-Novembre, quattro mesi dopo-
Jo stava passando l' aspirapolvere sotto al tavolo della cucina, con la musica dagli auricolari sparata al massimo. Era incredibile la quantità di disordine che Louis riusciva a produrre. E c'era da dire che il ragazzo era praticamente sempre in ospedale, in full immersion con la specializzazione ed il praticantato. Si vedevano di più in giro per l'ospedale, che non a casa. Sospirando, si inginocchio' per terra per aspirare qualcosa che parevano patatine dall'angolo sotto alla panca, quando qualcuno la spavento' con una pacca sul sedere. Si tirò su di scatto, fulminando il suo coinquilino con una occhiataccia:
-Louis! Vuoi farmi morire di infarto?!-
Il ragazzo si scuso' con un sorrisetto, e le levo'un auricolare:
-Cosa ascolti?-
Non appena riconobbe la melodia alzò gli occhi al cielo:
-Ancora quell'italiano cespuglioso? Sei noiosa ed ossessiva-
-Ehi! Non insultare Giovanni Allevi- esclamò lei, brandendo il mocio come un'arma. Louis lo afferrò agilmente e guardò l'impugnatura del manico, come a saggiarne la consistenza:
-No, non va bene. Qua la situazione è disperata-
Intuendo dove volesse andare a parare, Jo sbuffo' e gli diede un pugno sulla spalla.
-Smettila! Sei cattivo ed inopportuno-
-E tu hai le ragnatele. Non è sano. Hai qualcosa che non va-
-Oppure non faccio sesso solo per sfogo, perché vorrei farlo con la persona giusta?- Si inalbero' lei. Il discorso era trito e ritrito.
Louis la osservò piegando la testa, per qualche attimo.
-Ti devo regalare un vibratore-
-Oh, per favore!- Reagi' lei, voltandogli le spalle per andare a mettere via secchio e spazzolone.
Louis la seguì:
-Seriamente, Jo. Non è normale. Quanto tempo è che non fai sesso?-
-La vuoi finire?!-
Per fortuna il telefono di Louis squillo', ponendo fine all'imbarazzante discussione. Jo guardò l'amico con la coda dell'occhio, notando l'espressione dapprima stupita, poi pensierosa.
-Non rispondi? Chi è?-
Louis girò lo schermo verso di lei.
Chiamata in arrivo: Harry.
Sgrano' gli occhi.
-Ha il tuo numero?!-
Louis alzò le spalle, dissimulando il fatto che si sentisse turbato da quella chiamata inattesa. Il telefono smise di suonare, mentre la segreteria partiva. Harry non lasciò un messaggio.
-Ma cosa vuole?!- Brontolo' Jo, con fare aggressivo. Louis, nonostante il senso di vuoto allo stomaco, sorrise. L'amica aveva avuto parole molto poco gentili nei confronti del riccio.
-Non ne ho idea, ma non mi interessa- rispose lui sedendosi e lanciando il cellulare sul tavolo.
-Dio, sono così stanco... mi verrebbe quasi da dire a Dom che ci vediamo direttamente domani-
Jo alzò gli occhi al cielo, sapendo già cosa le sarebbe stato chiesto poco dopo, e giocò d'anticipo:
-Fammi indovinare. "Jo, hai niente da fare stasera?"-
-Jo, hai niente da fare stasera?- Sorrise il ragazzo, e suo malgrado lei ridacchio'.
-Sei incredibile, Lou. Però, immagino tu sia stanco, hai fatto un turno non stop incredibilmente lungo. Se vuoi andrò a fare un giro, e ti lascerò casa libera-
Louis le mandò un bacio al volo:
-Sei fantastica. Grazie, Jo. E comunque, davvero ti farebbe bene prendere un po' di ca...-
- Basta così, non aggiungere altro!- Lo interruppe lei parando le mani avanti e facendolo ridere.
-Seriamente, Jo, non capisco perché ti imbarazzi...-
-Forza, chiama il tuo bel ragazzo e digli di venire a cena-
-Non è il mio ragazzo-
-Non è male, mi piace-
-Solo perché non assomiglia per niente ad Harry- replicò lui, guardandola in maniera obliqua.
Jo si strinse nelle spalle:
-È un bravo ragazzo. Tu gli piaci, e secondo me lui vorrebbe qualcosa di più-
-Fammici pensare. Cosa può volere di più?... Nah, fidati, gli do' già tutto quello che vuole- ironizzo' lui, e Jo sospirò. A volte era impossibile parlare seriamente con Louis.
-Chiamalo. Preparo qualcosa e poi vado a fare un giro- replicò Jo, andando a farsi una doccia.Erano passati quattro mesi da quando aveva seguito Louis a Londra. Aveva partecipato al bando di concorso, superando brillantemente le selezioni ed ottenendo così un posto di ruolo. Sospettava, nonostante l'amico avesse giurato il contrario, che Louis e suo padre avessero messo una buona parola per lei; tutto sommato ora non le importava più. Si dava da fare, e stava valutando di seguire un master.
L'appartamento era stato trovato dal padre di Louis, che aveva colto la palla al balzo ed ottenuto che il figlio, tanto brillante sul lavoro quanto una mina ambulante in casa, avesse una coinquilina che lo tenesse d'occhio. Jo, quindi, pagava un affitto irrisorio, ed in cambio controllava che Louis non desse fuoco alla casa. Cosa che aveva già tentato di fare. Due volte.
La prima, quando un mattino aveva dimenticato la moka di Jo sulla piastra ad induzione accesa, andando a lavoro. Jo era entrata in casa all'una ed aveva trovato l'oggetto incandescente, annerito e con il manico disciolto. L'odore di plastica bruciata era andato via dopo settimane.
