32. Adam

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La porta d'ingresso del cottage sbatté facendo sobbalzare sia me che Scarlett. Ci mancò poco che non sbattessimo la fronte l'uno contro quella dell'altra. Sean entrò in salotto come una furia imprecando tra i denti e usando parolacce di cui neanche conoscevo l'esistenza.
Al contrario del solito, i suoi jeans non erano neri, ma di un blu talmente scuro che la differenza si notava appena. La giacca di pelle era presente come sempre, così come una di quelle magliette a tinta unita di cui sembrava avere una scorta industriale.
Matthew entrò subito dopo di lui tenendo la testa china e lanciandogli occhiate di sottecchi come a volersi assicurare di non essere sulla sua linea di tiro. Indossava una camicia di flanella a quadri e dei jeans semplici.
«'Fanculo!» Sbottò Sean aggiungendo anche un ringhio per sottolineare il concetto.
Io e Scarlett ci scambiammo un'occhiata confusa prima di riportare lo sguardo sul licantropo arrabbiato davanti a noi. Dopo scuola eravamo andati nel cottage per stare un po' tranquilli e perché lei aveva bisogno di una mano per un compito di storia: ormai mi ero improvvisato insegnante di tutte le materie che voleva ripassare. E avevo smesso di chiederle soldi da mesi.
Scarlett chiuse il libro che teneva in grembo e lo posò sul divano accanto a sé. «Qualcuno qui si è svegliato con la luna storta.»
«Resta da capire perché.» Mormorai continuando ad osservare lo sfogo di Sean.
Per un attimo pensai che avrebbe preso a calci la poltrona, invece si volto di scatto e mollò un pungo al muro. Ne seguì una sfilza di imprecazioni piuttosto infervorate di cui alcune in francese. Beh, lui veniva dal Canada quindi era probabile che ne conoscesse qualche parola. Che fossero proprio quel tipo di parole non mi sorprendeva più di tanto.
Sospirai e mi alzai spostandomi, quasi inconsciamente, davanti a Scarlett, come a volerle fare da scudo. «Ti dispiacerebbe dirmi che sta succedendo? E magari anche smetterla di cercare di distruggere la casa?»
Sean si voltò verso di me, gli occhi accesi da una lieve sfumatura dorata, le labbra strette in una linea sottile. Conoscendolo, ero quasi certo che avrebbe fatto un commento sarcastico concludendolo con quello che sembrava essere il nomignolo che mi aveva affibbiato, "ragazzino". Invece trasse un respiro profondo e si passò una mano tra i capelli. «Succede che quel gran bastardo è uscito dall'ospedale. E che non sono riuscito a rintracciarlo.»
Non ci voleva molto per capire che il "gran bastardo" era il capo dei cacciatori che avevano catturato Scarlett. Il fatto che fosse uscito dall'ospedale non era per niente una buona notizia, quindi capivo la reazione di Sean: lui e i suoi seguaci avrebbero potuto ricominciare la caccia al licantropo. Questo significava che Scarlett era di nuovo in pericolo.
«Non sappiamo in che condizioni è, però. Magari ha qualche osso rotto o che so io.» Tentai pur sapendo che le possibilità di un colpo di fortuna del genere erano molto vaghe.
Sean scosse la testa. «Non credo. Quando ce ne siamo andati dalla loro tana l'ho lasciato svenuto a terra. Al massimo poteva avere un trauma cranico o roba del genere.»
«Potrebbe aver perso la memoria.» Commentò Scarlett alternando lo sguardo tra me e lui come in cerca di una conferma.
Le labbra di Sean si arricciarono in una smorfia. «Non credo che saremo così fortunati.»
Mi morsi il labbro. «Quindi che si fa? Aspettiamo e vediamo che succede o...?»
Sean incrociò il mio sguardo e sembrò capire quello che non avevo detto: toccava a noi fare la prima mossa? Attaccare? I suoi occhi si incupirono per un attimo, poi lanciò un'occhiata fugace a Scarlett. «Adesso dobbiamo elaborare una strategia.» Borbottò prima di buttarsi sulla poltrona. Si premette le mani sulle tempie, le labbra increspate e tese. «Se vi dicessi che dobbiamo tornare nella loro tana?»
«Ti prenderemmo per pazzo.» Commentò Matthew sedendosi sul bracciolo del divano. «Cos'hai in mente?»
«Devo capire com'è la situazione, avere almeno un quadro parziale. E se dobbiamo andare lì per farlo...» Sean sospirò con aria frustrata. «Non ho fatto tutta questa fatica per poi riportarla nella loro dannata tana, ma devo valutare la cosa prima di decidere.»
«Per me va bene.» Dichiarò Scarlett.
Ci voltammo tutti a guardarla, sorpresi: proprio lei era d'accordo su una cosa del genere? Tornare in quel vecchio edificio dove era quasi morta doveva essere una prospettiva che le metteva i brividi, ma anche l'idea che i cacciatori fossero di nuovo in giro non doveva essere facile da mandar giù.
Negli occhi di Sean passò un lampo di quello che sembrava orgoglio e un sorriso gli sfiorò le labbra. «Bene. Voi due invece? Ragazzino, tu che dici?»
Tornai a sedermi accanto a Scarlett e mi passai una mano tra i capelli. «Se serve a mettere fine a questa caccia una volta per tutte allora dobbiamo farlo.»
Lui annuì appena, soddisfatto. Si voltò verso Matthew. «Manchi tu.»
Il diretto interessato stava giocherellando distrattamente con il bordo della camicia. Alzò lentamente gli occhi quando si accorse di essere stato chiamato in causa. «Oh, ehm, ecco, non mi piace come idea, ma immagino che non abbiamo molte alternative, giusto?»
«No, non le abbiamo.» Confermò Sean appoggiando le mani sui braccioli della poltrona.
Matthew raddrizzò la schiena. «Bene, allora facciamolo.»
Un angolo della bocca di Sean si sollevò in un ghigno. «Allora datevi una mossa, sfaticati, si parte adesso.»
Detto questo si alzò con un unico movimento fluido e uscì a grandi passi dalla casa lasciando la porta aperta. Matthew borbottò qualcosa con aria rassegnata prima di seguirlo.
Feci per alzarmi anch'io, ma Scarlett mi prese la mano e la strinse come a volermi trattenere lì. Mi voltai verso di lei: aveva le labbra strette in una linea sottile che tradiva tutta la sua tensione e i suoi occhi di solito ardenti erano incupiti dalla preoccupazione.
«Non devi venire per forza... Voglio dire, hai già fatto abbastanza.» Sussurrò.
Le accarezzai le nocche. «Non mi tiro indietro proprio adesso, assolutamente.»
Lei annuì appena anche se non sembrava convinta.
Mi allungai verso di lei e le diedi un bacio sulla fronte che riuscì a farla sorridere. «Ti riporterò a casa sana e salva, Scar, è una promessa.»
I suoi occhi da cerbiatto tornarono nei miei e sembravano decisamente più sicuri, più determinati.
Raggiungemmo Matthew e Sean fuori dal cottage. Li trovammo accanto alla mia auto. Sean ci guardò arrivare un aria critica, le braccia incrociate al petto, un sopracciglio inarcato.
«Alla buon'ora.» Borbottò.
«Non pensavo fossi così ansioso di tornare dai cacciatori.» Commentai guadagnandomi un'occhiataccia.
Sospirai e feci il giro della macchina per sedermi al posto di guida. Matthew si sedette dietro di me, mentre Sean e Scarlett rimasero a fissarsi, entrambi con una mano protesa verso la maniglia dello sportello sul lato del passeggero.
"Oddio", pensai, "ci mancava solo questa". Sembrava che nessuno volesse fare la prima mossa, né lasciare il posto all'altro. Dopo qualche altro secondo di esitazione, Scarlett sospirò e fece un passo indietro. Sean inarcò un sopracciglio, ma non perse altro tempo: aprì lo sportello e si sedette accanto a me. Scarlett prese posto sul sedile dietro di lui borbottando qualcosa a voce così bassa che non riuscii a capire cosa dicesse. Forse non era successo nel migliore dei modi, ma avevamo appena evitato un litigio tra licantropi. E, almeno secondo me, non era una cosa da poco.

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