Riley
<<Ragazze, ci vediamo in palestra lunedì. Buon week-end>>, ci congeda la coach Davis dopo che abbiamo recuperato le valigie dal rullo dell'aeroporto.
Sono stanchissima. Le trasferte lontane come queste mi devastano ogni volta, ma apprezzo innanzitutto la soddisfazione della partita che ho giocato al meglio della mia forma. Non sono mai stata tanto concentrata come ieri sera.
Adesso però le miei priorità sono diverse. Non vedo l'ora di uscire dalle porte scorrevoli e riabbracciare Andrew, stare per tutto il week-end chiusi nella nostra bolla di felicità.
Esco dalle porte scorrevoli degli arrivi dei voli e subito vengo accecata dai flash dei fotografi appostati nel corridoio dell'aeroporto. Le compagne di squadra alle mie spalle sussultano spaventate e si dileguano in un attimo, lasciandomi in balia di questi avvoltoio in cerca di scoop.
Vengo accerchiata e soffocata da tutti questi paparazzi che non fanno altro che assillarmi con le loro domande.
<<Riley, come vanno le cose con Andrew?>>
<<Siete innamorati?>>
<<Lo seguirai nel tour europeo?>>
Rimango paralizzata davanti a questo assalto e non mi accorgo neanche dell'uomo che mi arriva alle spalle e mi colpisce forte con un oggetto in mezzo alle scapole, togliendomi il respiro.
Sfortunatamente per me, nessuno si accorge dell'aggressione e continuano con le domande a cui non ricevono alcuna risposta.
Mi faccio largo a gomitate per uscire da quest'incubo imprevisto e quando riesco a seminare i paparazzi nella confusione dell'aeroporto di Los Angeles, mi nascondo nel bagno delle donne per rifiatare.
Mi guardo allo specchio e stento a riconoscermi. I capelli mi sono sfuggiti dalla coda, gli occhi sono più grandi del normale e ho il viso pallido, sembra quasi che io non prenda un filo di sole da anni e posso assicurare che non è così.
Mi sciacquo il viso con dell'acqua fredda e respiro a fondo prima di decidermi ad uscire ad affrontare la folla di paparazzi. Mi calco sulla testa il cappuccio della felpa e spalanco la porta del bagno.
Dei passi mi seguono lungo tutto il tunnel e senza guardarmi indietro perché troppo spaventata, accelero il passo, ansiosa.
Una mano forte mi afferra per il polso e mi fa fermare, attirandomi contro un petto muscoloso.
<<Oh, Riley, quanto mi sei mancata>>, dice una voce profonda alle mie spalle.
Mi giro, sopraffatta dall'emozione e con un sorriso enorme stampato sulle labbra.<<Andrew!>>, dico in un sospiro estatico.
<<Non mi hai sentito chiamarti?>>, chiede accarezzandomi la guancia con il dorso della mano.
Scuoto la testa. <<Ero un po' spaventata. Qualcuno mi ha colpito alle spalle prima e credevo mi avesse seguita>>, ribatto in preda al panico.
Mi stringe fra le braccia e mi bacia la tempia. <<Non temere, usciremo da qui>>.
<<Dove sono Nick ed Erik?>>, chiedo abbandonandomi contro di lui.
Indica la fine del corridoio con la testa. <<A due passi. Stanno sgombrando la zona>>.
Mi prende la borsa con una mano mentre con l'altra afferra la mia, intrecciando le dita. Ci incamminiamo verso l'uscita e sono sollevata quando vedo le guardie del corpo di Andrew aprire un varco fra la folla di curiosi e di giornalisti.
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Il mio peggior incubo.
ChickLitRiley Cooper ha un grosso problema il cui nome è Andrew Stevenson, il migliore amico di suo fratello che dall'età di due anni non fa altro che darle il tormento. Riley e Andrew si odiano. Si odiano profondamente e non fanno altro che litigare e...