La serata era proceduta senza intoppi.
Elisabetta arrossì leggermente vedendo una quantità di dame ridacchiare e parlottare fra loro fissando lei e Lorenzo in mezzo al salone, intenti a muovere i passi della danza che veniva eseguita in quel momento.
In una giravolta, la ragazza poté vedere messer Girolamo parlare con il Magnifico. Li stavano guardando, un lieve sorriso di approvazione sul volto e parlavano fittamente.
Evidentemente se ne era accorto anche Lorenzo, perché mise in fallo un piede e Betta dovette coprire il suo errore aprendo la stoffa della gonna.
-Perdonatemi, ma ho notato una cosa- mormorò lui in tono di scusa.
-Non datevene pensiero, ho visto anch'io.-
Si scambiarono una lunga ed eloquente occhiata, che diede abbastanza coraggio alla ragazza per rendere partecipe il giovane del suo disagio attuale.
-Avete visto quelle dame laggiù? Sembra proprio che non abbiano niente di meglio da fare che spettegolare a tutto spiano su di noi- disse in tono complice.
Con sua sorpresa, il ragazzo rise.
-E non siamo le uniche vittime di tale trattamento! Qui non c'è passatempo migliore per una donna dotata di abbastanza sfacciataggine e curiosità. Lo scoprirete presto- aggiunse con un velo di malinconia nello sguardo.
A differenza della giovane che gli stava davanti, lui era perfettamente a conoscenza dei piani paterni e si chiedeva come avrebbe reagito Elisabetta una volta saputo tutto quanto.
Nel frattempo, la musica era finita e così tornarono al proprio posto, dove erano attesi dai rispettivi capofamiglia, i quali sembravano presi più che mai da chissà quali contrattazioni e chiacchiere.
Non essendo nessuno dei due ragazzi interessato a simili disquisizioni, uscirono dalla sala con la scusa di prendere una boccata d'aria.
Una volta fuori, si accontentarono di tacere, come se dopo essere stati uniti contro la folla degli invitati non avessero più nulla da condividere.
Improvvisamente, Lorenzo prese la parola.
-La sera del banchetto in vostro onore, nel giardino.... In seguito vi siete detta sicura che quell'uomo non si fosse sbagliato nell'attaccare proprio voi. Cosa vi ha spinto a dire una cosa simile?-.
Elisabetta non se lo aspettava. Proprio quella sera, poi, doverne parlare a qualcuno che quasi non conosceva....
-Preferirei tacere ancora di questo argomento. Non mi piace molto parlarne- disse frettolosamente.
-C'entra con i vostri genitori? Con quanto vi è accaduto sei anni fa?-.
Betta non rispose, ma si allontanò di qualche passo.
Lorenzo capì di aver insistito troppo e su un argomento delicato e si affrettò a porvi rimedio.
-Aspettate, non intendevo offendervi.... Ho sbagliato, me ne rendo conto. È che certe cose non sono usuali, soprattutto in una fanciulla di nobile stirpe.-.
Elisabetta si fermò, voltandosi verso il giovane e lo guardò negli occhi.
-Perché è da quando sono qui che mi cercate? Le visite, gli inviti,... E ora anche queste curiosità. Che cosa volete da me, messere?-.
Per la prima volta in vita sua, Lorenzo si sentì spiazzato. Non aveva mai messo in conto che una ragazza (tantomeno di buona famiglia) gli parlasse in modo così diretto e privo di mezzi termini. Non era ciò che si sarebbe mai immaginato di trovarsi davanti, non era ciò a cui era stato preparato.
Ma gli ci volle poco per riprendersi.
-Pensavo aveste capito che è da tempo che si pianifica l'unione delle nostre famiglie attraverso il nostro matrimonio.-.
Alla ragazza mancò il fiato, come se le avessero dato un pugno dritto nello stomaco.
Eppure doveva aspettarselo.
Eppure si trattava dell'eventualità più facile da prendere in considerazione.
Che sciocca era stata..... Era così ovvio.
Lui si accorse del suo turbamento e le prese la mano, ma lei si ritrasse e tornò nella sala, improvvisamente smaniosa di andarsene.
STAI LEGGENDO
La Dama Di Venere
Tiểu thuyết Lịch sửAnno 1471. Elisabetta de' Servi è l'erede di una ricca e influente famiglia fiorentina, tuttavia abita e cresce a Pisa felice con i suoi genitori e la servitù. Tutto questo fino a che una notte dei sicari infrangono la calma della casa uccidendo a...