35 ~amore e odio~

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La cena continuò tra battute e complicità. Salì la luna e noi, a novembre, eravamo affacciati al balcone ad osservarla.
Ero appoggiata al suo petto e lui con il braccio sinistro mi stringeva a sé, allungai il mio braccio destro fino a coprire la sua circonferenza, così per stargli più vicina. Eravamo in un silenzio disordinato, lentamente ci spostammo sulla sdraio, lui seduto e io sulle sue gambe nella stessa e identica posizione di prima. Strisciavo la mia guancia contro la sua barba, lui capì che volevo le coccole e iniziò ad accarezzarmi il viso, il collo, le spalle, le cosce e così via..ero in uno stato di estasi, sempre in quel disordinato silenzio.
Chiusi gli occhi cullata dal suo profumo e dalle sue mani calde, il vestito lasciava scoperto più del dovuto e lui si sbrigò a coprirmi come se ci fosse un'astronave invisibile che osservasse le mie magrissime cosce. Sorrisi. Mi baciò il naso, le guance  e le labbra, non ricambiavo perché non ne avevo le forze, ma sorridevo e lo sentivo sorridere sulle mie labbra.
Si mosse, così aprii gli occhi e lo fissai, mi prese in braccio e mi portò sul divano -eri diventata gelata!- disse piano, si tolse le scarpe e si stese accanto a me. Avevo gli occhi chiusi e quasi non avevo la forza di aprirli, come quando hai quel sonno maledetto che non ti abbandona, ma io non avevo sonno, stavo talmente in pace anche ad occhi chiusi che il mio corpo mi impediva di rompere quella magia. A notte inoltrata, verso le 4, mi svegliai, eravamo su quel divano apparentemente scomodi fisicamente, mi alzai e andai a bere, presi le scarpe ancora in cucina e le portai in salone, mi sedetti accanto a lui, gli baciai dolcemente e ripetutamente le labbra, gli accarezzai il viso per svegliarlo, si mosse, così mi alzai e feci per tirarlo, si alzò piano e aprì gli occhi il minimo proprio, camminammo fino al letto come due zombi per poi buttarci sopra a peso morto. Mi avvicinai a lui che si tolse il pantalone e allargò il braccio per farmi fiondare sul suo petto, ci coprimmo con il copriletto e ci addormentammo, con le labbra vicine per poter sentire il respiro dell'altro entrarti dentro, con i cuori a due passi per farli fondere in un unico battito e con le gambe incrociate per sentirci più vicini di quanto non lo fossimo già.
Ci svegliammo veramente tardi, erano le 12.40 quando accesi la TV e sullo schermo apparve l'ora, lui arzillo iniziò a rompermi le palle con quelle dita che mi infilava in bocca, nel naso, mi chiudeva gli occhi, così mi alzai, l'abito aveva perso la grazia della sera precedente, era ormai sgualcito così lo tolsi e rimasi in intimo, aprii l'armadio e ci trovai una sua t-shirt verde militare, veramente figa, così la presi.
Stefano: questa no- disse stiracchiandosi.
Emma: mi piace!
Stefano: l'ho appena comprata.
Emma: embè?
Stefano: niente.- e si girò dall'altro lato. Tornai a letto e lo abbracciai da dietro infilando le mie braccia sotto le sue, fece pressione con i gomiti come per imprigionarmi a sé.
Si girò e TAC bacetto/ limone/ limonata.
Emma: aoh da quanto non me vedevi... con tanto di mani in faccia- dissi mordendomi le labbra.
Stefano: e ti bacio ed è troppo e non ti bacio e mi sono scordato di te.. ma c'aggia fa!?
Emma: amore mio grandeee!- gridai per poi saltargli addosso e baciarlo ovunque, mi stesi su di lui e chiusi di nuovo gli occhi.
Stefano:stai dormendo da quando eravamo sul balcone!- disse passando lui sopra di me.
Emma: ste c'ho da fare!
Stefano: pure io!-disse iniziando a baciarmi.
Emma: non cedo sappilo.
E invece si, cedetti, come facevo sempre con lui, facemmo l'amore, non che non volevo ma dopo averlo fatto avevo solo voglia di stare con lui.

Erano le 14 quando ci alzammo dal letto, dopo aver fatto l'amore ed essere rimasti avvinghiati.
Stefano: alle 4 devo stare agli studi, devo registrare.
Emma: bene.
Stefano: abbiamo ancora tempo- disse spostandomi i capelli dietro l'orecchio.
Gli baciai le labbra e andai in bagno.
Trovai nel suo armadio dei miei pantaloni, non ricordavo quando li avessi lasciati lì, li presi indossai la sua maglia verde militare.
Emma: me ne vado amò!- dissi mentre mi allacciavo le scarpe con il tacco che portavano un cinturino sulla caviglia e prendevo il chiodo dal divano.
Mi raggiunse alla porta e quasi non mi lasciava andare con tutti i baci che mi dava.
Emma: guarda che ci rivediamo!- dissi ridendo e prendendo la sua faccia tra le mani. Gli lasciai l'ennesimo bacio e andai.
-mi manchi già- disse mentre scendevo.
Sorrisi.
Che bello l'amore, che bello essere felici, che bello stare bene, che bello trovare una persona che ti completi, che bello amare, che bella la vita.
Arrivai a casa, presi la Franci e andai in studio a provare una canzone che avevo scritto da pochissimo, volevo capire se potesse funzionare. Andava sistemata in qualche punto ma in linea di massima la Franci diceva che era 'na bomba. Provai e riprovai con diverse basi, con la chitarra, cambiando alcune parole, mangiammo un panino ordinato alla bottega di fronte e riprendemmo.
Era ormai sera inoltrata quando decidemmo di andare a cenare, andammo in un ristorante riservato a Roma, carino e con una cucina pazzesca. In macchina, sulla via del ritorno,osservai il mio viso occhiaioso e me ne fregai.
Francesca: non mi lasci sola stasera?
Emma: no! Voglio stare con te!- dissi con la voce a bambina avvinghiandomi al suo braccio.
Francesca: ma vattene affanculo- disse scoppiando a ridere.
Ci lavammo a turno e andammo a letto stanche morte.
I giorni successivi iniziai ad ascoltare le canzoni che avrei dovuto cantare da lì a breve, Stefano lo vedevo poco, lui impegnatissimo con amici, andava alle 9 del mattino e smontava per la pausa pranzo, riprendeva alle 4 e alcune sere tornava a casa anche alle 22 così molto spesso cenava con Marcello in ristorantini vari o a casa di uno dei due, inoltre il piccolo molto spesso rimaneva da lui. In due settimane andai dal lui tre sere, ma la mattina scappavamo entrambi per impegni già presi.
La settimana successiva ero più libera ma lui no, registrava e andava via prima per serate a Napoli e in Sicilia, non riuscivo ad andare con lui perché stare fuori casa un paio d'ore è un conto starci due giorni ne è un altro. Così appena tornava dalle serata mi fiondavo da lui, in più non doveva solo registrare ma anche provare molte coreografie e non me la sentivo di lasciarlo a casa stanco e da solo, così appena potevo lo raggiungevo per una cenetta.
Fu un mese stressante, arrivò il 18 novembre, duettavo con i miei fratelli, ero pazza di gioia.
Fu una serata pazzesca e per concluderla in bellezza... un WhatsApp di Stefano <<Sei troppo una bomba! Ti aspetto in macchina>>
Ero arrivata qui con la Franci e non l'avrei fatta mai tornare a casa da sola.
E:<< vieni a prendermi a casa più tardi.. non posso lasciare da sola Francesca!>>
S:<<se la seguiamo con la macchina fino a casa però tu stai con me?>>
E:<<no>>
Non rispose più.
Il concerto era finito, salutai Elisa, suo marito, la piccola Emma, Giulianone mio, alcuni ragazzi che avevo conosciuto e insieme alla Franci arrivammo al parcheggio.

Emma e Stefano ~ amore e odio~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora