La giornata era indubbiamente iniziata bene.
Elisabetta si sentiva bella come una principessa dall'alto dei suoi quindici anni, con i riccioli elegantemente raccolti e il raffinato abito verde che continuava a lisciarsi addosso di nascosto da Anna, la domestica.
Era bastato domandare con discrezione e le era stato chiarito il perché di quella domanda sulla figlia di Anna.
-Madonna, è tempo che messer Gian Piero mi ha proposto di assumere mia figlia Bia come vostra serva personale.- spiegò -Semplicemente, voleva sapere con una domanda di cui sa già la risposta se lei sia ancora disponibile- concluse la donna ridendo.
-Com'è Bia? Ha la mia età?- chiese la ragazza sempre più interessata. Non aveva mai avuto una cameriera e sperava vivamente di avere in lei più di una serva.
- Ha compiuto sedici anni una settimana fa.... È strano vederla crescere- sospirò la donna.- È minuta, non dimostra la sua età. Dovreste vedere quanto è bella la mia bambina! Ha i capelli lisci, castano scuro. Gli occhi sono azzurri, ma così limpidi!
Elisabetta ascoltava rapita questa descrizione. Chissà se anche lei avrebbe avuto la possibilità di ammirare così tanto una propria figlia!
-E di carattere...?- chiese, sempre più curiosa.
-È dolce, ma emotiva. Certo, in una fanciulla è cosa buona un simile carattere, purché non si ecceda nel dimostrarlo. Ma, sapete, con i tempi che corrono! E poi se fosse di nobile famiglia quale siete voi.... Invece certe cose nella sua condizione non se le può permettere. A volte mi chiedo cosa sarà di lei, quando verrò a mancare....
-Non ne vedo il motivo. Mi sembra che abbia davvero un ottimo carattere.- rispose la giovane nobildonna - Ma se avete davvero tanta paura per lei, farò il possibile per dissiparla. Se dovesse entrare al mio servizio, farò in modo che non dobbiate più avere timori per il suo futuro. È una promessa- la rassicurò la ragazza.
Anna sorrise. -Ne sono certa, madonna.-
Nel frattempo era arrivata l'ora del pranzo, così Elisabetta dovette scendere per consumare il pasto con il padrone di casa.
La sala da pranzo era grande e arredata con gusto e la giovane dovette reprimere un sospiro di ammirazione.
Il tavolo era rettangolare e lungo, apparecchiato alle estremità opposte, dettaglio che non fece che creare nuovo disagio in lei, sicura fino a poco prima di un avvicinamento al nonno proprio in occasione del pasto.
Ci furono poche portate ma di ottima qualità, dinnanzi alle quali Elisabetta pensò spontaneamente ai poveri pasti che venivano consumati in gruppo alla bottega, dei quali, tuttavia, rimpiangeva il sentimento di cameratismo e complicità che veniva a crearsi fra gli apprendisti.
Gian Piero parlò con lei del più e del meno, chiedendole di Pisa e di come fosse arrivata in città.
La ragazza fu felice di tanto interessamento, tuttavia non riusciva a scrollarsi di dosso la fastidiosa sensazione che il vecchio stesse facendo tanti giri di parole solo per farle abbassare la guardia.
Gli leggeva negli occhi che c'era un secondo fine in tutto questo.... Mise a tacere la sensazione.
Era suo nonno, accidenti, perché diamine doveva cercare di imbrogliarla?!
Dopo un po', quando il pasto era già giunto al termine, il vecchio assunse una espressione di circostanza. Doveva farle una comunicazione importante.
-Cara nipote, è bene, ora che sei qui, che tu venga presentata alla città. La settimana prossima si terrà un banchetto a cui parteciperà il fiore dell'alta società fiorentina e tu ne sarai protagonista.
Vedrai, la città ti sarà subito amica; non c'è ragione per cui tu ti senta a disagio.- Si interruppe un attimo per controllare la reazione della ragazza, la quale non batté ciglio.
Una calma apparente dietro alla quale si nascondeva il sospetto destato dal suono fin troppo dolce e pacato, quasi carezzevole della voce del patriarca de' Servi. L'uomo continuò:- In tale occasione, ti farò conoscere le persone più di rilievo della politica cittadina e ti introdurrò al meglio in società. Ricorda: mantenere le apparenze e prevedere le mosse altrui ti sarà di molto aiuto. Firenze è come una spada: un'arma a doppio taglio, bella ma pericolosa.
E il modo migliore per non ferirsi è saperla usare.-
Elisabetta fece molta attenzione a queste parole. Le sarebbero state estremamente utili in futuro, ne era certa.
Soprattutto ora che si trovava nella Dominante, dove astuzia e giochi di potere erano pane quotidiano e la sua situazione più ambigua che mai.
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La Dama Di Venere
Historical FictionAnno 1471. Elisabetta de' Servi è l'erede di una ricca e influente famiglia fiorentina, tuttavia abita e cresce a Pisa felice con i suoi genitori e la servitù. Tutto questo fino a che una notte dei sicari infrangono la calma della casa uccidendo a...