Una fiamma nelle tenebre

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L'odore d'incenso riempiva l'aria della chiesa di Santa Maria Novella e dei raggi filtravano tra le vetrate mentre il sacerdote salmodiava l'ultimo canto.
Elisabetta teneva gli occhi bassi, giostrando lo sguardo tra le pagine del messale e i grani del rosario di legno scuro, accanto a suo marito Lorenzo, in simile atteggiamento.
Il giovane, però, se all'apparenza era assorto nelle sue orazioni, sotto il banco tormentava i guanti di pelle tradendo tutto il suo nervosismo.
Ogni tanto alzava lo sguardo in una fugace occhiata alla moglie, chiedendosi se mai sarebbe riuscito a sciogliere il fitto e insidioso mistero che, seppure in parte, la circondava.
Oltretutto, quel che era peggio era che quella specie di nodo di Gordio non era il suo unico problema al momento.
La sera precedente, suo padre aveva mosso le proprie perplessità circa l'assenza di una gravidanza da parte della giovane de' Servi.
"Siete sposati da settimane ormai, per non dire mesi. Anche messer Gian Piero si starà chiedendo, come mezza città d'altronde, come mai sua nipote non sia ancora in stato interessante."
Lorenzo aveva in quel momento sentito una sgradevole sensazione, un misto di imbarazzo e ritrosia che aveva rallentato la sua risposta.
Il padre, allora, vedendolo restio a parlare, aveva cercato di spingerlo a fornire se non altro una giustificazione.
"Avete consumato, vero figliolo?" aveva chiesto a bassa voce, con fare insinuante, avvicinandosi.
Lorenzo aveva fatto una smorfia, sentendosi messo alle strette.
"Allora, ragazzo, vuoi rispondere a tuo padre?" si era infine spazientito messer Girolamo, prendendo il figlio per un braccio.
"No, ho preferito aspettare!"
Girolamo si era allontanato, con uno sguardo che tradiva tutta la sua delusione.
"Ma sei impazzito?" aveva mormorato, incredulo.
"Dovresti sapere bene che un matrimonio va immediatamente ratificato con la consumazione! Se de' Servi venisse a saperlo, sarebbe libero di chiedere lo scioglimento delle nozze quando gli pare, facendo contrarre alla nipote un'unione più vantaggiosa per lui!"
Lorenzo non aveva ribattuto.
Non gli piaceva parlare di certe cose, soprattutto se riguardavano la sua vita privata.
"Parlate di quella ragazza come se fosse un soggetto meramente teorico. Non lo è, ha quindici anni e ha paura.
È vissuta anni segregata a Pisa, dopo aver visto morire i suoi cari.
È arrivata a Firenze e il suo unico parente l'ha subito data in sposa.
È una ragazza, padre, con un passato simile....
Con noi dovrebbe sentirsi al sicuro.
Lasciatele il suo tempo, almeno per questo."
"Lorenzo, sei un uomo ormai. Un giorno ti occuperai dei beni di famiglia, sarai importante sul piano politico. Non puoi permetterti sentimentalismi, non adesso che sei all'inizio, non adesso che sei imparentato con una delle famiglie più illustri di Firenze."
Il giovane aveva ascoltato, riflettuto, soppesato ogni parola.
Suo padre aveva ragione.
"Farò il possibile, padre. Entro un mese, sarà tutto in regola."
Girolamo aveva sorriso, soddisfatto.
"Ottima decisione, figlio mio."

..................) (..................

Elisabetta era nella sua stanza e non riusciva a concentrarsi sulla lettura che aveva preso dalla biblioteca.
Era preoccupata.
Da qualche giorno, Lorenzo era diventato fin troppo amorevole con lei, cercava più spesso un contatto fisico e si tratteneva sempre più a lungo nella sua stanza, alla sera.
La cosa che la inquietava di più, però, era che si rendeva conto che in fin dei conti questi atteggiamenti non le dispiacevano così tanto.
Anzi, iniziava suo malgrado a essere attratta da suo marito.
Nulla di strano, in realtà, contando che questo genere di cose era quanto ci si aspettava da una coppia di giovani sposi, soprattutto quando non avevano ancora adempiuto ai doveri coniugali.
Tuttavia, si sentiva imbarazzata e strana nella consapevolezza dei propri desideri, tanto più che questi le ricordavano tristemente il suo primo bacio, quel bacio disperato eppure così dolce rubatole da Cecco alle porte dell'inverno.
Oltretutto, vedeva che, dietro agli sguardi ardenti e ai brevi tocchi di suo marito si nascondeva una grande apprensione.
Iniziava a pensare che forse aveva sbagliato a raccontare il suo passato a Lorenzo.
Forse la conoscenza gli aveva fatto più male che bene....
In quel momento, Bia entrò con degli abiti puliti da riporre nel cassone, interrompendo i pensieri della sua signora.
Elisabetta chiuse seccamente il volumetto, decidendo seduta stante di confidarsi con la serva.

.................) (.................

- Oggi hai qualcosa da dirmi, Antonio? -
Il frate rinnegato era nuovamente nello studio illuminato dalle candele del suo amico e padrone.
Si avvicinò alla scrivania, poggiandovi sopra un dischetto rosso spezzato, esibendo un sorrisetto di sbieco.
- È successo quanto speravate.-
Lorenzo ridacchiò.
Era sicuro che quel codardo di Corona avrebbe parlato.
-E allora?-
-È stato sufficiente che entrassi perché iniziasse a tremare!-
Il sicario si lasciò andare ad una grassa risata, per poi accorgersi della grande impazienza del padrone.
Ricomponendosi, continuò.
- Gli ho chiesto cosa sapeva. Ha iniziato a guardarsi attorno, come se i muri potessero difenderlo...! Avreste dovuto sentire come balbettava! Alla fine, con un po' di "aiuto"- disse, battendo significativamente l'indice sull'elsa del coltello da guerra - Ha vuotato il sacco, per quanto possibile. Il Fosco Messere lo ha visto solo una volta, e ha aggiunto che di solito manda dei gregari. Me lo ha descritto come alto, robusto, con voce profonda e melliflua, dai modi bruschi e violenti.
L'unica volta che lo ha visto, però, è stato costretto a tenere gli occhi bassi.-
Lorenzo sbuffò, deluso.
- Ma per sua e soprattutto nostra fortuna, il buon avvocato presta attenzione ai particolari.
Ha detto che il Fosco Messere era ben vestito, gli stivali erano del miglior cuoio e di ottima fattura, così come il mantello.
Oltretutto, sembra che quando ieri sera è venuto un suo messaggero, questi abbia dimenticato qualcosa.-
Additò il disco spezzato che stava sulla scrivania.
Lorenzo lo prese, interessato.
- Ma è ceralacca..... - mormorò, avvicinandolo con cautela ad una candela.
Sul sigillo spezzato, faceva bella mostra la parte di un blasone.
- C'è solo la metà inferiore, ed è molto piccola. Però è già qualcosa- notò il giovane aristocratico, guardando nuovamente l'ex frate.
Antonio ricambiò lo sguardo lasciando trasparire un velo di trionfante speranza.
Forse, scovare il famigerato Fosco Messere non era impossibile.

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