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Quelle parole lo colpirono come un pugno dritto nello stomaco, ma più di tutto lo colpì tutta quella violenza. Lo guardò dritto negli occhi, senza avere la forza di muoversi, spaventato da quelle urla rivolte proprio contro di lui, mentre le lacrime continuavano a scendere lungo le sue guance. Non ci volle molto, però, prima che quella paura si trasformasse in rabbia. Si alzò in piedi, spingendolo appena, così da farlo allontanare. Nonostante questo, continuò a tenere lo sguardo puntato su di lui.

-Tu non sai un cazzo di me e del mio passato, Harry, quindi non permetterti di giudicare il mio comportamento, perché non hai la minima idea di cosa io abbia dovuto sopportare!-

Gli rispose, tenendogli decisamente testa. Forse lui non era fatto per stare fra le persone, forse non era fatto per l'amicizia, per l'amore e cazzate varie. Si asciugò le lacrime con le maniche della felpa, pronto a vederlo dare di matto da un momento all'altro.

Quando Hunter lo spinse via, Harry perse completamente la pazienza. Avrebbe davvero tanto voluto prenderlo a pugni con così tanta forza da staccargli direttamente il naso dalla faccia, questa volta, ma si limitò a tornare in piedi e prenderlo con forza per i polsi, spingendolo con la schiena contro i sedili. Ci andò piano, per evitare di fargli davvero male alla schiena, ma quando si mise su di lui ed iniziò ad applicare forza sui polsi per tenerlo fermo, si stava sforzando così tanto da avere le vene in rilievo sulle proprie braccia.

- Nemmeno tu sai un cazzo di me, Hunter. Non sai cosa ho passato, a casa mia, prima di essere gettato in questa toppa da quel genio di mia madre. Non sai quanto io sia stato male per aver spezzato il cuore di una persona amica e anche di più. Non sai quanto io pensi ogni giorno al fatto che la mia esistenza sia inutile e privati di ogni significato, perché un ragazzo come me può solo affidarsi alla violenza per ottenere quel minimo che serve per andare avanti in maniera decente e quasi dignitosa. Tu non sai un cazzo, quindi smettila di comportarti come se fossi l'unica vittima della situazione! -

Una volta che ebbe finito di urlare quelle parole, con gli occhi lucidi ed il viso talmente contratto che faceva male, si spostò da lui ed afferrò la propria giacca, che si era tolto poco prima, iniziando a dirigersi verso l'uscita del campetto di atletica. Era stanco, esausto come se avesse corso una maratona per due volte di fila senza mai fermarsi un attimo a riprendere fiato. Abbassò lo sguardo e continuò a camminare, fino ad arrivare ai vecchi spogliatoi maschili, attraverso i quali si era introdotto in quel campetto abbandonato.

Hunter aveva chiuso, con lui.

Wheelchair - Boy x BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora