32 ~odio e amore~

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Chiusi la porta e scesi le scale, inutile dirlo, ero in lacrime, ancora.
Quella canzone la sera prima mi aveva fatto ricordare tutto il dolore ricevuto, tutte le notti passate a piangere. Anche se andavo contro il mio cuore non potevo far finta di nulla ogni volta che mi si avvicinava, non potevo fingere di aver superato quel pezzo di vita. Non era rancore, era realtà.
Quella canzone mi aveva smosso tutto, non immaginavo avrebbe "distrutto", almeno in parte, quell'equilibrio che avevamo trovato, ma forse non era poi cosi stabile come credevo. L'amore che provavo per lui era sempre quello, semmai aumentava per quanto potesse, però avevo bisogno di spazi, di tempo per scegliere se cancellare, accantonare una volta per tutte il passato, o andare avanti, questa volta davvero.
Ora dovevo solo farmi passare il tutto perché il mio tuor doveva continuare al meglio.
Tornai a casa in taxi. Francesca aveva capito ma non mi disse niente.
Arrivò sera e sul palco sembrava persino a me stessa, di essere sempre la stessa, sul palco dimenticavo tutto.
10 ottobre. Napoli.
Sentivo cori dall'esterno, quel popolo mi dava ogni volta così tanto che già prima di entrare ero felice.
SMS.
<<❤️>> sapeva che ero nella sua terra e voleva farmelo sapere.
Entrai.
"Oi vita oi vita mia.. oi core e chistu core.. si stat o primm ammore! O primm e L udremo sarrai pe me!!"
Cantai insieme a loro.
Sentivo la sua voce ma ero consapevole che non era lì.
La tappa finì troppo in fretta come tutto il tour.
Era stato un tour emozionante, ricco di emozioni e sogni che vedevo finalmente realizzarsi a poco a poco, ero felice di aver messo su tutto quello ed ero ancora più felice di aver ad ogni tappa persone che mi guardavano con gli occhi belli, quelli della gente vera, che quando incrociavo mi sorrideva il cuore, quelli che piangevano per una canzone un po' troppo cara anche a loro e quelli che non riuscivi ad incontrare per i troppi salti durante le canzoni più rock, gli occhi, due piccoli aggeggi in grado di farti capire più cose rispetto ad un discorso lungo ore ed ore, quelli che se guardi un po' di più ti spogliano prima che tu scelga se mostrare o no il tuo cuore. Nonostante avessi incontrato migliaia di occhi me ne mancavano due, quegli occhi castani che non potevano non farti sorridere, quegli occhi così dolci e stronzi allo stesso tempo, si, mi mancavano quegli occhi.
Era il 4 novembre e io avevo intenzione di parlare con lui a 4 occhi per cercare, quantomeno, di capire, di capire cosa lui volesse, di capire cosa volessi io, di capire come proseguire, erano le 20 e volevo scrivergli poi decidi di andare direttamente da lui. Salii in macchina ma non partii subito, girando sui social mi accorsi in fretta che nn era a casa sua, ma a casa di Marcello e che da lì a breve avrebbero dato una diretta. Iniziò e io la guardai attentamente.
"Le voglio un gran bene e credo che questo lei lo sappia" capivo il suo modo di "proteggere" il nostro amore, credevo che dicendo che mi volesse soltanto bene secondo lui avrebbe appiattito le voci. La diretta continuò ed è solo quando sentii quella frase che gettai con forza il cellulare sul sedile e partii, girai per Roma per molto tempo, con la musica ad alto volume e gli occhi, ormai stanchi, ancora lucidi.
"AMO ANCORA BELEN"
"AMO ANCORA BELEN"
"AMO ANCORA BELEN"
Continuavo a sentire la sua voce che pronunciava questa frase e alzavo sempre più il volume della radio.
Decisi di affrontarlo. Lo avevo lasciato io certo, erano passati un mese e mezzo circa, ma non accettavo che dicesse di amare lei, i sentimenti non sono scarpe che li metti come vuoi tu, non puoi sceglierli, arrivano e basta, non capivo come potesse avermi scordato in un mese, come potesse aver scordato quello che mi aveva detto la sera in cui andai via.
<<sono sotto casa tua, possiamo parlare?>> gli scrissi quando ancora ero a più di mezz'ora da casa sua.
<<arrivo>> rispose di getto.
Per tutto il tragitto pensai a cosa dire, volevo trovare le parole giuste per formulare un discorso coerente per spiegare il motivo per cui l'avevo lasciato così, ma in realtà non ero io a dover parlare, era lui che doveva dirmi perché, perché c'era ancora lei tra di noi, perché l'avesse nominata in quella frase, perché l'amasse ancora. Assurdo.
Arrivai realmente sotto casa sue e aspettai in auto, mi ritrovai a piacciare ogni foto che incontravo sulla schermata home di Instagram. Le foto ben presto mi stancarono e passai a leggere i messaggi non letti su WhatsApp. Dopo poco sentii picchiettare sul finestrino e lo vidi, si incurvò leggermente in avanti per osservarmi. Respirai persi tempo prendendo la borsa e fingendo di cercare qualcosa nel cruscotto quando invece non avevo il coraggio di scendere e di affrontarlo. Odiavo litigarci ma sapevo che quella sera sarebbe successo.
Scesi e lui mi aspettava al portone, lui aprì e iniziò a salire e io lo seguii per le scale, si fermò come per aspettarmi e di conseguenza mi fermai anch'io.
-Ciao eh- disse sfiorandomi il viso.
-Ciao- dissi superandolo.
Lo aspettai in cima alle scale, salì in fretta e aprì la porta. Si tolse il giubbotto di pelle e lo getto sul divano e andò dritto in cucina a bere.
Stefano: vuoi qualcosa?
Emma: no.
Stefano: ma hai mangiato?
Emma: non voglio niente.
Stefano: Maro Emma m fai stizzà!
Emma: devi vedere tu come mi stizzi! Stefano: non possiamo litigare a stomaco vuoto.
Emma: ma non hai mangiato da Marcello mentre facevi la diretta?-tengo a sottolineare.
Stefano: mangerò anche adesso per farti compagnia.
Emma: non sono venuta qui per mangiare ma per parlare!
Stefano: e allora parla.- disse aprendo le braccia e sedendosi sulla sedia in cucina.
Emma: inizialmente ero venuta per spiegarti tutto poi..- lasciai la frase a mezz'aria mentre mi tolsi il chiodo e lo poggiai sulla sedia, tolsi il cellulare dalla tasca posteriore del jeans e mi sedetti, tre sedie distante da lui, io a capotavola e lui di lato.
Stefano: poi? -incalzò - hai deciso di litigare perché non merito spiegazioni? Perché mi vuoi lasciare definitivamente scaricando la colpa a me? Fammi capire.
Emma: no! Ero partita con le migliori intenzioni ma sai, il caso ha voluto che io vedessi la tua diretta, e sempre il caso ha voluto che sentissi le tue dediche d'amore.-dissi con un sorriso amaro.
Stefano: ma non lo penso davvero.
Emma: e perché dirlo? Perché sapendo che in qualche modo mi arriverà all'orecchio, sapendo che mi ferirà. Perché? Stefano cazzo, siamo sempre punto e daccapo.
Stefano: si l'ho detto, da una parte speravo che tu venissi qui e almeno ti avrei vista.
Emma: sarei venuta lo stesso.
Stefano: e dall'altra l'ho detto per ferirti, quando te ne sei andata mi sono sentito pugnalato, non me l'aspettavo, e ancora oggi sono a chiedere anch'io: perché?
Emma: mi giravano -dissi alzandomi.
Presi il pacchetto di sigarette dal giubbotto e accesi la sigaretta vicino al piano cottura ed uscii fuori al balcone a fumare.
Ero a mezze maniche e nonostante l'aria iniziasse a farsi più fredda alla sera io non avevo freddo.
Volevo solo un abbraccio, solo quello, ma lui era lì, immobile su quella sedia.
Terminai la sigaretta e rientrai.
Presi il giubbotto intenzionata ad andarmene.
Stefano: dove cazzo vai?!- disse urlando e raggiungendomi.- mi vuoi dire che cazzo tieni dint a chesta cap?
Emma: eh.
Stefano: dammi un solo motivo.
Emma: io nn ho superato un cazzo Stefano!-dico alzando la voce- non ci riesco! Non riesco e se ci provo ci sei tu a dire che la ami! Come posso superare?
Stefano: Emma sono passati anni!
Emma: si ma ogni cosa mi fa rivivere quel pezzo di vita! Io sarei stata pronta a morire per te e tu, tu cazzo tu te ne sei andato! 2 volte! Posso avere il timore che tu te ne vada ancora? Specialmente quando dici che la ami ancora!-gli urlai in faccia.
Stefano: ma sono passati tanti anni come puoi soffrire per una cosa passata? Come puoi stare male! E se pure ci può stare dimmelo e superiamo insieme ma non te ne andare!
Emma: Stefano per favore! Io non soffro per una cosa passata! Ma per il tuo comportamento!
Si avvicinò - io non la amo!-
Emma: E PERCHÉ L'HAI DETTO?
Mi abbracciò - basta per favore-mi sussurrò.
Mi poggiai a lui sfinita senza abbracciarlo né niente.
Mi tirò fino al divano.
Stefano: mi sei mancata bionda- disse con il suo sorriso.
Riusciva a sdrammatizzare sempre.
Gli lasciai un bacio sulla guancia e mi alzai.
Emma: ci vediamo.-pronunciai in fretta e scappai via.
Mi seguì per le scale e mi tirò sulle spalle a mo' di sacco di patate e mi riportò sù.
Stefano: dove scappi?
Emma: Stefano non è finita, ma non è finita nemmeno la discussione e sono stanca di litigare, stanca di far pace, stanca di perdonare e pure stanca perché c'ho sonno.
Stefano: io sono pronto a tutto, però tu non scappare, insieme supereremo e juorn e merd.
Sorrisi.
Emma: assai juorn e merd!
Stefano: Assai assai.
Emma: ok. Mo me ne posso andà?
Stefano: non ti far pregare sempre maró!
Non rispondo.
Stefano: dormo sul divano.
Emma: ok.
Mi alzai dalle sue gambe e mi tolsi le scarpe, feci un respiro di liberazione - mi sei mancato anche tu!-
Mandai un messaggio a Francesca per avvisarla che sarei rimasta lì.
La sua risposta: ci caschi sempre!
Vero, perché? Perché non riuscivo ad andarmene? Non lo so.
Uscii fuori al balcone e accessi un'altra sigaretta.
Mi raggiunse -te ne andrai ancora?-
-no- dissi secca e mi girai per fumare.
Mi abbracciò da dietro. Poi entrò e si sedette a tavola. Finii la sigaretta e andai in bagno poi andai in camera da letto per prendere una sua maglietta più lunga.
Mi raggiunse e posò un tovagliolo di carta sul cuscino del letto, poi si chiuse in bagno e io presi il fazzoletto.

Emma e Stefano ~ amore e odio~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora