Passavano i giorni.
Tutta Firenze era ormai a conoscenza del ritorno di Elisabetta de' Servi alla casa paterna, grazie alle chiacchiere fatte diffondere da messer Gian Piero dai domestici.
Dei nuovi, bellissimi abiti erano stati cuciti per la giovane erede e alcuni appartenuti a Lucrezia erano stati adattati e ammodernati per sua figlia.
Elisabetta non aveva tuttavia dimenticato il suo amico Francesco.
Aveva preferito evitare di parlare al nonno della sua esperienza nella bottega di Botticelli e quindi di tacere anche le amicizie strette lì.
Un mattino si svegliò come suo solito, con calma, ammirando una volta di più la stanza e la morbidezza del letto, quando una ragazza entrò.
Elisabetta non poteva essere più stupita. I lineamenti della giovane le erano familiari, come se ne avesse già sentito parlare, tuttavia il volto le era sconosciuto.
L'ignota non sembrò accorgersi di lei, intimorita dalla ricchezza degli arredamenti della camera.
-Buongiorno- disse timidamente Elisabetta.
La ragazza sobbalzò sentendo la voce sconosciuta per poi arrossire, inchinandosi frettolosamente.
-Perdonatemi madonna, credevo dormiste ancora.... Sono la vostra cameriera, mi ha assunta messer Gian Piero, che il Signore lo benedica...-
Elisabetta sorrise, alzandosi.
-Allora sei Bia, la figlia di Anna. Benvenuta- le disse cordialmente.
Bia alzò il capo, più stupita che mai. Ne aveva pensate di tutti i colori sulla sua giovane padrona, ma mai le era passato per la testa che potesse trattarla così, né tantomeno che conoscesse il suo nome.
Elisabetta da parte sua era felice di constatare che la figlia di Anna fosse e apparisse esattamente come l'aveva descritta la madre.
La serva indossava un abito molto semplice, dal colore grigio pallido. I capelli erano intrecciati e raccolti in una semplice cuffietta bianca di tessuto leggero, adatta per essere portata in casa, non certo all'aperto, dove l'aria era ancora fredda.
Bia dimostrò subito di essere assolutamente adatta al ruolo che avrebbe rivestito.
Seppe aiutarla senza problemi ad indossare l'abito rosato di panno che era stato preparato la sera prima e riuscì ad acconciarle al meglio i capelli, lasciando che i riccioli ricadessero attorno ai lati del viso, restando morbidamente raccolti sulla nuca.
Elisabetta approfittò di quel tempo per conoscerla meglio e capire quali fossero i suoi interessi e i suoi gusti.
Alla fine della mattinata, che passarono assieme, erano ormai amiche.
Tanto che Elisabetta pensò di raccontarle il suo piccolo segreto. Bia rimase a bocca aperta sapendo che la sua padrona era riuscita a conoscere il grande Sandro Botticelli, il pittore che rientrava nella rosa dei più abili e amati in città, il quale prestava i suoi servigi a Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico.
-Quando sono tornata qui, un mio caro amico stava molto male ma è stato lui a convincermi a tornare a casa. È da qualche giorno che non lo vedo e brucio dalla voglia di sapere come stanno tutti nella bottega. Oltretutto, me ne sono andata quasi di nascosto.... Potresti aiutarmi ad andare al laboratorio questo pomeriggio? Preferisco che rimanga fra noi.-
Bia annuì. Sapeva cosa si provava a non poter vedere un amico e la sua padrona le era piaciuta subito quando le aveva fatto le sue confidenze, dimostrandole grande fiducia.
L'avrebbe aiutata senza indugi.
-Vi aiuto volentieri. Potremmo dire che desiderate conoscere la città più a fondo, affidandovi a me. Comunque non credo che vi chiederanno nulla, siete la padrona e non dovete spiegazioni a nessuno, se non a vostro nonno.-
Bia aveva ragione.
Quando uscì, nessuno disse nulla e bastò dire un'ora entro la quale confidavano di tornare perché tutta la casa fosse tranquilla.
Oltretutto, c'era Bia ad accompagnare madonna Elisabetta, quindi non c'erano problemi.
La giovane nobildonna aveva indossato l'abito più semplice che avesse e si era coperta con un ampio mantello di lana nera, di taglio femminile.
Non sapeva esattamente perché, ma provava un senso di vergogna a indossare abiti più consoni alla sua posizione sociale dinnanzi ai ragazzi e al Maestro, che pure doveva conoscere lo sfarzo dell'alta società fiorentina.
Le ragazze si incamminarono di buon passo verso la città.
Come a rendere più plausibile la loro storia (e anche per la curiosità di Elisabetta) visitarono parte della città, luoghi come ad esempio Piazza della Signoria e Mercato Vecchio.
Quando arrivarono alla bottega del maestro Botticelli, avevano entrambe il cuore in gola, ma per motivi molto diversi.
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La Dama Di Venere
Historical FictionAnno 1471. Elisabetta de' Servi è l'erede di una ricca e influente famiglia fiorentina, tuttavia abita e cresce a Pisa felice con i suoi genitori e la servitù. Tutto questo fino a che una notte dei sicari infrangono la calma della casa uccidendo a...