Capitolo diciassette

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Da quel giorno in cui nevicò, io Jacob non ci sentimmo più molto,  se non per gli auguri di Natale.
Era un freddo martedì qualunque delle vacanze Natalizie quando mi arrivò l'invito. La Ziegler aveva deciso di organizzare una festa nella sua villa. Mi sembrava strano che mi avesse chiesto di partecipare, probabilmente lo aveva fatto per fare numero.
Chiamai Marie e le chiesi se avrebbe partecipato. Mi rispose che sua madre non era molto dell'idea ma sarebbe riuscita a convincerla.
La festa era fissata per la notte di capodanno.
«Mamma ti devo parlare!» gridai scendendo le scale.
«Dimmi.» rispose dal salotto. Mi sedetti accanto a lei sul divano.
«Hai presente l'ultimo dell'anno?» cominciai.
«Vai al sodo.»
«Maddie Ziegler mi ha invitato ad una festa e vorrei andarci grazie.» le risposi tutto d'un fiato.
«No.» la sua voce era ferma e autoritaria.
«Ti prego! Ci tengo tanto!» le feci gli occhi dolci. In verità non me ne fregava nulla, ma volevo troppo sapere com'era una vera festa.
«Sei troppo piccola per quel genere di cose e poi quella tipa non ti sta nemmeno simpatica!» replicò.
«Ma ci sarà Marie, sarà la nostra prima vera festa e forse anche l'ultima!» sembravo Peppa Pig a furia di fare capricci idioti.
«Muriel non mi interessa chi ci sarà, non andrai a quella festa!»
«Dai mamma!»
«Non ti sopporto più! Parlane con tuo padre.» sbuffai e andai nello studio dove mio padre stava lavorando al computer.
«Papà posso andare alla festa di Maddie?» mise in stand-by il dispositivo e ruotò la sedia girevole verso di me per poi abbassarsi gli occhiali.
«Mi sembri piuttosto piccola per queste cose...» non ne potevo più di quel "sei troppo piccola", mi faceva imbestialire.
«Sono stufa che tutti mi dicano che sono piccola! Non sono una stupida bambina sprovveduta di sette anni!» urlai con tutta la voce che avevo.
«Non urlarmi mai più così! Ne parlerò con tua madre, ma se continui così rimarrai chiusa qui dentro fino ai tuoi vent'anni! Hai capito?» lo guardai negli occhi per un attimo e poi me ne andai in camera mia, mi misi il parka e uscii. Il cielo era argenteo  e io non sapevo dove andare.
Poi ricordai quando avevo portato Jacob al mio posto segreto, quello col laghetto e ci andai di corsa. Quando arrivai spalancai gli occhi: il lago era ghiacciato completamente, formando una lastra dritta e compatta, abbastanza da poterci camminare, così ci salii e feci qualche passo con un'andatura esitante. Era divertente nonostante spesso scivolassi cadendo per terra. Sorridevo quando accadeva e determinata mi rialzavo continuando ad andare avanti, finché non raggiunsi il salice dall'altra parte. Mi ci arrampicai e mi sedetti su un ramo ad un paio di metri da terra. Guardavo il panorama: era grigio, gli alberi attorno a me erano spogli, ma i rami intricati coprivano la visuale alla gente che non conosceva questo posto. Mi appoggiai al tronco e presi un bel respiro; una nuvoletta bianca uscì dalla mia bocca e si dissolse nell'aria. Non sapevo cosa fare, così feci altre nuvolette e cercai di inghiottirle prima che sparissero. Quando anche questo passatempo cominciò ad annoiarmi smisi e mi guardai le mani.
Avevano le dita affusolate ed erano secche per il freddo, con qualche taglietto qua e là. Le unghie leggermente lunghe, pitturate attentamente di bianco erano rettangolari con i bordi arrotondati. Mi piacevano da morire le mie mani. Erano una delle poche cose che mi piaceva di me, mi sembravano così eleganti, così belle.
Alzai le maniche del cappotto e del maglione. Le cicatrici a forma di linea stonavano, ma non mi sembravano così brutte nemmeno quelle. Erano pur sempre cicatrici, ma avevano ognuna un ricordo impresso. Ce n'era una molto sbiadita, di un paio di anni fa, la prima volta che mi ero tagliata. Quasi non si vedeva. Cercai di pensare a quale pensiero appartenesse. Poi mi ricordai: risaliva al giorno in cui Jordyn aveva sparso in giro una falsa voce dicendo in giro che guardavo filmati sconci la notte invece che dormire. Quella volta tutta la scuola mi aveva chiamato "puttanella" e nomignoli simili per settimane. Ne guardai un'altra che aveva la forma di una saetta. Mi ricordai soltanto che era qualcosa riguardante Jacob, ma non il motivo di quella forma. Magari era stata totalmente casuale.
Alzai la testa e vidi un enorme nuvolone nero che troneggiava sopra la città, così dovetti tornarmene a casa.
Quando rientrai i miei genitori stavano ancora parlando della festa. Senza guardarli salii le scale ed entrai nella mia stanza per poi buttarmi sul letto.

#spaziospazioso
Allorah salve a tutte mi sono dimenticata cosa dire lol.
Un'altra cosa: avete saputo di Jacob? Io penso che adottato o non adottato sarà comunque lo stesso Jacob di sempre, lo stesso Jacob che ci ha fatte innamorare. E voi cosa ne pensate?
Baci vic🐞

Can a bully love? •Jacob Sartorius•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora