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Shay sembra reduce da una rissa. Ci viene incontro nel parcheggio con un occhio nero, ma il suo viso pesto s illumina quando vede le nostre espressioni e mi soffoca in un abbraccio. 

Lo stringo forte. -E' tutto sistemato- mormoro, affondandogli il viso nel petto familiare. Non mi sono mai sentita così sollevata in vita mia, ho ancora la tachicardia. Vedere Shay e Slade, le due persone a cui tengo di più al mondo, in pericolo, è stato qualcosa di atroce. Dev' essere reciproca anche per loro la cosa. 

-Grazie a lei. Gli ha fatto il culo- sorride Slade. Shay gli da una pacca e lo stringe in un breve abbraccio affettuoso. -Vickie fa il culo a tutti. Sono felice che vi siate tolti dai piedi questa cosa, fratello-.

Normalmente andremmo a festeggiare, ma nesuno di noi tre se la sente di stare qui un minuto di più, e oltretutto siamo esausti. Rimandiamo la festa e torniamo in hotel a prendere le nostre cose.

-Ce la fai a guidare fino a Londra?- chedo perplessa a Slade- E' così stanco che sembra sul punto di collassare sul volante. 

-No, ma voglio andarmene dalla città. Ci fermiamo al primo motel in periferia-.

Shay collassa subito sul suo letto, nella camera adiacente. Io e Slade condividiamo una matrimoniale. Lo cerco nel buio, cullata dal piumone stranamente morbido dell'hotel. La sua pelle calda, i fasci di muscoli sodi e familiari, il suo profumo di ragazzo e sigaretta. Indossa dei pantaloni della tuta e io un pigiama largo, ma è come se non ci fossero barriere tra noi. Accarezzo i suoi tatuaggi uno a uno, gli bacio lo sterno. Lui sospira e mi avvolge tra le braccia, incassandomi la testa sopra la sua clavicola. 

-Vickie-.

Pensao dormisse già. -Mh?-

-Per un attimo ho avuto davvero paura di perderti. Quando quel bastardo ti ha puntato la pistola addosso... Sapevo che sarei morto all'istante se fosse partito il colpo- scandisce lentamente, a occhi chiusi.

Gli accarezzo la linea della spalla. -Stai dicendo che se io morissi tu ti ammazzeresti?- sussurro.

-La cosa è semplicissima, piccola. Odio dire stronzate romantiche, quindi ascolta bene perchè te lo dirò una sola volta-. Apre gli occhi, si volta un po' fino a guardarmi in faccia. 

-Senza di te sarei una cosa rotta. Una metà senza la parte che la completa. Dove vai tu vado io. Punto-.

E' la cosa più profonda che mi abba mai detto. Mentre lo guardo a lungo, so che è lo stesso per me. So che se Slade morisse io lo seguirei all'istante.

Passa qualche minuto di silenzio, sto per addormentarmi, Slade mi traccia cerchi invisibili sulla schiena. Mi sollevo un po'.

-Slade?-

Mi guarda. Gli occhi luminosi nel semi buio, le palpebre a mezz'asta, le labbra piene, la sua forza e il suo coraggio nei lineamenti netti, nella posizione della mandibola. Prendo un respiro profondo.

E gli racconto tutto.

E' un suo diritto saperlo, anche se sa già parecchie cose. Ma ho bisogno per la prima volta in vita mia di parlarne davvero a qualcuno in grado di capire, qualcuno in grado di ascoltare.

Gli parlo di mia madre, di mio padre, della mia prima pasticca, del sesso anestetico, della depressione, del dolore, delle pillole, il tentato suicidio, l'angoscia, le passeggiate notturne, la riabilitazione, gli amici va e vieni, le discoteche, i dipinti, i tuffi nel tamigi invernale, per non sentire, per staccarmi. Provo a spiegargli come percepisco il mondo, le persone, anche se certe cose sono davvero complesse da esprimere. Gli parlo di come ho trovato un equilibrio, e poi gli parlo di lui. 

Gli dico quanto lo amo. O almeno ci provo. Anche questo è quasi impossibile da spiegare a parole. Ma la cosa meravigliosa è che lui ascolta ogni singola lettera che mi esce dalla bocca, e meglio ancora capisce alla perfezione tutto quello che dico, anche quando fatico a parlare.

E' quasi come se fosse nel mio cervello, come se condividessimo tutto. 

Quando finisco mi bacia, e mi bacia ancora.

-Ti amo- mormora tra un bacio e l'altro. Anche se siamo entrambi esausti, abbiamo bisogno di stare insieme in ogni modo che ci è concesso. I vestiti volano giù dal letto uno dopo l'altro. Ci prendiamo più tempo di quanto abbiamo mai fatto per esplorarci a vicenda, con cura, con lentezza.

Slade Hummer è la mia casa.  

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