Jo si svegliò al suono della pioggia. Cercò con lo sguardo l'ora, proiettata sul soffitto dalla radiosveglia. Le tre. Si rese conto che il ronzio che sentiva non fosse provocato dalla pioggia, bensì dal climatizzatore, e si alzò per spegnerlo. Dalla stanza di Louis, al di là del bagno, proveniva soltanto il silenzio. Si coricò di nuovo, ma come inevitabile dopo mezz'ora si alzò, in preda all'insonnia. Se il problema fosse rimasto ancora a lungo, avrebbe dovuto prendere provvedimenti. Silenziosamente recuperò lo spray antizanzare ed una felpa, ed uscì sul portico, andando a sprofondare tra i cuscini del dondolo.
Si spalmò abbondantemente di antizanzare e si accoccolo', piegando le gambe sotto di sé, ad ascoltare il rumore della risacca.
Ad un tratto dovette essersi appisolata, perché iniziava ad esserci un chiarore soffuso. Da lontano sentì il ronzio di un motoscafo, che progressivamente aumentò, e divenne fragoroso nel silenzio. Jo rimase a fissare il piccolo molo di legno a cui stava accostando l'imbarcazione, sentendo il cuore accelerare in petto. Ne scese una persona, che salutò il conducente, e la barca si allontanò di nuovo. Come paralizzata, Jo rimase immobile, mentre una figura alta e ben piazzata si avvicinava progressivamente.
Nella luce fioca non riuscì a distinguere i tratti dell'amico, non riconoscendo i contorni della sua figura se non quando salì i gradini del portico.
Il ragazzo incrociò il suo sguardo, trasalendo, e rimasero a fissarsi per alcuni istanti, prima che Luca mormorasse:
-Jo?-
La ragazza annuì, colta da un attacco di timidezza.
-Cosa ci fai qui fuori al buio?- Bisbigliò lui.
-Non riuscivo a dormire- mormorò Jo, sentendo le guance in fiamme. Luca era molto diverso da come si ricordava.
-Non mi saluti?- sussurrò il ragazzo aprendo le braccia in un invito a farsi abbracciare, e Jo si alzò, le gambe intorpidite dalla posizione rannicchiata, andando a stringere a sé colui che era stato così importante nella sua vita, da bambina. L'abbraccio fu lievemente esitante perché le sue braccia non riconobbero il torace sviluppato e i bicipiti muscolosi dell'amico, ma il suo profumo le entrò dritto nelle narici, facendole salire le lacrime agli occhi.
-Mi sei mancato- bisbigliò. La sua testa arrivava a malapena alla spalla di lui.
-Sei una nanerottola- cercò di scherzare lui, e Jo riuscì a cogliere la sfumatura un po' esitante del suo tono sommesso: anche lui era imbarazzato.
-E' passato tanto tempo, sei cresciuto- constato' lei, un po' sgomenta. Era strano ritrovarsi dopo così tanto tempo.
-Anche tu sei diversa- convenne lui. Jo si staccò leggermente ed immediatamente il ragazzo la lasciò andare. La ragazza si sedette di nuovo sul dondolo, e Luca prese posto vicino a lei, cautamente. Tra di loro cadde un silenzio imbarazzato, che Jo sentì di dover colmare:
-Allora? Come stai, Luca?-
L'amico, solitamente introverso, le pareva ancora più timido di come ricordava. Al telefono conversavano normalmente, e così via mail, ma la vicinanza annullava la sicurezza del rifugiarsi dietro a un apparecchio elettronico.
-Bene. E tu? Quando arriva Mike?-
Jo sentì una stretta al cuore, un morso di nostalgia. Aveva dimenticato che l'amico chiamasse così suo padre.
-Non lo so. Non l'ho mai sentito, oggi...-
La frase in sospeso aleggio' tra di loro, ed improvvisamente Jo senti' la mancanza di Louis, il suo esuberante amico, che sapeva capirla guardandola in viso e che la abbracciava di continuo, colmando un vuoto che sentiva dentro da molto tempo.
Ma, si ripete', Luca sapeva tutto. Lui c'era stato, e non aveva bisogno di spiegargli niente.
Il ragazzo si alzò, facendola trasalire. La guardo' sovrastandola. Nel chiarore progressivamente più intenso, Jo si sentì intimidita dagli occhi verdi dell'amico, di un verde tendente al dorato, che a tratti sembravano trasparenti.
-Rientriamo? Voglio fai una doccia- affermo' in un tono che risultò distaccato alle orecchie della ragazza.
Jo annuì, alzandosi a sua volta. Si sentì triste. Tutta la loro confidenza sembrava svanita.Luca guardò Jo rientrare nella sua camera, salutandola con un cenno della testa, e si diresse in camera sua, su per le scale.
Si chiuse la porta alle spalle e sospirò. Aveva le palle girate e non capiva il perché. Gettò lo zaino sul letto ed entro' in bagno spogliandosi, anelando ad andare sotto al getto fresco. Chiuse gli occhi e lasciò che l'acqua gli scorresse sul viso e tra i capelli, neri e folti. Afferrò un barattolo di docciaschiuma e se ne versò una generosa dose sulla mano, aggrottando la fronte nel sentire il profumo. Quello non era di certo un prodotto che di solito campeggiava nel suo bagno. Guardò il barattolo, perplesso, prima di ricordare che aveva appena sentito una traccia dello stesso aroma tra i capelli della sua amica. Scacciò il pensiero e sciacquo' la mano con un gesto irritato, prima di afferrare il flacone giusto ed iniziare ad insaponarsi. Non capiva il motivo del proprio malumore. Al diavolo.Louis venne svegliato da un peso che si sedeva sul suo letto. Senza aprire gli occhi attirò a sé il corpo dell'amica, che si accoccolo' contro di lui, e riprese a dormire. Confortata dalla presenza rassicurante di Louis, Jo sentì l'ansia che le attanagliava lo stomaco andarsene via progressivamente. Lo ascoltò dormire, persa nei suoi pensieri ad analizzare l'incontro appena conclusosi. I modi cauti, guardinghi che Luca aveva tenuto nei suoi confronti l'avevano un po' ferita.
Louis, nel limbo tra il sonno e la veglia, prese gradualmente coscienza del fatto che Jo fosse semiseduta sul suo letto. Aprì un occhio, i capelli scompigliati e una espressione involontariamente tenera a contrasto con il solito sarcasmo:
-Che ne è di tutte le tue pare sul non dare impressioni sbagliate?-
La sua voce, ancora roca di sonno, accompagnò una alzata di sopracciglio.
-Lou.. stanotte è tornato Luca... ed è diverso. Forse ho sbagliato a tornare qui-
Il tono dell'amica ci mise un po' a penetrare nello stato ancora di dormiveglia dell'amico; quando arrivò, però, questi si tirò su appoggiandosi ai cuscini.
-Aspetta, aspetta. Cosa vuoi dire, Jo? Son passati anni, è normale...oddio fammi prendere un caffè e poi ne parliamo- capitolò lui, guardando la sveglia. Erano le nove.
-Vai sotto alla doccia, ti prendo il caffè - rispose lei, servizievole. Sapeva bene quanto l'amico avesse bisogno di carburare, al mattino, con una generosa dose di caffeina.
Poco dopo, con la tazza tra le mani e i capelli umidi, Louis focalizzò finalmente il volto della ragazza, che lo scrutava ansiosa.
-Cos'hai, Jo? Ti ha trattata male?-
-No...ma era freddo, distaccato. Non era cordiale come al solito, quando ci sentiamo al telefono-
-Magari era semplicemente in imbarazzo - commentò saggiamente Louis, al che Jo scosse il capo:
-No, era proprio diverso. Come se ce l'avesse con me, Lou-
-Senti passerotto, ti ha invitato lui, giusto? Ha insistito, giusto? Non può avercela con te- ragionò il ragazzo.
-Ma allora perché...-
-Oh, senti, tu ti fai troppi problemi. Lascia stare, e vediamo come va- tagliò corto lui, finendo il caffè. Jo annuì sperando che avesse ragione.Louis si vestì sentendosi di malumore. Il vecchio amico di Jo gli stava già sulle palle. Jo era una delle persone più altruiste e dolci che conosceva; se questo famigerato Luca l'avesse fatta stare male, ci avrebbe pensato lui.
"...prima la invita, e poi fa il sostenuto. Vedi un po' di smontare dal cazzo e volare basso, coglione" era quello che gli stava passando per la mente, mentre usciva dalla stanza.
Non ebbe modo di pensare a nient'altro, perché improvvisamente qualcosa -qualcuno- di grosso e pesante gli finì contro, facendolo sbattere dolorosamente contro la porta.
-Ma che cazz.. ?!-
-Ops! Scusa! Oddio, stai bene?-
Louis si massaggio' la fronte, che aveva sbattuto sulla maniglia. Il malumore si era trasformato in incazzatura istantanea.
-Ma guardi dove vai?!- Reagì, lanciando uno sguardo fulminante alla figura che si era chinata su di lui per aiutarlo a rialzarsi. Incrocio' due occhi verdissimi e preoccupati, nei quali si perse per un istante.
-Ti senti bene? Mi dispiace un sacco, scusami!- Continuò l'altro, porgendogli una mano e tirandolo su in piedi. Louis perse tutta la sua baldanza. Rimase qualche momento a fissare imbambolato lo sconosciuto, dai lineamenti perfetti e dai capelli che si inanelellavano sulle spalle.
Si riscosse, cercando di recuperare il suo solito savoir-faire.
-Ho battuto la fronte, ma non mi sono fatto niente. E tu saresti...?-
-Harry. Sono l'amico di Luca, sono arrivato poco fa. E tu devi essere Louis-
Louis annuì, sentendo un tuffo al cuore nel vedere il sorriso perfetto del ragazzo allargarsi sul suo viso bello da stare male.
Gli strinse la mano, mentre Harry si scusava ancora, chiedendosi in che razza di pasticcio si stesse infilando.----------------------------------
-Spazio autrice-
Nei media, Matthew Daddario, in questa storia prestavolto del personaggio di Luca. Probabilmente lo conoscete già per il ruolo di Alec Lightwood nel telefilm basato sul primo libro della saga di Shadowhunters.
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La Giudecca
FanfictionLa Giudecca è un'isola che si trova di fronte alla città di Venezia, nella laguna veneta. E' un piccolo paradiso terreste, dove sono situati una riserva naturalistica ed un piccolo villaggio vacanze. In una delle abitazioni residenziali vive la fami...