La seconda, quando aveva messo un piatto di pasticcio congelato in microonde, andando a lavarsi. Peccato che l'involucro metallico avesse iniziato a far scintille e scoppiettii che avevano richiamato precipitosamente Jo dalla sua camera, spegnendo immediatamente l'elettrodomestico.
Jo si insapono' i capelli, sospirando soddisfatta. Un mese prima era andata dal parrucchiere, ed ora le sfioravano appena le spalle in un taglio scalato e disordinato molto femminile. Uscì dalla doccia avvolta nell'accappatoio, sentendo parte della conversazione di Louis:
-Ci vediamo tra mezz'ora. A dopo-
Il ragazzo la raggiunse in camera, sedendosi sul letto mentre Jo cercava la biancheria pulita in un cassetto.
-Cosa prepari?- Le chiese con un'aria di aspettativa fiduciosa.
-Cosa vorresti?- Fece lei, aprendo l'anta dell'armadio e nascondendosi dietro per vestirsi.
-Spaghetti!- Annuì lui, entusiasta all'idea.
Jo sorrise:
-Sei un bambino. Ok, stasera italiano. Sei capace di lavare l'insalata senza combinare disastri nucleari?-
-Perdonami, so di non essere una cima in cucina, ma l'insalata cosa c'entra con la pasta?-
-C'è del petto di pollo, si possono fare le scaloppine al limone, che sono veloci- spiego' lei, asciugandosi i capelli con l'asciugamano. Lui la osservò qualche istante, sorridendo.
-Mi mancano i tuoi capelli lunghi, ma stai bene così. Sembri più giovane- commento'.
Lei tagliò corto:
-Su, su. A lavare l'insalata-
-Sì, chef-Dom era un biondissimo ragazzone americano, sempre pronto allo scherzo, dal cuore grande, e bello, bello da impazzire.
Louis lo aveva conosciuto al bar dell'ospedale, dove il ragazzo lavorava, circa due mesi prima. Vi si era rifugiato dopo una notte massacrante, passata in sala operatoria ad assistere ad un intervento a cuore aperto su di una bambina di nove anni, coinvolta in una sparatoria accidentale. Era fisicamente ed emotivamente distrutto, e non desiderava altro che bere un caffè bollente, che gli desse uno sprint di energia per poter arrivare a casa e dormire.
-Un caffe'doppio. Anzi no, fammelo triplo- aveva borbottato, il viso chino a cercare il portafoglio nelle tasche della giacca che aveva indossato direttamente sopra alla divisa.
-Sì, dottor Tomlinson-
Louis, sorpreso, aveva alzato lo sguardo, ed era rimasto incantato a guardare due occhi incredibili, uno azzurro profondo e l'altro metà azzurro e metà marrone. Il ragazzo gli aveva sorriso indicando il suo tesserino, che spuntava da sotto alla giacca.
-Ah, giusto. Allora, piacere. Sono Louis- gli aveva detto, porgendogli la mano.
-Dominic. Piacere mio-La stretta vigorosa ed il palmo fresco avevano riscosso Louis dalla stanchezza.
Il caffè gli era stato offerto dal giovane barista, che non aveva voluto sentir ragioni, e da lì avevano iniziato una conoscenza che poi si era sviluppata "alla Tomlinson", come diceva Jo.
Jo arrivò in cucina e non commento' sugli schizzi d'acqua sparsi in giro. Louis li stava già asciugando. Mise a bollire l'acqua e preparò un sughetto improvvisato con pomodoro e peperoncino, mentre il ragazzo asciugava l'insalata.
Dom arrivò poco dopo, e come sempre, Jo pensò che fosse veramente bello. I capelli biondi, rasati ai lati e più lunghi in centro, gli scendevano in un ciuffo morbido. Era piuttosto muscoloso, e la maglietta bianca metteva in risalto i pettorali e le braccia. Il viso, poi, era ipnotico: i tratti perfetti, alterati da quegli occhi particolari, lo rendevano difficile da dimenticare.
-Hai finito di mangiarti con gli occhi il mio ospite? Ciao, Dom- fece Louis, sorpassandola per andare incontro al ragazzo, che ridacchiò. Era abituato alle esternazioni irriverenti di Louis.
-Ciao, bentornato- lo saluto' lei, ignorando l'amico.
-Ciao Jo, grazie. Ho portato questi...- fece lui, mettendo bella mostra un mazzo di fiori.
-Che belle, grazie! Sono gerbere, vero?-
Louis represse un risolino e lei lo fulmino' con un'occhiataccia. Sapeva già che Louis avesse appaiato la parola "gerbere" con "fiori da morto", com'era usanza in Italia, e non voleva che umiliasse il ragazzo.
-Belli. Sarebbero stati utili ad inizio mese. Vieni, Dom, cerchiamo un vaso- si limitò a dire Louis. Jo spero' che il ragazzo non se ne desse a male, ma Dom pareva divertito e per nulla intimorito dalla lingua tagliente dell'altro.
Jo sospirò, reprimendo un sorriso.
Il cellulare di Louis si illumino'; era silenzioso, per cui nessuno se ne accorse.---------------------------------
29/08/2016
"Come sei veramente" di Giovanni Allevi è il brano che Jo ascolta a ripetizione in questo momento della storia.Sorpresa! Abbiamo un nuovo personaggio: il suo prestavolto (e prestanome) è Dominic Sherwood, il bellissimo Jace della serie tv di Shadowhunters. Guardate la foto.
Ah.
Già.
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La Giudecca
FanfictionLa Giudecca è un'isola che si trova di fronte alla città di Venezia, nella laguna veneta. E' un piccolo paradiso terreste, dove sono situati una riserva naturalistica ed un piccolo villaggio vacanze. In una delle abitazioni residenziali vive la fami...