Capitolo trentuno

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Il giorno della gita mi alzai presto e cercai di vestirmi il più comodo possibile.
Feci colazione velocemente e partii immediatamente verso la scuola dove si trovavano già i tre pullman parcheggiati.
Ero fra i primi, così mi sedetti sul marciapiede ad ascoltare un po' di musica guardandomi in giro.
Il sole stava salendo e così colorava i bordi di di tutto ciò che si trovava davanti a lui con una sfumatura arancione tendente al rosa.
"Little Bird" di Ed Sheeran mi rimbombava nelle orecchie coprendo ogni minimo suono, quando qualcuno mi toccò la spalla.
Mi tolsi le cuffie e mi girai.
«Ciao Joey.» si sedette accanto a me.
«Hey.» aveva un'aria piuttosto triste.
«Che hai?» gli chiesi.
«Niente, non importa.»
«Guarda che puoi dirmi qualunque cosa.»
«Marie.» rispose dopo un po'.
«Marie cosa?»
«Ha detto che non riesce a reggere la distanza fra noi due. È finita.» il mio cuore fece un tuffo.
Mi dispiaceva da morire per Joey, non si meritava di essere lasciato.
«E poi ieri, dopo che me l'ha detto, ho trovato su Instagram una sua foto mentre si limonava con uno.»
Spalancai gli occhi. Ma che stronza!
«Joey fregatene, se si è comportata così, significa che non meritava nemmeno una tua unghia.» l'ombra di un  sorriso apparve sul suo viso.
«Hey ragazzi.» ci chiamò Jacob.
Io mi alzai e lo abbracciai.
«Dobbiamo salire.»
Ci sedemmo tutti e tre negli ultimi sedili in fondo e insieme a noi si unirono Hunter e Blake.
«Buongiorno a tutti ragazzi.» salutò la prof.
«Buongiorno.» rispondemmo in coro.
«Come già sapete, stiamo per andare in gita nella "palestra" per l'allenamento degli astronauti a Richmond. Il viaggio sarà di tre ore e quindici minuti. Da questo momento in poi, chiunque assumerà un comportamento anche minimamente indecoroso o getti disonore sulla scuola, verrà sospeso e bocciato a fine anno. Chiaro?»
«Sì prof.»
«Perfetto. Buon viaggio a tutti.»
«Buon viaggio anche a lei.» concludemmo. Tre ore. Sarei potuta morire.
«Io dormo. Ci vediamo.» chiusi gli occhi e piano piano mi addormentai.

Al mio risveglio sentii i ragazzi ridacchiare e, quando aprii completamente gli occhi, scoppiarono.
«Che cazz...» avevo delle cannucce nelle narici e delle gomme da masticare nelle orecchie.
Blake, Hunter, Jacob e Joey si sbellicavano dalle risate.
«Chi di voi mi ha fotografata?» chiesi con tono aggressivo togliendomi quella roba di dosso.
Tutti guardarono Jacob.
«Dammi quel cellulare se non vuoi morire.» lui mi guardò per un attimo, poi si mise a correre.
«GIURO CHE SE TI PRENDO TI SPACCO LE CORNA!» urlai andandogli dietro.
«Qui qualcuno vuole essere sospeso.» si rivolse a noi la prof.
«Scusi prof.» lei mi squadrò da testa a piedi e mi lasciò andare.
Raggiunsi il gruppo della nostra scuola ed entrai con loro.
L'edificio era composto da tre grosse costruzioni, simili a enormi magazzini.
Al suo interno ci attendeva un addetto.
«Ciao a tutti. Oggi faremo diverse attività, perciò vi dividerò in gruppi.» ci suddivise in gruppi da otto ciascuno e mandò il mio da un altro suo collega.
«Piacere, io sono Sam. Vi starete chiedendo che cos'è questa.» indicò un macchinario gigantesco.
«È un simulatore per l'assenza di gravità. Serve agli astronauti per allenarsi prima di partire per una spedizione. Allora, prima di tutto, dovete togliere le scarpe e indossare quelle tute lì in fondo.
E le ragazze si dovrebbero legare i capelli per favore.» mi tolsi il capello e feci uno chignon, tolsi le scarpe e indossai la tuta.
«Qualcuno é debole di stomaco?» tutti scuotemmo la testa.
«Fantastico. Ora non dovete fare altro che entrare e appendervi alle maniglie di sicurezza. Quando le luci diventeranno bianche potrete staccarvi e divertirvi.» entrammo uno per uno dalla porticina e ci attaccammo alle maniglie.
L'uomo azionò la macchina e le mie gambe si alzarono da sole da terra.
Le luci diventarono bianche. Ci staccammo cominciando a fluttuare.
Avevo completamente perso il controllo del mio corpo, volavo e basta.
Provai a muovere le braccia per spostarmi, ma svolazzavo semplicemente a mezz'aria andando completamente a caso.
«Leva il tuo piede dalla mia faccia!» sentii Jacob da dietro.
«Come sei simpatico.» feci una capriola nel mezzo della "stanza" e finii alla sua altezza.
La prova durò per venti minuti, poi toccò ad un altro gruppo.

La gita, a parte la prova senza gravità, fu piuttosto noiosa e al ritorno, la sera, Jacob si addormentò come un bambino con la testa sulle mie gambe.

Can a bully love? •Jacob Sartorius•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora