8. Fame

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Sua madre lo amava.
Sua madre aveva rischiato la vita per lui.

E nessuno lo aveva mai informato di nulla.

"Rimasi in coma per più di due mesi, quando mi svegliai ero confusa, non sapevo più chi fossi, tutto mi appariva così irreale, come se fosse stato un sogno, però mi ricordai di te, mi ricordai di mio figlio che mi aspettava a casa, non so se fosse stato per un colpo di fortuna o altro ma... venni ricoverata nell'ospedale dove lavorava Alice Steffardi"

-Steffardi?- Alex notò che nella foto, entrambe avevano attaccato alla maglia il proprio cognome e quello della ragazza mora era proprio Steffardi.

-Ma dove l'ho già sentito questo nome?! Perché non riesco a ricordare?!-

"Non penso che tu la conosca, però sono sicura che tu sappia bene chi è sua figlia, si chiamava Bianca"

Alex sussultò.

"È morta in una rissa anni fa"

-Lei è... la mamma di Bianca?! Lei e mia madre si conoscevano?! Ma com'è possibile?! Perché nessuno mi ha mai detto nulla, maledizione?!- gettò per aria tutto, strinse ancora più forte la lettera e continuò a leggere ansioso di sapere altre informazioni su Eleonora, non accorgendosi del piccolo oggetto rimasto sul fondo della busta.

"Dovetti aspettare la fine della riabilitazione e quando chiesi di te mi dissero che eri stato adottato, non volevo rovinare tutto un'altra volta, anzi, sarebbe stato meglio allontanarmi dalla tua vita, anche perché nella mia testa... c'era una bomba pronta ad esplodere.
Dalle analisi fatte in ospedale era risultata la presenza di un tumore al cervello"

Alex prese a tremare, la voglia di continuare a leggere era del tutto sparita.

"Mi resta poco da vivere, anzi, probabilmente quando leggerai la lettera io..."

Si fece forza, doveva farcela.

"Sarò già morta"

Alex non disse una parola, lasciò la presa sulla lettera e guardò fuori dalla finestra, l'aria cominciò a mancargli e il respiro si fece pesante, non era colpa sua, stavolta la colpa era di tutti quelli che credeva amici, nessuno aveva mai aperto bocca al riguardo e nessuno l'aveva mai informato.
Le lacrime cominciarono a pizzicargli gli occhi fino a quando non riuscì più a smettere di piangere.
Faceva malissimo, sentiva il cuore a pezzi ma non c'era da stupirsi, era anche lui un essere umano e come tutti, aveva dei sentimenti.
Si lasciò andare in un pianto liberatorio mentre la luna, la cui luce rischiarava appena la stanza, assisteva al suo crollo emotivo.

-Rivoglio mia madre! La rivoglio indietro! Ti odio Bianca, ti detesto! VI ODIO TUTTI!- urlò ormai senza più un briciolo di controllo.

-A CHE CAVOLO SERVIVA NASCONDERMI TUTTO QUESTO?! NON SONO PIÙ UN MOCCIOSO COME CREDETE! VI DETESTO! VI DETESTO!-

"Un'ultima cosa piccolo Alex, sono certa che avrai notato sicuramente l'oggetto che c'era nella busta"

Improvvisamente si fermò, con gli occhi ancora arrossati si diresse verso la busta che aveva lanciato per terra poco prima e l'aprì, all'interno c'era un portachiavi a forma di coniglietto, animali che lui amava tanto e credeva che Eleonora si prendesse sempre gioco di lui a causa di quel suo amore incondizionato per i conigli, invece era stata in grado di fargli un regalo da lasciarlo a bocca aperta, rimase lì a fissarlo per un tempo che gli sembrò infinito.

"Anche se in ritardo, buon compleanno"

Gli si creò un groppo in gola, la lettera era finita così, con quelle parole che sembravano chiedere perdono per tutti gli anni passati nel buio più totale, ciò che aveva creduto per diciotto anni era sbagliato, la sua, come tutte le madri che tenevano ai propri figli, era una persona da stimare.
Un misto di sensazioni spiacevoli cominciarono ad impossessarsi di lui, sensi di colpa mischiati a rabbia e tristezza, qualcosa di indefinito.

Si diresse verso la porta e la chiuse a chiave.

-Ho l'impressione...- disse con voce strozzata.

-Che questa porta non si aprirà più- la sagoma che l'aveva osservato per tutto il tempo dal tetto dell'abitazione di fronte si alzò in piedi, lasciando che il vento gli tirasse giù il cappuccio e che il chiarore della luna illuminasse la sua maschera a forma di gatto.

Dalle fessure degli occhi si poté intravedere un luccichio, strinse il tessuto della maglia, in corrispondenza del cuore.
Forse era vero, i ghoul non facevano che rovinare la vita agli esseri umani, ma nessuno si era mai accertato che questi non provassero il rimorso di averlo fatto.

。。。

-Mocha, devo chiederti un favore- porse una lettera alla ragazza.

-Consegnala ad Alex solo quando non ci sarà più la possibilità che io possa vederlo-

。。。

Il ghoul si tolse la maschera e guardò con aria affranta il ragazzo ormai vittima dello sconforto e della solitudine, la storia si era ripetuta, aveva commesso il medesimo errore di tanti anni fa.

-Scusami, scusami davvero- disse, mentre ormai le lacrime avevano inondato il suo viso, si calò di nuovo il cappuccio sugli occhi e si rimise la maschera.

-Eleonora Guglielmi... Alice Steffardi- il suono di quei due nomi era così dolce, trasmetteva un senso di serenità che riusciva ad alleviare, anche se di poco, il suo dolore.

Eleonora e Alice.

Non ne sapeva bene il motivo ma quelle due ragazze le facevano venire nostalgia di casa, ma soprattutto...

Fame.

.・*:。✰ La tana di Ryo! .・*:。✰
*lancia fazzoletti in giro* so di non essere la migliore a scrivere cose feelsose (?) ma a me stava davvero venendo da piangere ;-;
E il disegno ha fatto la sua parte .-.
Ryo☆

𝘓𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘢𝘵𝘳𝘪𝘤𝘦 𝘥𝘪 𝘮𝘢𝘴𝘤𝘩𝘦𝘳𝘦 2 | 𝘛𝘰𝘬𝘺𝘰 𝘨𝘩𝘰𝘶𝘭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora