Un nome, un ruolo, una casa

206 13 0
                                    

Era ormai giunta l'alba del primo giorno della giovane come Elisabetta de' Servi Lanzarotto.
Gli sposi avevano infine di comune accordo trascorso la notte condividendo letto e parole, attraverso le quali erano ormai certi di conoscersi piuttosto bene.
I gusti, le preferenze, i problemi, le paure.... Nulla era più un mistero per loro.
Elisabetta aveva infine apprezzato Lorenzo, ringraziando il Cielo e la buona sorte di essere stata sposata a un giovane simile.
Ora che lo conosceva meglio, poteva affermare senza problemi quanto sapesse essere amabile.
Era colto, amante delle arti e della cultura ma allo stesso tempo abile in politica e nel trattare nel modo giusto con chiunque.
Savio, ragionevole, intelligente e capace, sembrava che fosse stato destinato per natura al ruolo di erede di famiglia, indipendentemente dall'ordine di nascita.
Oltretutto la ragazza aveva iniziato, seppur timidamente, ad apprezzare anche l'aspetto di Lorenzo, il quale al di là di una ben piacevole corporatura e apparenza, aveva il raro dono di ispirare fiducia e rispetto al primo sguardo, come si addiceva a un nobile.
La combinazione data dai capelli mossi e scuri e dagli occhi neri in un volto dai tratti decisi ma ben assortiti, aggiunti a una corporatura alta e slanciata gli permettevano una volta di più di mostrare e mettere in pratica le sue abilità, con l'aggiunta di un certo fascino.
Lui, dal canto suo, aveva potuto finalmente apprendere in modo chiaro e dettagliato la storia dolorosa e oscura che circondava il passato di sua moglie.
Mentre Betta raccontava, lui l'aveva stretta a sé, quasi a voler stringere un legame più forte e stabile con lei, per rassicurarla mentre tornava con la mente ad avvenimenti passati ma sempre presenti e tormentosi per lei.
Si era fatto più attento quando la ragazza aveva nominato il Fosco Messere. Era un titolo che aveva già avuto la disgrazia di sentire, spesso dalla bocca di chi aveva subito qualcosa: ricatti, minacce, a volte aggressioni. Tutti sapevano, ma nessuno parlava.
Nessuno, ovviamente, ne conosceva l'identità.
Nessuno lo aveva mai visto.
Le sue malefatte erano perpetrate per mano di gregari alle sue dipendenze, i quali spesso rimanevano comunque impressionati dal padrone che, al pari delle loro vittime, non avevano mai visto.
Il giovane Lanzarotto si era silenziosamente e segretamente impegnato a fare più luce possibile su tutta la storia, per giustizia verso Elisabetta e la sua famiglia.
Al mattino però la ragazza si era risvegliata sola nella stanza, con l'unica compagnia del suono crepitante delle braci che si consumavano nel camino.
Aveva indossato un abito bruno e aveva raccolto semplicemente i capelli in una rete trapunta di perline prima di avventurarsi nella sua nuova magione.
Lungo il corridoio, ebbe modo di incontrare un paio di domestiche le quali al vederla si inchinarono frettolosamente, nascondendo i volti paffuti e arrossati dietro i bordi delle candide cuffie che indossavano.
La ragazza dovette peregrinare un bel po' prima di incontrare una confusa e indaffarata Bia, con una ciocca di capelli fuori posto in grazioso e netto contrasto con la pallida carnagione del volto e le mani occupate.
-Madonna, voi qui?!- esclamò sorpresa e allarmata, prima di provare a correggersi.
-Cioè, intendevo.... Ehm.... Non siete nella vostra stanza?
Betta dovette trattenere le risate che sentiva imporporarle le guance.
-....Si dia il caso che non riuscissi a poltrire ancora a lungo! E tu, come mai quest'aria spaurita?
Lungo il tragitto per tornare in camera, la serva spiegò tutto alla sua signora.
Al mattino era stata bruscamente svegliata da un donnone di stazza a dir poco erculea, la quale le aveva urlato di darsi una mossa e andare a servire la colazione "alla nuova padrona giovane", prima che a qualcuno scappasse la pazienza e la prendesse a pedate finché non avesse compiuto il suo dovere.
Una volta per strada, la povera Bia non aveva più saputo che pesci prendere.
La casa era più grande di quella dei de' Servi e la pianta completamente differente.
In quella casa grande e sconosciuta, in breve, la poveretta si era persa, ed era da almeno un quarto d'ora che girava in preda al terrore di essere vista dai padroni o dal donnone.
A quel racconto, Elisabetta non poté che ridere di cuore, provando allo stesso tempo compassione per la disavventura subìta dalla sua cameriera.

La Dama Di Venere Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora