Riley
La luce del sole entra prepotentemente dalla finestra accanto al letto e disturba il mio sonno già da qualche ora. Sono stanca e vorrei tanto essere nel mio di letto e nella mia casa, invece no. Eccoci qui, all'ospedale.
Che gioia, vero?
Andrew sospira nel sonno e preme una mano alla base della mia schiena, tirandomi contro il suo petto.
Quando ieri sera si è intrufolato furtivamente nella mia stanza, è stato come vedere l'arcobaleno dopo una giornata di pioggia. Un qualcosa che ti toglie il fiato e che ti fa sorridere inaspettatamente.
Ed io ho sorriso, nonostante tutto ho sorriso.
<<Buongio...>>, il dottore che ieri mi ha visitato si blocca a metà della frase quando vede che non sono sola nel letto, <<E lui che cosa ci fa qui?>>
Ridacchio ed Andrew apre gli occhi, insonnolito. Si guarda attorno e quando vede il dottore a braccia conserte di fianco al letto, impreca sottovoce e si mordicchia il labbro inferiore con i denti.
<<Ehm, sono nei guai?>>, domanda con un sorrisetto furbo.
Il dottore scoppia a ridere, divertito. <<Lei è proprio testardo, signor Stevenson. Le avevo proibito di alzarsi dal suo letto, ma vedo che non mi ha ascoltato per niente>>.
Scuote la testa e mi guarda dritto negli occhi. <<Non potevo restare un altro minuto senza di lei>>.
<<Che adulatore>>, lo punzecchio.
Il dottore si siede nella sedia accanto al letto e si appoggia la cartellina sulle gambe. <<Beh, visto che siete qui entrambi, mi risparmiate un giro. Come state?>>
<<Bene>>, diciamo in coro.
<<Perfetto. Allora direi che dopo che avrete firmato le carte per le dimissioni possiate tornarvene a casa>>.
<<Grazie dottore>>, rispondo.
Mi fa l'occhiolino e si alza in piedi. Prima di uscire si gira a guardarci un'ultima volta. <<Siete fortunati ad avere quel legame, quello che spesso la gente cerca per tutta la vita. I giornali si sbagliano su voi due: vi amate davvero. Buona fortuna, ragazzi>>.
Andrew si gira a guardarmi. <<Ha ragione, nanerottola. Siamo fortunati>>.
Annuisco. <<Lo so>>, rispondo con la voce che trema per l'emozione.
<<Allora, pronta per tornare a casa?>>
Scuoto la testa e nascondo il viso contro il suo collo, inspirando a fondo il suo odore spaziale. <<Non ancora, no. Voglio altri due minuti così>>.
Ridacchia ma mi accontenta e mi tiene fra le sue braccia. Proprio quando sto per riprendere sonno, nella mia stanza fanno irruzione ben sette persone contemporaneamente: la mia famiglia, Jade, Dom e i ragazzi della band.
<<Oh, Andrew, per fortuna stai bene! Quando non ti sei presentato alle prove ieri mi sono preoccupato. Tutto ok, ragazzo?>>, gli domanda Dom.
Andrew, in preda alla confusione, si limita ad annuirgli.
<<Ti prego dimmi che non ti sei danneggiato le tue corde vocali!>>
Scoppio a ridere ed Andrew lo guarda storto. <<Non ti preoccupare, il tuo stipendio milionario è al sicuro. Per ora>>.
Dom alza gli occhi al soffitto ma non nasconde un sorrisetto di sollievo nel vedere che Andrew sta bene. Nonostante i due si becchino spesso, si vogliono un gran bene.
<<Pronti a tornare a casa?>>, domanda mia mamma, avvicinandosi al letto dalla mia parte.
Annuisco e anche Andrew che non ha mai smesso di abbracciarmi. <<Andiamo>>, sussurra.
Ci lasciano soli mentre raccogliamo le nostre cose e mi levo di dosso il pigiama sotto lo sguardo attento di Andrew che è ancora disteso a letto.
<<Non ricordo niente>>, dice all'improvviso.
Mi fermo con il pettine a mezz'aria. <<Dell'incidente?>>
<<Esatto. L'ultima cosa che so di aver fatto è aver pagato il conto, poi il vuoto>>.
<<Hai battuto la testa?>>
Annuisce. <<Contro un marciapiedi e mi pare che abbia vinto lui>>, dice indicandosi la ferita alla tempia.
Mi avvicino e mi infilo in mezzo alle sue gambe. <<Eh sì, ma hai la testa dura quindi credo che tu lo abbia scheggiato>>, lo prendo in giro.
Mi circonda la vita con le braccia e mi attira contro di sè. <<Sono andato nel panico ieri sera>>.
<<Panico?>>, chiedo presa in contropiede per il cambio di argomento.
Distoglie lo sguardo.<<Sì, perché mi sento terribilmente in colpa. Quel che è successo era solo diretto a me, non avrebbe dovuto coinvolgerti e questo mi manda fuori di testa>>.
Gli prendo il viso fra le mani e lo costringo a guardarmi. <<Andrew, non puoi pensarlo davvero>>, dico un po' ferita.
<<Perché no?>>
<<Io e te stiamo assieme, giusto?>>
Annuisce e mi guarda aggrottando le sopracciglia.
<<Tu sei parte di me, Andrew. Tutto quello che ti riguarda, coinvolge anche me>>.
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Il mio peggior incubo.
ChickLitRiley Cooper ha un grosso problema il cui nome è Andrew Stevenson, il migliore amico di suo fratello che dall'età di due anni non fa altro che darle il tormento. Riley e Andrew si odiano. Si odiano profondamente e non fanno altro che litigare e...