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L'ultima volta che sono stata al Clockblock, più di un anno fa, la serata è finita con me e Shay collassati in un parco alle cinque del mattino, Gideon in ospedale per un coma etilico, e una parte del locale andata a fuoco per colpa di un pazzoide incartonato, arrestato in seguito. In effetti il Clockblock è una vecchia roccia, ne ha viste di tutti i colori.

Ho già accennato al fatto che Slade una volta abbia sfondato la porta vetrata con la jeep?

La cosa incredibile è che l'edificio sia ancora in piedi. So dove sto andando, so gestire ambienti e gente del genere da una vita. Ma sono comunque un po' inquieta, ho troppi brutti ricordi di quel posto.

-Vicks, se non ti va non c'è problema. Facciamo qualcos'altro-. Dio, Shay è sempre così attento. Questo suo lato di lui non mi è nuovo, ma sembra che con il nostro riavvicinarsi il nostro vecchio legame si sia saldato del tutto. 

Sorrido. -No, voglio provare a divertirmi. In modo sano, stavolta-.

Shay sorride. -Sai che non tocco roba pesante da otto mesi?-. 

-Non sai quanto sono felice di sentirlo-.

-Credo che averti vista in quello stato, mi abbia aperto gli occhi. In un certo senso è merito tuo-. 

Storco la bocca. Poi mi viene in mente una cosa. -Slade lo fa? Ci va giù pesante?- da quando lo conosco non l'ho mai visto fare altro se non fumare marijuana. Shay scuote la testa. 

-Ti sembrerà assurdo, ma da quando lo conosco non l'ho mai visto toccare droga se non per venderla-. Tiro un sospiro di sollievo. Lo sapevo già, l'avevo intuito, ma sono felice comunque. Quello che c'è tra noi è già abbastanza complicato anche senza la droga. 

Parcheggiamo, il posto è esattamente come lo ricordo e come l'ho sempre visto. Praticamente è un rave party in miniatura. Indosso una fascia senza spalline che mi scopre la pancia, nera, dei jeans stretti a vita alta che mi superano l'ombelico, neri. Anfibi, giubbotto largo di jeans. Ho raccolto i capelli in una spessa coda alta che mi sfiora la vita ogni volta che muovo la testa. 

-Sei uno schianto, stasera- mi dice Shay, notado solo ora che sono uscita dall'auto il mio abbigliamento. Sorrido. E' divertente il fatto che non ci abbia badato, sembriamo davvero fratelli. So di attirare l'attenzione dei ragazzi, non sono una ragazzina inconsapevole o con bassa autostima. Semplicemente, non mi importa molto. Si rivela utile in certi casi avere un bel corpo, ma per la maggior parte delle volte nella vita è assolutamente indifferente l'aspetto che hai. 

Il fatto che sia carina non ha risparmiato nessuna delle disgrazie che mi sono capitate, e ha attirato Slade, che è al primo posto nella lista degli eventi disastrosi della mia vita. Slade è una disgrazia irresistibile, però. 

L'uragano Charlie mi salta addosso per la seconda volta in pochi giorni non appena mi vede, e inizia a parlare spedita. Le presto attenzione a metà, anche se dice cose interessanti, a modo suo. Charlie ha la strana abitudine di condividere ad alta voce tutte le sue seghe mentali, dalle più filosofiche alle più stupide alle più volgari, senza badare nè alla situazione nè al contesto. E' spontanea, ed è una cosa che amo. Non importa quanto siano acide, fastidiose, stronze o infantili, le persone spontanee sono al primo posto nella mia lista di gente ideale. 

Non appena entriamo vivo un inquietante sensazione di deja vu. Praticamente, un anno fa questa era la mia casa. Io, Charlie, Shay e altri amici indefiniti ci facciamo largo tra la folla, il nostro gruppetto inizia a disperdersi e ad aggragarsi ad altri. Qui dentro, quasi tutti conoscono tutti. 

Charlie mi trascina verso il bar. Prima di bere mi sorride e si infila un acido in bocca. Distolgo lo sguardo. Non la invidio neanche un po'. Nella mia vecchia vita ne avrei preso subito uno anche io, adesso l'idea mi disgusta. Accendo una sigaretta e sorseggio con calma il mio coca-rum. La musica trance è altissima, ipnotica, fatta apposta per farti perdere la concezione della realtà, che tu sia impasticcato o meno. 

-Ho sentito... tu e Slade, eh?- la frase di Charlie mi arriva a metà, le luci verdi danno un aria irreale ai suoi capelli biondi, la musica impedisce parecchio la conversazione. Mi avvicino al suo orecchio. -Come lo sai?-

Charlie sorride enigmatica. -Le voci girano, Slade è abbastanza famoso da queste parti, lo sai. Fate sul serio?-

Ingoio metà del mio drink prima di rispondere. Non so cosa dirle. -Non lo so. Forse. Ma non durerà mai, lo sappiamo tutti e due-.

L'acido che si è presa farà affetto tra un po', ho ancora un quarto d'ora della sua lucidità. Charlie è davvero una persona con cui è facile confidarsi. Lei sembra pensierosa.

-Cosa provi per lui?-. 

Scuoto la testa. Lei capisce e sorride, mi trascina tra la calca e iniziamo a ballare, lasciandoci completamente trasportare. Charlie dopo dieci minuti è nel mondo delle meraviglie, io sono un tutt'uno con la musica. Non so quando ballo, ma quando smetto mi fanno male le gambe e la milza. Ordino una birra ed esco a prendere aria. La musica è così assordante che si sente anche nello spiazzo davanti al locale, le orecchie mi fischiano. 

Ci ho quasi rimesso i timpani, non ero più abituata. Mi allontano un po', ho bisogno di un attimo di silenzio. Cammino per l'isolato industriale, c'è la nebbia, il casino del Clockblock è un lievissimo rumore in sottofondo, lontano. Prendo un bel respiro. Guardo l'ora e sgrano gli occhi. Ho ballato per due ore consecutive. Gesù.

Faccio per tornare indietro, ma mi blocco alla vista di una jeep familiare. E' l'auto di Slade. Mi avvicino, dentro non c'è nessuno. Mi guardo intorno. Cemento, strade, lampioni, un velo di nebbia. Un topo passa rapido da un tombino all'altro. Fa freddo. Di Slade non c'è traccia. Che sia già andato al locale?

Continuo a camminare verso il Clockblock, ma a dieci metri dalla jeep mi fermo. In un vicolo laterale, dove ci sono dei cassonetti, ci sono due figure. Una la riconoscerei anche con gli occhi pieni di sabbia, l'altra è alta e smilza. Mi avvicino, faccio per chiamare Slade, ma appena capisco con chi sta parando mi paralizzo. Oleg. 

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