l'ho chiesto per quello...o forse, un pochino...ma è perché Luca ha l'esame abilitante...-
-Lo so, lo so. Tra qualche mese avrà finito con l'università, iniziando a lavorare, e tu ti occuperai di pannolini e latte-scherzo' il giovane.
-E tu mi aiuterai, perché verrai a trovarmi spesso e ti rifilero' mio figlio, bello pieno di cacca- ridacchio' lei, ricevendo una cuscinata in faccia di risposta.
Louis si avvicinò con la bocca alla pancia lievemente prominente della ragazza:
-Non preoccuparti, ci penso io a te, piccoletto-
Jo ridacchio', intenerita. Suo figlio, o sua figlia, sarebbe stato un bambino o una bambina molto amata.

Sentirono il motoscafo rientrare, e Jo scruto' fuori per scorgere il suo ragazzo. Poco dopo, due figure si avvicinarono lungo la spiaggia.
-C'è Harry- avvertì, osservando i due salire le scale e scuotersi di dosso la neve sotto al portico.
Louis si girò per guardare Harry passarsi le mano tra i capelli, sentendo rimescolare le viscere. Quel dannato ragazzo gli era entrato sottopelle, e riusciva, nonostante tutto, a turbarlo.

Luca entrò, e subito andò a salutare Jo. Louis ed Harry si guardarono, facendosi un cenno col capo.
-Volete un the?- Chiese Louis, facendo gli onori di casa nonostante fosse un ospite.
-Quello riesce a prepararlo senza far danni- assicurò Jo, provocando risate ai danni del giovane medico, reo di aver fatto bruciare una pentola di piselli proprio tre giorni prima.
-Ridi, ridi...come sei simpatica- fece Louis, alzando gli occhi al cielo. In realtà non gli dava alcun fastidio, ma voleva darle corda.
-Louis, ti va di fare due passi? È bellissimo, fuori- se ne uscì Harry. Louis diede un'occhiata all'esterno: la luce era particolare e l'atmosfera pareva fuori dal tempo.
-D' accordo. Metto berretto e guanti ed arrivo- decise, andando a recuperare le sue cose in camera.

Fuori era freddo, molto più freddo di quel che credeva, ed iniziarono a lacrimargli gli occhi.
Si tirò su la sciarpa, respirandoci attraverso per scaldare l'aria gelida.
-Ricordi quanto caldo è d'estate? Pare impossibile- commentò Harry, guardando verso il mare plumbeo. Gli occhi, con quella luce, erano ancora più chiari, e Louis si incanto' a guardarlo. Era davvero un bellissimo ragazzo, forse il più bello che avesse mai conosciuto. Harry se ne accorse:
-Beh? Che c'è?-
Louis distolse lo sguardo,con un sospiro.
-Cos'hai, Louis?-
-Ho che, per quanto mi sia sforzato... non sono riuscito a dimenticarmi di te-
Harry gli si avvicinò, guardandolo intensamente:
-Allora non farlo-
Louis si rispecchio' nelle iridi verdi, insicuro.
-Louis...verrà un giorno in cui ti fiderai di nuovo di me. In cui sentirai di conoscermi pienamente; io voglio farti conoscere tutto della mia vita. Ti voglio nella mia vita-
Louis sentì le guance calde, a contrasto col freddo che li circondava. Harry gli si avvicinò, occupando tutto il suo campo visivo, sovrastandolo, ed infine Louis chiuse gli occhi, arrendendosi al contatto con le labbra calde di Harry sulle sue. Gli sembro' di ritrovare un po' di se' stesso in quel bacio; come se quel gesto avesse rimesso a posto qualche tessera di un puzzle ormai dimenticato.
-Vuoi?- Gli sussurro' Harry sulle labbra, e Louis capì che si stesse riferendo a tutt'altro che al sesso, questa volta.
-Sì- rispose sinceramente, col cuore in mano.
Harry rise, stringendolo in un abbraccio.
-Vorrei avere la tua capacità di rendere tutto bello... sei come la neve, che ha coperto questa spiaggia e l'ha resa meravigliosa- disse Harry, facendogli fare una smorfia:
-Ora non ti allargare, non sopporto le sdolcinatezze...-
Harry si illumino' in un sorriso divertito:
-Davvero? Ora che lo so, ti darò il tormento, sappilo, mio amato...-
-Styles, se vuoi farmi incazzare sei sulla strada giusta- lo gelo' Louis, ma l'altro rise buttando il viso al cielo.
-Dai Lou... dovresti vedere la tua faccia schifata-
-Ecco, hai detto giusto. Forza, rientriamo, o qui ci si ammala-
-Ma tu ci curerai-
-Non sei divertente-
-È perché allora sorridi?-
-È un sorriso di compatimento-
Fecero qualche passo battibeccando, poi Louis tornò serio:
-Harry, io ho paura che tu ne combinerai un'altra delle tue, e stavolta io non reggerei. Devi promettermi che, stavolta, fai sul serio. Te lo chiedo per favore. Non andartene un'altra volta-
Il tono di Louis commosse Harry.
-Lou, la vita è così. Ci sono cose che vanno e cose che vengono, ma l'importante sono quelle che restano: ed io resto. Te lo prometto. Non preoccuparti-
Rassicurato, Louis annuì:
-Mi fido-
Harry se lo attirò addosso, stringendogli un braccio attorno alle spalle, e rientrarono così, abbracciati, mentre la neve scendeva silenziosamente.

Fine

La GiudeccaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora