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Il concerto è cominciato da ormai un'ora e stare nel backstage è un'emozione spettacolare, intensa e mi scorre tutta l'adrenalina nel sangue. Adesso capisco perché Andrew ama stare sopra ad un palco.

È nato per fare questo.

La band ha appena deciso di fare una pausa ma Andrew non è della stessa opinione e rimane ad intrattenere il suo pubblico. Ha in mente qualcosa, credo.

<<Buonasera caloroso pubblico! Come sta andando questa Vigilia? Bene?>>

Il pubblico gli risponde con un coro di "Sì" e in mezzo anche qualche "Ti amo, Andrew".

<<Questa sera fra di voi c'è una persona davvero speciale per me. Si trova proprio qui dietro e vorrei dedicarle questa canzone che ho scritto da poco>>, dice guardandomi negli occhi e regalandomi uno splendido sorriso.

Si siede nello sgabello, prende la chitarra fra le mani e strimpella un paio di note prima di cominciare a suonare una melodia dolce.

Ho già detto che ho il cuore che sta per uscirmi dal petto?

<<Blond braids and sweet smile/ a little girl with a big heart/ we played to be great/ as big as our dreams/ You can't know but you make me feel alive/ alive in the rubble/ rubble that hurt me/ You have brought back the light in a world of perpetual darkness/ You hit me like a meteorite, midget/ you knocked me>>, canta. Il mio cuore ha un sussulto che mi lascia senza fiato. Andrew mi ha lasciata completamente stecchita. <<I'm not going to let you/ even if it means leaving my dreams/ You are everything to me, midget/ I want you, Can I have you? /I had to find yourself, tell you I need you/ we go back to square one? I can't part with you/ I don't know if you feel what I feel/ but if this feeling comes from both sides/ then we will be like fireworks/ explosives but spectacular fireworks>>.

Per fortuna dietro di me ho trovato una colonna dell'impalcatura del palco, altrimenti credo che sarei col culo per terra. Le parole della canzone vibrano ancora attorno a me, nonostante Andrew abbia smesso già da un po' di suonare la chitarra.

Cerco i suoi occhi e lo vedo un po' sfuocato per colpa delle lacrime che mi appannano la vista. Nessuno, prima di lui, era riuscito a farmi piangere in questo modo e a farmi sentire con i sentimenti in subbuglio.

Qualche ora fa ho detto a mia mamma che ero confusa riguardo ai miei sentimenti per Andrew ma mai come ora vedo con chiarezza dentro di me: amo questo ragazzo, forse l'ho amato fin dal primo giorno in cui l'ho visto nel giardino dei vicini a giocare con una macchinina rossa.

Una sola cosa rimane però a bloccarmi: la paura. Sono terrorizzata al pensiero di lasciarmi andare completamente, di vivermi il momento. Sono paranoica lo so, ma sono abituata che quando una cosa è troppo bella, poi ne succede una brutta.

Chiamatelo karma o come diavolo volete, ma per me è così fin dall'infanzia.

Andrew lascia il palco sotto un coro di applausi e di fischi per venire dritto verso di me. Mi afferra la vita con le braccia e mi attira contro di lui.

<<E' arrivato il momento di darmi la risposta, Riley Cooper>>, mormora.

Gli getto le braccia al collo. <<Sono tua, Andrew Stevenson>>.

Il suo bellissimo viso si apre in un sorriso radioso. <<Finalmente. Sono ventun anni che aspetto di sentirtelo dire>>.

<<Che cosa?>>

Mi bacia la fronte. <<Ti racconterò ogni cosa, te lo prometto, ma ora ho solo voglia di baciarti>>, sussurra contro il mio orecchio e il suo fiato caldo mi fa rabbrividire.

Il mio peggior incubo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora