Capitolo ventotto

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Stavamo insieme.
Incredibile.
Inimmaginabile.
Assurdo.
Fantastico.
Non ne avevo ancora parlato con nessuno, insomma, non mi pareva proprio il caso.
Se l'avessi detto ai miei mi avrebbero fatto il terzo grado, se l'avessi detto a Joey probabilmente sarebbe sclerato mettendosi ad urlare per tutti i corridoi.
Era più o meno metà Marzo ed ormai faceva piuttosto caldo.
Mi avviai verso la scuola con le cuffie nelle orecchie guardandomi ogni tanto in giro. Nel giro di un paio di canzoni arrivai all'istituto; vi entrai e misi la felpa nell'armadietto rimanendo in maniche corte.
La scuola apriva sempre una mezz'oretta prima dell'inizio delle lezioni per le persone che volevano incontrarsi per fare due chiacchiere prima di iniziare la giornata. Generalmente non ci andavo mai così presto, ma quel giorno a casa non avevo nulla di particolare da fare. 
Percorsi il corridoio fino alla scala per il piano interrato dove si trovava la biblioteca scolastica, una grande stanza piena di alti scaffali pieni di libri di vario genere e due grandi tavoli di legno con delle lampade poggiate sopra.
Mi diressi verso la sezione "Fantasy" e presi un volume; dunque mi sedetti su una delle scomode sedie accanto ad una delle quattro luci e mi immersi nella lettura.
C'eravamo solo io ed un altro ragazzo molto più grande di me che stava studiando.
Ad un certo punto sentii qualcosa sui miei occhi.
«Jacob tanto ti becco comunque.»
Il ragazzo tolse le mani.
«Che guastafeste che sei.» si lamentò lasciandomi un bacio sulla guancia.
«Che cos'hai ora?» gli chiesi rimettendo a posto il libro.
«Un'ora buca, tu?»
«Grammatica. Potrei morire.»
Sentivo che il rapporto fra me e Jacob non era cambiato molto da quello di prima; ci comportavamo come quando eravamo amici solo con qualche "dimostrazione d'affetto" in più. Intendo dire che, non eravamo come molte coppiette idiote che passano il tempo a limonarsi, ma parlavamo e ci prendevamo in giro come due persone normali.
Mancavano cinque minuti prima del suono della campana ed io e il ragazzo stavamo discutendo tranquillamente.
Jacob's P.O.V.
Salutai Muriel con un abbraccio e mi diressi verso il mio gruppo, vicino alla porta del giardino.
Tutti quanti mi stavano fissando con espressioni compiaciute.
«Ci siamo persi qualcosa?» domandò Blake. Feci spallucce.
«Jacob noi due dobbiamo parlare.» mi girai: dietro di me Jordyn mi stava scannerizzando con gli occhi ridotti a due fessure.
«Arrivo ragazzi.» mi avvicinai a lei.
«Cosa vuoi ora?» avevo una voglia matta di pulirmi le scarpe su quella faccia da culo che si ritrovava.
«Tu non puoi stare con quella.» rispose.
«E chi lo dice?»
«Lo dico io. Tu sei mio, non puoi stare con una sgualdrina qualunque!» stava per scoppiare.
«Infatti non sto con te.» le sorrisi. Lei rimase a guardarmi a bocca aperta senza parlare.
«Abbiamo chiuso Jordyn. Cercatene un altro.» girai i tacchi e me ne andai lasciandola lì.

Muriel's P.O.V.
Mancava solo l'ultima ora, quella di ginnastica che era strutturata così: le ragazze di prima e seconda stavano insieme nella palestra a sinistra, i maschi di prima e seconda in quella a destra.
Mi cambiai ed entrai. La prof stranamente non era ancora arrivata. Mi sedetti sulla panchina per riallacciarmi le scarpe quando Jordyn mi si parò davanti. Già intuivo che non sarebbe finita bene.
«Ciao.» la salutai beffardamente.
«Non ti rivolgere a me così, sei solo una troia!» mi alzai di scatto.
«Che cosa hai detto? Prova a ripeterlo.»
«Sei solo una troia senza speranza!» le tirai uno schiaffo e lei mi prese per i capelli. Successe tutto in un attimo. Eravamo a terra, ci prendevamo a pugni a sberle, insulti. La prof ci separò e ci mandò in infermeria.
La bidella mi tamponò con del cotone imbevuto di disinfettante il labbro e il sopracciglio, entrambi rigati da due tagli leggermente sanguinanti. Mi applicò un cerotto ed una pomata e mi lasciò sola sul lettino.
«Cox.» disse la preside entrando.
«Salve.»
«Visto che non si è arrivati ad una conclusione sensata e le faccende di voi studenti non mi riguardano, sarete punite entrambe e le vostre famiglie verranno chiamate per un colloquio in gruppo. Il pomeriggio oggi lo passerà con Jones in palestra, fino alle quattro, dove avrete il tempo di, insomma... chiarirvi. I vostri genitori sono già stati avvisati.» fece una pausa di silenzio.
«C'è altro?» le domandai.
«No. Ora vai pure in palestra.» tornai nel luogo dell'accaduto dove, accanto ad un muro era accasciato il mio zaino con la felpa.
Collegai il caricatore del cellulare ad un buco della corrente e lo accesi.
"Mi devi spiegare cosa è successo con Jordyn. Ne parla tutta la scuola, non farmi preoccupare." Diceva un messaggio di Jacob. Gli risposi che ero in punizione fino alle quattro e che glielo avrei spiegato un'altra volta.
Mi appoggiai con la schiena al muro e cominciai a fare i compiti del giorno dopo.
La bionda era seduta dall'altra parte della palestra e si stava facendo dei selfie piuttosto... ambigui. Buttai gli occhi al cielo e continuai con quello che stavo facendo cercando di non guardarla.
Chissà come l'avrebbero presa i miei.

#spaziospazioso
Sono in Germania con la scuola  e sto tipo sclerando. Domani vado al Trinity College dove c'è la biblioteca dei film di Harry Potter e penso che potrei morire da un momento all'altro.
Comunque, spero che il capitolo vi piaccia, l'ha scritto una mia compagna di stanza🦄 (ciao Lisaaaaa)
Baci lisa e vic🐞👣

Can a bully love? •Jacob Sartorius•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora