Nella bottega

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Le settimane si susseguivano piene di lavoro.
Andrea si era ormai abituato alla vita di bottega e alla compagnia degli altri allievi, anche se Giannotto ancora non si risparmiava frecciatine sulla sua inesperienza e sul fatto che fosse un novellino.
Tuttavia adorava essere intento in un lavoro, anche se si trattava solo di andare a prendere acqua al pozzo.
Sorrideva anche se i secchi pesavano troppo per le sue spalle, anche se lo si prendeva in giro per le mani lisce, evidente segno di chi non ha mai svolto lavori pesanti.
Bastava lo sguardo o il sorriso dei compagni o anche solo una pacca sulle spalle indolenzite per farlo sentire parte di una grande famiglia.
Il Maestro, in particolare, si era affezionato al nuovo arrivato ed era un piacere per lui vedere come i suoi occhi brillassero di entusiasmo quando gli insegnava qualcosa o gli dava un consiglio.
Anche se gli dava un ordine.
Andrea si era abituato presto anche alla cucina (in verità piuttosto scadente) dei compagni.
Ogni tanto, la sera, prima di andare a dormire, i ragazzi chiedevano al novellino di raccontare loro qualcosa di Pisa o della sua vita lì.
Se si trattava della città, il ragazzino era piuttosto loquace, ma sulla vita privata parlava pochissimo e malvolentieri.
Allora prendeva la parola Francesco, raccontando con più enfasi del dovuto di come Andrea il Pisano avesse respinto e mandato in fuga un pericoloso malvivente nella notte in cui lo aveva conosciuto.
Andrea ascoltava con una certa ironia nello sguardo questo racconto, pensando a dove fosse il pugnale conquistato quella sera.
Lo aveva sempre nascosto nella manica sinistra della camicia, dove lo aveva legato con delle strisce di stoffa, in modo da non essere mai colto di sorpresa.
Forse si trattava di una precauzione un po' inutile, visto l'ambiente... Ma la prudenza non è mai troppa, giusto?
Soprattutto viste certe questioni riguardanti il suo passato....
Ogni tanto ci pensava, e non poteva fare a meno di sentirsi sinceramente in colpa nei confronti dei ragazzi.
Soprattutto di Francesco....
E il Maestro? Gli dispiaceva omettere così tanto di sé a colui che era diventato quasi un padre per lui.
Ma non poteva fidarsi di nessuno, non con ciò che gli pesava tanto sul cuore!
Non nella città che più di ogni altra avrebbe dovuto temere.
Non nella città che con ogni probabilità aveva dato i natali a chi lo cercava con perfide intenzioni.
Non nella città che lo aveva accolto con una vile aggressione nel cuore della notte.

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