33.

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Oggi facciamo disegno libero, il mio preferito credo. La matita inizia a viaggiare da sola sul foglio, seguita dai tratti pesanti della penna, le sfumature delicate, qualche colore qua e la. Uso tutto quello che ho nell' astuccio, perfino gli evidenziatori. Mi estranio dalla classe, dalla scuola, e ritrovo nel foglio davanti a me tutto quello che ho in testa.

Slade è sempre nella mia mente, e mi rendo conto che nell' insieme di figure che ho disegnato c' è anche un po' di lui. I ghirigori complessi del fumo, stilizzati, un viso dagli zigomi incavati e attraenti, una bocca voluttuosa, del nero corvino e del blu profondo sparsi qua e là. Non è niente di preciso, assomiglia più a un complicato graffito, ma ci ho messo tutto. Slade, me, Shay, le droghe, le auto, dei cubi, delle rondini, viticci intricati, un cielo messo al rovescio.

Sono così concentrata che non mi accorgo di lui. Un paio di labbra familiari indugiano sulla mia nuca, scorrono quasi con tenerezza fino alla mascella. Mi volto sorpresa. Slade mi sorride, appoggiato dietro di me con le mani sul mio sgabello. Ci stanno guardando tutti con la coda dell' occhio, anche se fingono di disegnare. Non mi importa. Sorriso a Slade.

-Che ci fai qui?-

Fa spallucce, poi indica il mio disegno. -Mi piace guardarti lavorare. É bellissimo-.

Arrossisco un po, spiazzata. Non credevo gli interessassero queste cose.

Come se mi avesse letto nel pensiero, lui fa un sorriso storto. -Mi interessa tutto quello che fai. E questa è praticamente una foto del tuo cervellino-.

Stiamo parlando a bassa voce, molto vicini. L' insegnante si schiarisce la voce, a disagio.

-Ehm, Hummer, se non hai di meglio da fare vieni ad aiutarmi con queste, invece di distrarre Vicktoria-. La prof indica un paio di modelli in gesso che prova a spostare da dieci minuti buoni. Slade fa un sorriso smagliante, e giuro che sento dei sospiri nella zona delle ragazze.

-Agli ordini, capo- replica ironico, e inizia a darsi da fare. Vorrei continuare, sul serio, ma vedere Slade che tende i muscoli per sollevare quegli orrendi modelli in gesso è decisamente un occupazione più interessante. Lo so, sono una teenager in piena tempesta ormonale, accidenti a me.

Noto che anche la parte femminile della classe di arte sembra più interessata a Slade che lavora piuttosto che ai propri disegni. Gwendolyn, la mia vicina, mi fa il gomito con aria complice. -Non sai quanto ti invidio, sorella-.

Nascondo un sorriso. Slade mi fa l'occhiolino, sa benissimo di avere addosso parecchie attenzioni ma la cosa non lo mette assolutamente a disagio.  

Storto le labbra in un sorrisino.

Dopo la lezione insiste per prendersi il mio disegno, glielo lascio. Tanto che me ne faccio io? 

-Programmi per oggi?- chiede. 

Ci penso un istante. Rick, il ragazzo che avevo conosciuto sulla spiaggia, si è trasferito a Londra definitivamente, siamo usciti un paio di volte. Lo adoro, é davvero simpatico. Sul tardi dovrei vedermi con lui, ma prima non ho nulla da fare.

-Non so. Hai qualche idea?-

Mi fa quello sguardo che dovrebbe essere illegale fuori dalla camera da letto, rabbrividisco di piacere. -Slade. Smettila subito- sibilo divertita quando mi blocca in un angolo isolato del corridoio.  

Lui ridacchia nel mio orecchio, le sue mani stanno andando decisamente troppo in basso. 

-Mi hai chiesto se avevo idee... Al momento mi sembra il programma migliore- mormora basso.

Mi guardo intorno, grazie a Dio non ci guarda nessuno. Slade mi sta mordicchiando il collo, provocandomi fremiti deliziosi. 

-Non... Siamo in corridoio, Slade! E poi l' abbiamo già fatto stamattina. Tre volte!- 

Lui ride ancora, di gusto.

-Credi che mi basti? Starei dentro di te ogni giorno per tutto il giorno, se potessi. Certo, magari avresti qualche problema a camminare, dopo...-. Spalanco la bocca, eccitata dall'immagine ma scandalizzata dai suoi modi rudi. 

-Slade!- gli di uno schiaffetto sul braccio, cercando di non ridere.

Si allontana divertito. -Messaggio ricevuto, non in pubblico-.  

Mi metto le mani sui fianchi, esasperata. -Guarda che dicevo sul serio-.

Mi bacia sulle labbra. -Non lo so... anzi, lo so- si illumina. -Ti porto io in un posto, ma è una sorpresa-.

-Oh merda, di solito le tue sorprese comprendono risse o polizia-.

Ride. -Non stavolta, piccola, spiacente di deluderti. Ci vediamo dopo-. Lo attiro a me e lo bacio. -Niente stronzate- lo minaccio amichevole, mormorando sulla sua bocca.

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