5.

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-Starà...starà bene?-

Chiese Cole, senza riuscire a distogliere lo sguardo da lui, i suoi occhiali ancora stretti fra le dita. Non era la prima volta che gli capitava di dover soccorrere qualcuno. Quando era piccolo, circa all'età di cinque anni, la sera di Natale, suo padre aveva avuto un attacco di cuore proprio davanti a lui. Sua madre, che lavorava in ospedale, era stata costretta a fare il turno notturno e quindi non era in casa. Era stato un incubo, per il piccolo Cole, che non aveva fatto altro che piangere da quando aveva visto il suo papà stare male. Per fortuna, i medici dell'ambulanza si presero cura anche di lui, cercando di farlo calmare mentre trasportavano suo padre al pronto soccorso.

Nel momento esatto in cui quei ricordi riaffiorarono nella sua mente, si lasciò cadere su una sedia, portandosi una mano fra i capelli. Iniziò a singhiozzare, anche se sottovoce, per non farsi sentire.

L'infermiera lo stava cercando di tranquillizzare, dicendogli che Jake sarebbe stato benone, dopo un paio di iniezioni e un po' di meritato riposo.

L'ambulanza arrivò qualche minuto dopo, portandosi via Jake e la sua sedia a rotelle azzurra. Sua sorella e sua madre erano già andate in ospedale, per poterlo raggiungere.

Qualche ora dopo, Jake si risvegliò in ospedale, totalmente in lacrime. Si sentiva uno stupido, perché sapeva benissimo che così aveva solo attirato l'attenzione dei suoi compagni su di sé. Le prese in giro sarebbero solamente aumentate.

Cole si lasciò consolare da quelle parole, stupendo persino se stesso. Solitamente non si sarebbe lasciato aiutare, ma in quel momento aveva bisogno di mostrarsi debole per un po'. I suoi compagni non potevano vederlo, in ogni caso.

-Come si chiama quel ragazzo?-

Chiese poi all'infermiera, voltandosi verso di lei mentre si asciugava il lieve velo di lacrime che gli ricopriva gli occhi. Fece particolare attenzione nell'avvicinarsi all'occhio nero, che gli faceva male solo a sfiorarlo.

- Jake Dolan. -

Rispose la donna, che aveva appena ricevuto una telefonata da un altro istituto, per un consulto riguardo ad un malore avuto da un ragazzo da quelle parti. Era una donna esperta in quelle cose.

Lo lasciò quindi solo, per poi dirigersi via.

Intanto sua madre stava riempiendo Jake di ramanzine su ramanzine, ricordandogli quanto fosse stato idiota da parte sua dimenticarsi di una cosa di così grande importanza.

Jake Dolan.

Cole continuò a ripetere quel nome mille e mille volte nella propria mente, così da non scordarselo. Sarebbe andato a trovarlo quel pomeriggio, per vedere come stava, a meno che non l'avessero già mandato a casa. Pensava che fosse un gesto carino, tutto qui.

Quindi, all'uscita da scuola, invece di dirigersi verso la palestra in cui si allenava, si diresse verso l'ospedale. Camminava velocemente, forse anche troppo, il cappuccio nero della felpa a coprirgli il viso, tumefatto.

Jake aveva iniziato nuovamente a piangere, mentre sua madre urlava ed urlava, come al solito. Sua sorella invece stava zitta nell'angolo, non sapendo come fermarla. I riccioli erano ormai anch'essi umidi di lacrime, perché gli coprivano il viso.

- Mamma, non lo farò più... Non lo dimenticherò più... -

- Sei solo un buono a nulla, Jake! Avrei dovuto abortirti, come voleva tuo padre. Avremmo avuto di certo meno problemi. -

Quella frase lo fece completamente crollare, tanto che sua sorella accorse in suo soccorso, trascinando via la madre mentre lei si rendeva veramente conto di ciò che gli aveva appena detto.

Cole arrivò solo qualche minuto dopo, chiedendo alla reception come potesse raggiungere Jake. Quando trovò la stanza giusta vi entrò immediatamente, nonostante gli sguardi della madre e della sorella di lui. Cole, chiaramente, non poteva sapere chi fossero, quindi non aveva nemmeno rivolto loro la parola.

-Non è un buon momento?-

Gli chiese dopo essersi avvicinato a lui, mordendosi le labbra, anche se erano messe davvero male, nel vederlo piangere.

Wheelchair - Boy x BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora