13 ~amore e odio~

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La domenica seguente era domenica 22 maggio e dopo soli 3 giorni sarebbe finito tutto. Cavolo come vola il tempo.
Quel giorno faceva caldissimo. Mi svegliai e baciai Stefano cercando di far svegliare anche lui.
Niente era in come.
-ste svegliati!-
-fa caldo- disse dopo molto tempo.
-andiamo a mare- dissi baciandolo ancora.
Si girò e rigiró nel letto poi aprì gli occhi.
Stefano: vogliamo andà?
Emma: se conosci qualche posto in cui saremo solo io e te vorrei andarci volentieri.
Stefano: allora prepariamoci.
Emma: si ma devi accompagnarmi a casa.
Stefano: perché?
Emma: devo prendere tutto, costume, asciugamano, devo cambiarmi.
Stefano:quanti problemi le donne! Non puoi comprartelo uno li?
Emma: no! Ti giuro che faccio presto. - dissi abbracciandolo.
Non facemmo colazione e una volta pronto mi portò a casa.
Stefano: vado a comprare le sigarette. Fatti trovare pronta.
Mi sbrigai più che potevo, indossai un costume nero molto carino e sexy e un vestito bianco con dei disegni astratti rossi. Indossai le converse e gli occhiali e scesi.
Stefano: così non ti porto al mare.-disse togliendosi gli occhiali e guardandomi.
Emma: dai parti che è già tardi.
Partimmo.
Emma: siamo bravi a nasconderci eh! I paparazzi ancora devono sapere nulla.
Stefano: scoprono sempre chi vuole essere scoperto.. Basta stare attenti.
Emma: eh.
Accesi la radio.
"Dividere con me mille occasioni e paure, con la certezza che se resterai il tempo avrà i nostri colori.... Nessuna verità, nessuna possibilità, quando brucia e consumiamo in fretta o è la vita che consuma noi.. Tra il destino che non scegli e una vita che non spendi... C'è solo un equilibrio che resta, che basta.. IO E TE LA SOLUZIONE!"
Che belle parole e come sempre ci ritrovavamo ad ascoltare canzoni che sembravano essere state scritte per noi.
Dopo un'oretta ci fermammo in un bar e poco più tardi arrivammo a mare. Ci fermammo su una spiaggia. Era deserta ma carina.
Non aveva niente ma aveva tutto. Sabbia e mare. La felicità.
Mi tolsi le scarpe e aprii i teli. Ancora con i vestiti ci stendemmo. Chiudemmo gli occhi. Si sentivano solo i nostri respiri e il rumore delle onde.
Stefano: siamo come il mare noi!
Emma: perché? -dissi girandomi verso di lui.
Stefano: perché continua ad infrangersi sulla sabbia, sugli scogli, e nonostante venga rimandato sempre indietro, trova sempre la forza di caricare più forte per provare a superare quell'ostacolo. Che poi ostacolo non è.
Emma: e cosa c'entra con noi? -chiesi curiosa e rilassata.
Stefano: noi siamo così. Siamo come il mare. E la sabbia e gli scogli sono i problemi che ci sono arrivati. Abbiamo mollato e per un periodo il nostro mare era calmo, poi abbiamo capito che le cose piatte non ci piacciono e abbiamo agitato le nostre acque e ci siamo uniti per abbattere quelle difficoltà. Solo che a differenza sua noi quegli scogli li abbiamo abbattuti e mano nella mano sorridiamo a tutto.
"Sii sempre come il mare, che infrangendosi sugli scogli trova sempre la forza per ricominciare"
Sorrisi e lo baciai. Sapeva colpire dritto al cuore quando voleva.
Emma: andiamo in acqua?
Annuì.
Ci spogliammo. Che figo che era. E non parlo solo del corpo, i suoi capelli scompigliati, i suoi occhi, le sue mani.
Stefano: ammazza! -disse avvicinandosi. Forse era la prima volta dopo tanto, troppo tempo a vedermi così. Nemmeno a casa mi aveva visto in intimo.
Mi baciò, mi accarezzò e andammo in acqua.
L'acqua non era delle migliori, ma mi bastava stare con lui. Uscimmo dall'acqua e ci stendemmo al sole. Mi girai a pancia sotto e mi diede una pacca sul sedere.
Emma: we!- dissi girando il viso verso lui.-le mani a posto.
Stefano: oh oh! - disse per poi stendersi su di me!
Emma: sei pesanteee- dissi sforzata.- mi esploderanno le tette!
Stefano:ahahahahahahahahahah meglio non rischiare.-scese e mi tirò a se.
Emma: volevo abbronzarmi un po' in realtà.-dissi per poi avvicinarmi a lui.
Gli diedi un bacio sul collo, proprio dove c'era la E, la mia E.
Emma: si intravede ancora sai..
Lui tacque e si toccó il collo.
Ci abbracciammo e baciammo tutta la giornata. Verso le cinque mi disse di andare.
Emma: già?
Stefano: non siamo ad agosto, l'aria si fa fresca la sera.
Emma: voglio restare qui.
Stefano: non decidi tu.
Emma:nemmeno tu!
Stefano: oggi stai con me, nella mia macchina quindi dobbiamo andare.
Emma: perché ti alteri? Se hai tutta questa fretta lasciami qui.-dissi disturbata.
Stefano: mi preoccupo per te e tu non capisci un cazzo.
Emma: ma sto bene.
Stefano: è da giorni che dici di non sentirti bene, hai la tosse e sempre il mal di testa, tra pochi giorni è il tuo compleanno voglio che tu stia al meglio!
Si era ricordato del mio compleanno.
Emma: Stefano non sei mio padre, ho quasi 32 anni e so badare a me stessa. Grazie per la litigata assurda e senza motivo che hai creato. Se vuoi andiamo.
Stefano: no ora restiamo.
Emma: fai pace col cervello oh! -dissi alzandomi.- vado a vestirmi, ti aspetto su quella panchina, quando vuoi andare andiamo! -continuai incazzata.
Bah si incazzava per stronzate assurde.
Si doveva comportare da fidanzato non da padre.
Dopo poco mi raggiunse e senza parlare andammo in macchina. Accese la radio.
Emma: mi fa male la testa. -dissi spegnendola.
Stefano: non fare la bambina. Volevo fare una cosa buona.
Emma: ci sono modi e modi, non sei il mio padrone!
Stefano: non mi ci sento affatto.
Emma: menomale.. Che poi ti incazzi all'improvviso, sei normale?
Stefano: vuoi la verità? La vuoi davvero? Mi sono alterata da quando mi hai parlato di quel cazzo di tatuaggio. Sembra che ogni cosa la usi per ricordarmi di aver sbagliato con te.
Emma: perché fraintendi sempre tutto? Era un modo carino per dirti che anche se l'avessi cancellato quel segno era sempre stato lì con te.
Stefano: non l'ho capito.
Emma: me ne sono accorta.
Stefano: posso accendere?
Emma: si.
Dopo tante canzoni arrivammo a casa mia.
Emma: dai sali.-dissi guardandolo.
Stefano: inizia a salire, adesso parcheggio e ti raggiungo.
Emma: va bene.
Presi le borse e salii. Dopo poco mi affacciai e lui era a telefono.
Bussò alla porta e lo aprii. Mi baciò di scatto.
Stefano: basta litigare ti prego.
Emma: si basta. -vado a farmi la doccia, se vuoi puoi lavarti qui e restare.
Stefano: ora vado a mangiare qualcosa.- disse ridendo mentre si toccava la pancia.
Emma: va bene.-sorrisi.
Andai a lavarmi. Trascorrevo ore sotto la doccia. Mi rilassavo.
Stefano: se hai intenzione di farmi lavare qui perché non esci!!?.- disse dopo aver bussato alla porta.
Emma: non stavi mangiando?
Stefano: ho pure digerito.
Emma: va bene ora esco.
Mi sciacquai e uscii.
Mi baciò e si recò in bagno. Mi asciugai i capelli e lui era ancora lì. 
Emma: e poi sono io quella moscia ehh. - gridai dalla cucina.
Stefano: come credi che faccia ad essere così bello?  Ci vuole tempo.- gridò a sua volta. Uscì e restò in boxer.
Si sedette sul divano.
Emma: quanto sei bello?- gli dissi sedendomi sulle sue gambe.
Con quei capelli bagnati solo Dio sapeva cosa mi provocava.
Mi sedetti a cavalcioni su di lui e iniziai a baciarlo. Mi toccava e stringeva. Quando mi accorsi che la situazione mi stava scappando di mano mi staccai.
Stefano: mó ci vuole un'alta doccia.- disse ridendo.
Ci sdraiammo sul divano in una posizione non molto comoda per lui. Ero praticamente stessa su di lui.
Emma: dai andiamo di là che sei scomodo.
Stefano: più vicino sono a te più comodo sono.
Mi alzai lo stesso ma lui non si alzò.
Emma: dai alzatiii! -gridai.
Si alzò dopo tanto che lo tiravo e andammo in camera. Chiacchierammo dei ragazzi.
Stefano: sei sicura di produrre Elodie?
Emma: già lo sto facendo! È brava e se la sa cavare. Ha un timbro particolare e mi sono legata molto a lei.
Stefano:si vede.
Lo chiamò l'amministratore della sua pagina Instagram.
Parlò e poi mi disse- sto facendo cancellare ogni tag delle foto con te, non per altro che per placare le voci che stanno girando.
Emma: giusto.
Lo abbracciai e ci addormentammo.

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