Capitolo uno

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«Mamma io vado a fare i compiti!» urlai salendo le scale. Entrai nella mia stanza, mi tolsi le lenti a contatto e indossai gli occhiali. Dopodiché legai i miei lunghi capelli scuri in due trecce e cominciai a eseguire degli esercizi di algebra.
Dopo u po' sentii mia madre dire che era arrivato un mio amico, cosa piuttosto improbabile visto che avevo solo Marie.
«Fallo salire!» le risposi continuando a scrivere.
La porta di aprì e io mi girai assumendo uno sguardo inorridito. La causa di tutto il mio dolore, fisico e morale, era lì, proprio davanti a me.
«Piccola!» disse aprendo le braccia con un falso sorriso.
«Sartorius non osare.» la sua espressione felice si spense.
«Che c'è, la signorina ha le sue cose?» in quel momento non ci vidi più dalla rabbia, così gli tirai uno schiaffo che gli fece girare la faccia dall'altra parte.
Mi sentii realizzata per un attimo, ma subito dopo, quello che sentii fu il muro della camera e il suo corpo che aderiva completamente con il mio, senza lasciare nemmeno uno spazio vuoto. Jacob appoggiò la testa alla mia fronte guardando perversamente le mie labbra.
«Non ti conviene piccola.» soggiunse per poi avvicinarsi al mio orecchio e succhiarne il lobo; scese al mio collo lasciando piccoli baci umidi mentre le sue mani scorrevano toccando punti su e giù per la mia schiena facendomi sobbalzare quando si fermava troppo vicino al "punto proibito".
Ogni volta che accadeva lo sentivo ridacchiare come un idiota.
Avrei voluto fare qualcosa, come tirargli una bella testata, ma quella situazione mi aveva paralizzata; e forse mi piaceva anche un po', nonostante la paura.
Dopo un qualche minuto si staccò a mi tirò su il mento con due dita affinché lo guardassi negli occhi.
«Brava bambina.» mi lasciò dandomi una pacca sul sedere, per poi andarsene trionfante.

Dopo aver finito tutti i compiti andai a danza.
Quel giorno arrivai un po' più presto del solito, almeno avrei avuto la sala vuota. O almeno speravo.
«E tu da dove spunti?»
Nell' enorme aula vidi un ragazzino con dei capelli intensamente rossi e due occhi azzurri semplicemente perfetti. Il suo viso era tappezzato di lentiggini arancioni che facevano un grande contrasto con la carnagione pallida. Arrossii nel vederlo senza maglietta e mi girai per non farglielo notare.
«Sono venuta qui per scaldarmi. Invece tu chi saresti?»
«Drake Macintosh, per gli amici solo Drake. Mi sono trasferito qui in America da poco e ho fatto l'audizione per entrare nella compagnia di questa scuola. Tu?» rispose sedendosi vicino a me.
«Io sono Muriel e boh... ballo qui da quando avevo due anni.»
Parlammo del più e del meno, provando a conoscerci meglio. Io gli raccontai di Marie e della scuola, tralasciando Jacob, e lui mi raccontò a sua volta di quando viveva ancora in Scozia.
Ballammo anche, inventando passi nuovi con nomi assurdi.

«Me ne è venuto in mente un altro! LA CULATA!» urlai mostrandogli la mia idea. Si mise a ridere; la sua risata era contagiosa così risi anch'io fino allo sfinimento.
A cinque minuti dall'inizio della nuova lezione uscimmo dal salone e andammo nella nostra aula dove erano già arrivati tutti i compagni.

Quando, quella sera, andai a dormire mi ricordai che stare con Drake mi aveva fatto dimenticare ciò che era successo con Mister Sonofigoemenevanto.
Mi uscì un sorriso, senza un motivo preciso. Un sorriso vero dopo troppi sorrisi falsi e forzati.

#spaziospazioso
Ed ecco il tanto atteso primo capitolo, yeeeeee! Oggi volevo farvi una domanda: di che fandom fate parte? Io sono una potterhead. (Come se non si fosse capito.)
Alla prossima.
Baci vic🐞

Can a bully love? •Jacob Sartorius•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora