28. (Seconda parte)

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Fuori dall'ospedale i fans di Andrew hanno bloccato tutte le uscite e le guardie del corpo stanno cercando una via d'uscita possibile.

Andrew ed io siamo rinchiusi nella mia stanza da un po' di tempo e lui sta camminando freneticamente avanti e indietro.

<<Mi dici che hai?>>, chiedo osservandolo.

Si ferma e punta i suoi occhi verdi nei miei. <<Non si sarebbe dovuto sapere del mio incidente. Qualche infermiera ha divulgato la notizia ed ora i paparazzi sono qui sotto che aspettano di avere notizie. Non voglio che ti succeda niente un altra volta>>.

Mi alzo in piedi e mi metto davanti a lui, buttandogli le braccia al collo. <<Smettila>>, lo rimprovero.

Appoggia le sue mani sui miei fianchi e mi attira contro di sé. <<Non ci riesco. È più forte di me>>.

Gli sorrido dolcemente poi nascondo il viso contro il suo collo, ascoltando il battere ritmico del suo cuore.

<<Andrà tutto bene>>, dico.

Ricambia la stretta e sospira ma non risponde e so già che il suo cervello sta elaborando velocemente tutta la pressione che si sente addosso.

La porta della stanza si spalanca e Nick entra dentro sorridendoci. <<Ragazzi, abbiamo via libera. La macchina è nel garage sotterraneo e ci stanno aspettando. Siete pronti?>>

Annuiamo contemporaneamente e Andrew mi solleva il cappuccio della felpa sulla testa prima di fare lo stesso con il suo. Mi prende per mano e raccoglie il borsone da terra.

Nick ci fa strada lungo i corridoio dell'ospedale e si ferma davanti ad un ascensore. Le porte scorrevoli si aprono e ci infiliamo dentro in silenzio.

<<Erik sta controllando casa vostra che è assediata dai fotografi ma non preoccupatevi. Abbiamo installato un nuovo impianto di sicurezza>>.

Andrew gli sorride riconoscente. <<Grazie Nick. Prenditi il weekend libero e stai con tua moglie>>.

Nick gli stringe la spalla proprio nel momento in cui le porte dell'ascensore si riaprono. Usciamo assieme e raggiungiamo il SUV nero parcheggiato difronte a noi.

<<Stai bene?>>, chiedo ad Andrew una volta al sicuro dentro all'auto.

Sorride ma il sorriso non gli arriva agli occhi. <<Sì, bene>>, risponde distrattamente.

Uno strano gelo si impossessa del mio corpo e non è il freddo perché oggi ci sono circa diciotto gradi. È la presenza e l'indifferenza di Andrew ha farmi sentire vuota dentro.

È seduto qui accanto a me, ma è come se fosse dall'altra parte del pianeta.

Rimango in silenzio per tutto il tragitto ed Andrew non accenna ad aprir bocca perso com'è nei suoi pensieri angoscianti da cui mi ha completamente tagliato fuori.

Una volta al sicuro dentro alle mura di casa nostra mi permetto di tornare a respirare di nuovo liberamente soprattutto quando trovo i miei genitori in cucina a prepararci il pranzo.

<<Ciao mamma, ciao papà>>, dico baciando entrambi sulla guancia.

Mio papà mi trattiene in un abbraccio. <<Come stai, piccolina?>>

Mi siedo al tavolo. <<Abbastanza bene. Un po' acciaccata ma felice di essere ancora qui>>.

<<E tu Andrew?>>, chiede mia mamma.

Andrew è rimasto alla porta a fissare un punto impreciso fuori dalla finestra. <<Bene, scusatemi ho delle cose da fare. mangiate pure senza di me>>.

Andrew sparisce dalla cucina ed entrambi i miei genitori mi guardano perplessi dal comportamento strano del mio ragazzo. Alzo le spalle e loro non chiedono niente.

Dopo pranzo vado a buttarmi un po' a letto per recuperare le ore di sonno che ho perso in questi due giorni ma il mio cervello non mi permette di riposarmi. Continuo a pensare a tutto quello che è successo e a quanto in questo momento mi senta sola.

Bussano alla porta e Jade fa capolino da dietro, sorridendomi raggiante.

<<Come stai?>>, chiede entrando e venendosi a sedere sul bordo del letto accanto a me.

Scuoto la testa. <<Fisicamente bene, ma mentalmente è tutta un'altra cosa>>.

<<Andrew?>>

Annuisco. <<Questa mattina quando ci siamo svegliati si è isolato e mi ha chiuso fuori. Non ha voluto parlare con me e in questo momento non so nemmeno dove sia>>.

<<Vuoi che vada a cercarlo?>>

<<No!>>, urlo più forte di quello che avrei voluto, <<No, sa dove trovarmi>>.

<<Le tue compagne di squadra sono passate a vedere come stavi. Hanno detto che non vedono l'ora di riaverti in campo la prossima settimana>>.

Sorrido. <<Grazie. Domani andrò a trovarle agli allenamenti>>.

<<Ehi, Riley>>, mi chiama Jade dopo un lungo silenzio.

<<Sì?>>

Mi stritola una mano. <<Cole ed io... sì insomma. Abbiamo deciso di provarci>>, sussurra imbarazzata.

Scatto a sedere e mi metto ad urlare di gioia. <<Davvero?>>, strillo, <<E quando pensavi di dirmelo?>>

Ride forte e si distende accanto a me. <<E' successo ieri sera in ospedale. Dio, sono così felice Riley>>.

<<Ve lo meritate. Entrambi>>, dico abbracciandola stretta.

La felicità per Jade e mio fratello mi fa dimenticare per un momento la mia disastrosa situazione con Andrew e la cosa mi alleggerisce un po' il peso che porto oggi sul cuore.

Jade rimane con me fino a sera tardi e quando decide di ritornare allo studentato sono le undici e mezza di sera. Sto per crollare dal sonno e dalla stanchezza, ma nonostante questo non prendo sonno.

Andrew non si presenta da me e mi si spezza completamente il cuore in due pezzi. Mi aveva promesso che ci sarebbe stato. Ha mentito e la cosa mi fa così male!

Male da morire.

Così mi ritrovo a piangere nella mia stanza silenziosa e fredda, sentendomi dannatamente sola e svuotata.


Il mio peggior incubo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora