Capitolo undici

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«Le andrebbe di concedermi questo ballo nei panni della principessa madame?» chiese porgendomi la mano.
«Spero vivamente tu stia scherzando, perché non mi passerà tanto veloc... oh.»
Non feci in tempo a finire la frase che Jacob aveva poggiato le sue mani sui miei fianchi e mi aveva avvicinata a lui.
Jacob's P.O.V.
Iniziai a ondeggiare accompagnato dalla musica. Muriel era lì, pietrificata, che mi guardava alterata. Aveva un sopracciglio alzato e le labbra strette.
«Solo per qualche minuto, poi me ne andrò, lo giuro.» dissi facendo il labbruccio.
«Se non te ne andrai ti caccerò fuori a calci, sappilo.» rispose e, sempre mantenendo la stessa espressione accigliata di prima, avvolse le braccia attorno alla mia nuca. Sospirò infastidita e come risposta le sorrisi.
«Non mi passerà molto velocemente Sartorius, te ne rendi conto?»
«Non ne sono così certo.»
Mi avvicinai ulteriormente alla ragazzina, così piccola che solo con un respiro temevo di poterla mandare in pezzi. La pelle pallida, i capelli lunghi sempre legati, gli occhi neri.
Alzò la testa e mi osservò; ricambiai lo sguardo. Rimanemmo così, ondeggiando, per molto tempo; ad un certo punto sentii cominciare una nuova canzone: Faded.
Quel brano mi piaceva moltissimo, ogni volta che lo ascoltavo mi sentivo strano, pieno di brividi.
«You were the shadow to my light, did you feel us? Another start you fade away.»
Muriel stava cantando, mentre mi osservava. Aveva una voce particolare, acuta ma comunque molto potente, che quando parlava non lasciava trasparire le proprie capacità. E così era lei: timida e impacciata nell'aspetto, ma decisa e intrepida nei rapporti, di qualunque tipo esse fossero.
Ero affascinato da quella ragazza, mi sembrava così forte e così debole allo stesso tempo.
Mi avvicinai un'altro po' così che i nostri corpi si attaccassero l'uno all'altro.
Lei non arrossì come faceva di solito, ma mi lanciò uno sguardo di sfida. In tutta risposta appoggiai la fronte alla sua e mi leccai il labbro passando lo sguardo dai quelle macchie scure che erano i suoi occhi, alla sua bocca dalle labbra piene e rosee.
«Pensi male ragazzo mio.»
«Dai solo un bacetto piccino picciò!» la implorai.
«Assolutamente no.»
«Te ne pentirai.» detto questo la presi a mo' di sposa e cominciai a girare su me stesso.
«SARTORIUS CHE CAZZO FAI? LASCIAMI ANDARE!» urlava Muriel fra le risate.
Aveva, a mio parere, una risata un po' strana, ma incantevole. Quando lo faceva chiudeva gli occhi e storceva quel nasino all'insù che si ritrovava sul viso arrivando a contrarlo in strane smorfie.
Smisi di girare. Era ancora imbraccio a me, avvinghiata al mio collo, guardandomi con uno sguardo severo che però lasciava trasparire un sorriso.
La lasciai giù e lei mi abbracciò stringendomi fortissimo.
Muriel's P.O.V.
Presa dalla felicità lo abbracciai, senza pensare alle conseguenze. In quel mese che era passato io e Jacob avevamo cambiato il modo di comportarci nei confronti dell'altro in un modo assurdo. Non ci odiavamo più.
Lo sentii ricambiare l'abbraccio. Mi sembrava un momento romantico, finché sentii le sue mani abbassarsi pian piano.
«Pensi davvero che non me ne accorga?»
«Oh, io ci rinuncio» sospirò.
Buttai gli occhi al cielo e sorrisi.
«Che idiota che sei.»
«Grazie, me lo dicono in tanti.» rispose con una smorfia.
«Ma chissà perché. Guarda proprio non me lo spiego.» replicai sarcastica.
Jacob si sedette e mi fece segno di avvicinarmi. Mi sedetti di fianco a lui che mi prese il viso fra le mani e lo avvicinò al suo, facendo combaciare i nasi.
E poi si mise a girare con gli occhi spalancati urlando: «Oddio un ciclope davanti a me! Salvatemi per l'amor del cielo!» continuò per un po' e quando finì aggiunse: «Speravi che ti baciassi eh?»
«Baciare un'idiota è l'ultimo dei miei desideri.»
«Così mi offendi.» incrociò le braccia al petto e mise il broncio come un bimbo piccolo.
«Ma come mi dispiace! Ho proprio voglia di chiederti scusa.» alzai le sopracciglia.
«Adesso...» fece per ribattere che qualcuno lo chiamò.
«Mio padre. Dice che devo tornare a casa.»
«Ehm okay.» non volevo che se ne andasse.
«Beh ci vediamo allora.» disse alla porta.
«Ciao.» come saluto mi schiacciò il naso con il pollice e poi se ne andò, lasciandomi lì impalata.

#spaziospazioso
Momento dolcezza💕
Baci vic🐞

Can a bully love? •Jacob Sartorius•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora