34. (revisionato)

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Riley

I miei genitori sono andati a cena con dei loro amici e ho finalmente tutta la casa per me dopo giorni in cui non sono riuscita a restare sola nemmeno cinque minuti.

Tornare a casa mi ha fatto davvero bene e parlare con mamma mi ha aiutato a chiarirmi il cuore e la testa.

Quello che è successo con Andrew l'altra sera è stato bellissimo, quasi perfetto e ne avevo un estremo bisogno. Ho capito tante cose su di noi e non voglio mollare. E non ne ho mai davvero avuto intenzione.

Noi ci amiamo.

Ci amiamo davvero moltissimo e le cose fra di noi possono sistemarsi. Io posso aiutarlo a sistemare il casino che ha dentro di sé. So che per lui non è facile affrontare i suoi demoni ma vorrei stargli almeno vicino.

Tic. Tic. Tic.

Un rumore improvviso contro la finestra mi fa sobbalzare. Corro a vedere e quando scosto la tenda noto una figura familiare e il mio cuore schizza alle stelle.

Apro una parte della finestra della mia stanza. <<Andrew?>>

Allunga le braccia e mi attira contro il suo petto, fregandosene del muro e del balcone che ci divide. Lo sento tremare e mi sta un po' spaventando.

<<Va tutto bene?>>, chiedo contro il suo collo.

Annuisce. <<Va benissimo. Adesso va tutto benissimo>>.

<<Mi stai spaventando>>.

Scuote la testa e si stacca dall'abbraccio. Sta piangendo e sorridendo allo stesso tempo. Appoggia la chitarra a terra accanto ai miei piedi e poi salta dentro alla mia stanza.

<<E' stata una giornata pazzesca, Riley>>.

Gli prendo una mano e lo trascino nel letto dove ci sediamo uno accanto all'altro.

<<Perché hai pianto?>>, chiedo con dolcezza.

Lui mi afferra il viso fra le guance e mi stampa un bacio casto sulle labbra. Poi mi solleva dal letto e mi fa appoggiare sulle sue gambe.

<<Sono stato alla tomba di mia madre oggi pomeriggio>>.

Spalanco gli occhi, sorpresa. <<Davvero?>>

Annuisce. <<L'ho fatto. È stato triste ma anche liberatorio. Ero così arrabbiato con lei, Riley. Lei è morta e mi ha lasciato ma non è colpa sua. Adesso l'ho capito>>.

Lo stringo forte a me. <<Oh, Andrew. Non sai quanto sono orgogliosa di te>>.

Sorride. <<Non è tutto. Ho incontrato mio padre>>.

Indietreggio per guardarlo negli occhi per capire come sta. Non c'è traccia di rabbia solo serenità. <<Tuo padre?>>

Sorride. <<Mi ha chiesto scusa per tutte le brutte cose che mi ha detto. Abbiamo parlato delle ore e ci siamo chiariti>>.

<<Ma è meraviglioso!>>

Si butta indietro sul letto e mi trascina con lui. <<Lo so. È strano ma sono anche felice>>.

<<Lo vedo>>.

Mi sistema un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. <<Scusa se sono piombato qui così, ma avevo bisogno di dirtelo e di parlarne con qualcuno. Avrei dovuto lasciarti i tuo spazi. Mi dispiace>>.

<<Non scusarti. Mi fa piacere che tu sia venuto da me. Speravo lo facessi>>.

<<Perché?>>

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