Andrew
Sto ancora fumando di rabbia nonostante sia passata un'ora dall'aggressione di Riley. Ho quasi perso il controllo questa sera, ma ne è valsa la pena. Ho avuto paura che le fosse successo qualcosa di grave da come urlava e si dimenava.
Ora è qui, fra le mie braccia, al sicuro. Si tiene il polso con l'altra mano e vedo che è sofferente. Glielo prendo con delicatezza fra le dita e noto un brutto segno rosso laddove quel coglione le ha stretto la mano.
<<Vuoi del ghiaccio?>>, le chiedo mentre siamo in salotto sul divano, abbracciati.
<<Sì e ho bisogno anche di stendermi. Sono un po' ubriaca>>, dice ridacchiando e quando si alza barcolla sui suoi piedi.
Sì, è decisamente ubriaca.
La sollevo da terra e la porto al piano di sopra. Entro nella sua stanza e la adagio sul letto fra i cuscini.
<<Mi hai fatto arrabbiare questa sera>>, dice così piano che credo di essermelo sognato, ma mi guarda aspettandosi una risposta.
Volevo ferirla o anche solo ottenere una reazione e beh, ci sono riuscito, ma non mi sono sentito meglio.
Il mondo mi è crollato da sotto i piedi.
<<Lo so e mi dispiace>>, rispondo sedendomi accanto a lei sul bordo del letto.
Annuisce. <<Perché lo hai fatto?>>, chiede guardandomi negli occhi.
Le sistemo un ciuffo ribelle di capelli dietro l'orecchio.
Perché ti amo, vorrei dirle. <<Perché ho avuto una brutta settimana e tu non hai risposto alla mia domanda. Questo non giustifica il mio comportamento ma volevo riuscire a ferirti>>.
<<Ci sei riuscito e mi hai anche fatto ingelosire. Tantissimo>>, biascica.
Gongolo un po' per la sua confessione che so che se fosse sobria non avrebbe mai fatto. È timida a volte e mi piace spronarla a dire le cose che per lei non sono semplici da fare uscire dalla bocca.
<<Mi fa piacere>>, sussurro accarezzandole una guancia, <<Torno subito>>.
Scendo al piano di sotto a prendere del ghiaccio dal freezer e un bicchiere d'acqua con due aspirine per alleviarle la sbornia domani mattina.
Quando torno la trovo come l'ho lasciata e gli occhi chiusi. Spero non abbia preso sonno.
Mi distendo accanto a lei dopo aver tolto ad entrambi le scarpe e le prendo il polso, adagiandoci delicatamente il ghiaccio nella parte rossa.
Mugola di piacere e schiude gli occhi. <<Va già meglio>>, mormora.
Le passo un braccio attorno al collo e la faccio appoggiare al mio petto. Mi piace averla vicina, toccarla. I nostri corpi sembrano due tessere dello stesso puzzle.
Due incastri perfetti.
<<Lo dirai a Cole quello che è successo?>>, chiede.
<<No, se vorrai glielo racconterai tu, ma andrà sicuramente fuori di testa>>.
<<Lo so, ma domani qui ci sarà un livido che non riuscirò a nascondere. Farà domande>>.
Le accarezzo la spalla e la sento rilassarsi un po' alla volta.
<<Ci inventeremo qualcosa. Puoi sempre dire che ti sei fatta male allenandoti>>.
Non risponde alla mia affermazione e noto con piacere che si è finalmente addormentata. Spengo la luce della lampada sul suo comodino e la stanza piomba nell'oscurità.
Le tolgo il ghiaccio e dopo averla osservata dormire per un po', chiudo anche io gli occhi e scivolo nel sonno.
Ho caldo.
Mi sembra di essere dentro ad un forno crematorio. Non che io ci sia mai stato e sappia come sia, ma immagino che faccia un caldo infernale.
Tento di scacciare via le coperte con gli occhi ancora chiusi, ma non ho niente addosso. O meglio niente lenzuola.
Al loro posto c'è un altro corpo spalmato praticamente sopra di me e mi ritrovo a sorridere come uno scemo.
Praticamente un pazzo omicida.
Apro un occhio e poi l'altro e mi perdo completamente in due pozzanghere d'acqua piovana. Riley mi sta fissando con un'espressione divertita.
<<Non è molto bello essere quasi stata cacciata dal mio letto>>, borbotta.
Ridacchio e le afferro la mano con la mia, intrecciando le nostre dita. <<Scusa, ma ho caldo>>.
Fa per togliersi ma la trattengo. Scuoto la testa e lei si rimette dov'era due secondi fa.
<<Ti ricordi qualcosa di ieri sera?>>, domando esitante.
Dì di sì, per favore.
Annuisce titubante. <<Mi ricordo di te che ti strusciavi contro quattro ragazze>>, dice ed in risposta gemo contrariato al ricordo, <<e che sono stata aggredita>>.
<<E?>>
Aggrotta le sopracciglia confusa.
<<Mi hai portata a letto in braccio, mi hai messo il ghiaccio nel livido e mi ricordo dei paparazzi>>.
Annuisco. È tutto esatto quello che si ricorda, ma non dice la parte più importante: ha detto di volermi.
Volere me.
<<Già, Nick e gli altri hanno avuto un bel da fare>>.
Mi guarda e sembra che mi stia leggendo dentro. So che ne è capace, ma al momento sono un po' arrabbiato per accorgermi che mi fa piacere.
Mi alzo di scatto dal letto e vado alla porta. Sono solo le otto del mattino ed è sabato. Nessuno si sveglierà prima di mezzogiorno e ho bisogno di scappare da qui.
Mi sembra di soffocare.
<<Perché ti sei arrabbiato?>>, domanda seguendomi nel corridoio.
Tiro un lungo respiro profondo e conto fino a cinque prima di dire qualsiasi cosa di cui poi me ne pentirò amaramente.
<<Non te lo ricordi vero?>>
<<Cosa?>>, chiede alzando la voce.
Giro la testa per vedere il suo profilo e ingoio il nodo che ho in gola. <<Niente>>, e le sbatto la porta della mia stanza in faccia.
Chiudo a chiave e lascio tutti i miei problemi fuori dalla camera.
Problemi abbastanza gravi.
Ieri sera sono venuti quelli della casa discografica e pensate un po'? Hanno adorato il mio inesistente nuovo album. Non sono riuscito a buttare giù una parola nell'ultimo mese.
Ora ho la giusta ispirazione: il mio cuore spezzato.
Ok, non è il caso di esagerare. Sono solo arrabbiato perché lei non se lo ricorda, ma lo ha ammesso comunque. Mi vuole.
Ed io voglio lei. Anzi no, io la amo.
Riesco a starmene nella mia stanza per tutto il giorno senza che nessuno, nemmeno Riley, venisse a bussare alla mia porta.
Ho scritto una canzone e a quanto pare mi sono finalmente sbloccato. Trovo che sia buona ed è un inizio per il mio nuovo lavoro.
Indovinate?
Parla ovviamente di lei, di quello che mi fa sentire.
Bussano alla porta e sotto la fessura passa un bigliettino ripiegato una volta. Mi abbasso per prenderlo e lo apro immediatamente.
Ho bisogno di parlarti. È importante, ti prego. Raggiungimi alla spiaggia e ti prometto che non te ne pentirai. R.
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Il mio peggior incubo.
ChickLitRiley Cooper ha un grosso problema il cui nome è Andrew Stevenson, il migliore amico di suo fratello che dall'età di due anni non fa altro che darle il tormento. Riley e Andrew si odiano. Si odiano profondamente e non fanno altro che litigare e...