La Dama Di Venere

Imprevisti

Viaggiavano da ore.
La lunghezza del viaggio dapprima non aveva impensierito Elisabetta, ma ora tutta la faccenda iniziava a puzzarle.
Non bastavano due ore di viaggio da Pisa? Era davvero troppo poco?
Poi aveva pensato che magari la zia, per maggior sicurezza preferiva che fosse molto lontana dalla città. Oppure madonna Giuditta possedeva una villa di campagna dalle parti di Firenze, che la ragazzina aveva infine identificato come meta.
Ma perché allora quell'espressione colpevole sul volto della Gardini?
Sembrava quasi che la stesse conducendo al patibolo.
Dopo una breve pausa per consumare un pranzo frugale, la carovana riprese il cammino.
Ormai si avvicinava la sera, ed Elisabetta approfittò della luce incerta del crepuscolo per chiedere delucidazioni.
-Perché stiamo andando verso Firenze? Non doveva trattarsi di un breve periodo in campagna?
- Ci stiamo andando, cara. Non preoccupatevi - rispose la nobildonna con tono neutro e con la maggior vaghezza possibile.
- Intendo dire che mi sembra esagerato un giorno di viaggio da Pisa per una questione che potrebbe durare solo poche settimane.
- Non siate importuna, Elisabetta, fidatevi e vedrete che...
Un boato la interruppe. Un manipolo di uomini incappucciati a cavallo attaccò il gruppo con ferocia, grida battagliere e clangore di armi.
I servi erano equipaggiati in modo troppo scarso per far fronte a una minaccia simile e vennero colti di sorpresa.
Bastò pochissimo per rendersi conto che la situazione volgeva al peggio.
- Scappa, Andrea, scappa! Vattene via di qui!
Madonna Giuditta era terrorizzata, aveva gridato utilizzando il nome fittizio della ragazzina e questo poteva voler dire solo una cosa: i cavalieri erano lì per lei.
Elisabetta voltò il cavallo ringraziando il cielo che nessuno si sarebbe preoccupato di un piccolo paggio dall'aspetto dimesso.
La notte sarebbe stata la sua seconda alleata.
Sentì un fendente sibilarle accanto all'orecchio prima di guadagnare parecchi metri in un tempo ridottissimo.