Capitolo trentadue

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Non ci sentivamo più da qualche giorno.
E Jacob era diventato strano. Quando gli facevo una domanda dava risposte evasive ed era sempre più teso man mano che passava il tempo.
Ma perché?
Continuavo a domandarmelo senza sosta, senza tregua. Provavo un misto di curiosità e sospetto riguardo la situazione.
Dopo qualche giorno decisi di chiamare Joey per chiedergli se ne sapeva qualcosa.
«Hey Muriel.»
«Ciao Joey. Devo parlarti di una cosa. Riguarda Jacob.» sentii il ragazzo tossire, come se gli fosse andato qualcosa di traverso.
«Stai bene?» gli domandai.
«Certo, certo, dimmi pure.» tossì di nuovo schiarendosi la voce.
«Visto che sei molto amico di Jacob, sai perché è così strano in questo periodo?» ci fu una pausa di silenzio.
«Joey?»
«Ci sono, ci sono.»
«Allora?»
«In che senso "strano"?» mi chiese con tono fin troppo vago; non ci feci caso.
«È sempre teso, preoccupato come se avesse fatto qualcosa del quale si vergogna. Qualcosa che vuole nascondermi.»
Una nuova pausa di silenzio.
«Ehm... beh... secondo me non dovresti preoccuparti.» la sua voce si affievoliva man mano che arrivava alla fine della frase.
Non gli credevo per nulla al mondo, ma mi costrinsi a farlo.
«Sei sicuro Joey?»
«Certo.»
«Va bene. Ci si vede.» lo salutai e poi misi giù non gli credevo nemmeno un po'.
Mi puzzava troppo quell'insieme di episodi, tutti apparentemente strani e senza qualcosa a collegarli.
Mi sdraiai sul letto appoggiando le gambe alzate sul muro, i capelli che cadevano dal materasso.
Cosa cavolo avevano tutti?

Il giorno dopo, quando tornai a scuola, nulla era cambiato. Jacob e Joey erano sempre vaghi ed evasivi mentre io continuavo a non capire niente.
Ma ero fin troppo determinata a capire cosa c'era sotto tutta quell'ansia da parte dei due.
Guardai Jacob mettere il cellulare nel suo armadietto e richiuderlo con l'apposita combinazione e lucchetto. Quando poi se ne andò, mi avvicinai con uno scatto felino al luogo dove lui si trovava prima e aprii l'armadietto.
Se non me l'avesse detto lui l'avrei scoperto da sola, a costo di finire nei guai.
Accesi il suo cellulare e lo sbloccai facilmente, non aveva il codice pin.
Scesi nella biblioteca scolastica ormai completamente vuota e cominciai a "perquisire".
Lessi le chat private dei vari social e quando mi sembrava di aver concluso tutto mi ricordai che avevo scordato un' applicazione: i messaggi normali.
Con le dita tremanti cliccai sull'icona che si aprì istantaneamente.
C'erano diverse conversazioni, delle spam e i suoi genitori. Scorretti verso il basso finché vidi un nome sconosciuto.
Hailey.
Il mio cuore fece un tuffo.
Magari era solo una sua amica, in fondo anche io avevo degli amici maschi.
Aprii la conversazione.
C'era un messaggio di stamattina.
"Oggi alle tre?" Le aveva scritto Jacob.
"Certo. Ci vediamo dopo." Gli aveva risposto lui.
Un brivido mi percorse.
Non poteva essere ciò a cui stavo pensando in quel momento.
Non poteva avermi fatto questo.
Non lui.

Alla fine decisi che quel giorno, alle tre, avrei seguito Jacob da quella Hailey per accertarmi che fosse un'amica.
Mi sentivo un po' in colpa e stupida ad essere così gelosa, ma avevo un pessimo presentimento riguardo quella tipa.

#spaziospazioso
Mi dispiace non aver aggiornato settimana scorsa ma stavo da cani. Quindi niente.
Spero che questo capitolo vi piaccia.
Baci vic🐞

Can a bully love? •Jacob Sartorius•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora