4.

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Sabato sera sono uscita con Jason e devo dire che mi sono trovata molto bene in sua compagnia. È un ragazzo simpatico e con la testa sulle spalle. Intelligente, brillante e sempre allegro.

C'è solo un problema.

Quando mi ha baciata prima di riportarmi a casa, non ho sentito le farfalle nello stomaco o il cuore aumentare i battiti.

Niente.

È stato piacevole ma niente fuochi d'artificio.

Ho deciso di dargli un'altra possibilità e in settimana andremo a prenderci un caffè dopo le lezioni. Non fraintendetemi eh, mi piace, ma la mia testa non è d'accordo a quanto pare.

Penso sempre di più a quei due occhioni verdi e tristi che non vedo da un'intera settimana. Andrew mi sta evitando e mi manca.

Mi mancano i nostri battibecchi. Gli scherzi e le risate.

Vuota.

Mi sento vuota.

Giovedì pomeriggio lo trovo ad aspettarmi davanti all'aula di pedagogia. Il mio stupido cuore traditore aumenta i battiti e un sorriso si fa strada nelle mie labbra.

Un vero sorriso.

<<Che ci fai qui?>>, chiedo sorpresa.

Ricambia il sorriso e con la mano mi scompiglia i capelli. <<Mi mancavi nanerottola. Sono stato impegnato con le canzoni per il nuovo album>>.

Non mi stava evitando.

Sono dannatamente felice e sollevata.

Perché diavolo sono sollevata? No, non dovrei sentire niente di tutto questo. Non per Andrew.

<<E come sta andando?>>

Si stringe nelle spalle. <<Abbastanza bene>>, ammicca e non è un buon segno, <<Ed io? Ti sono mancato?>>, chiede ridacchiando.

Lo colpisco al petto e quando faccio per allontanare la mano, lui la trattiene e se la appoggia sopra al cuore, tirandomi contro di lui.

<<La sai già la risposta>>, mormoro.

<<E' vero, ma vorrei sentirtelo dire>>.

Alzo gli occhi al cielo, divertita. <<Mi sei mancato, coglione>>.

Ride e afferrandomi per la mano, mi costringe a seguirlo. <<Andiamo a prenderci un caffè>>, dice e non è una domanda.

<<Paghi tu>>, rilancio.

Mi fa l'occhiolino.<<Affare fatto, nanerottola>>.

Prendiamo posto in un tavolo all'angolo e nascosto da occhi indiscreti. Andrew oggi porta un capellino da baseball con la visiera al contrario, occhiali da sole e una felpa nera che lo aiuta a camuffare la sua identità.

<<Allora nanerottola , com'è andata con Jason?>>

Lo guardo storto e decido di stare al suo gioco. <<Molto bene e bacia anche molto bene>>.

Sussulta come se lo avessi colpito con un pugno. <<Quindi ci uscirai di nuovo, vero?>>

Sorrido tentando di mascherare la tensione. <<Sì assolutamente>>.

Chiude gli occhi un secondo e quando li riapre la sua vulnerabilità sparisce e al suo posto rimane la rabbia. Questa emozione la posso gestire, mentre invece la sua delusione no.

Il mio peggior incubo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora