Capelli bianchi come la neve

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Kyle

La vedo seduta su quella roccia bassa e larga, ora nasconde il viso nel cappuccio della sua enorme felpa, porta le maniche fino a metà delle sue dita. <<Ti hanno detto loro di seguirmi?>> sbotta, ce l'ha con me ancora, le riservo un sorriso e sfilo la mia lama dalla felpa, mi avvicino e gliela mostro <<tu ti tagli?>> chiede, i suoi occhi hanno preso una luce diversa, annuisco <<stavo pensado di farla finita. Poi ti ho vista correre via e ho preferito darti una mano.>> la vedo disorientata, i suoi capelli mossi portati tutti in avanti le nascondono la forma del viso. <<Fumi?>> chiede aprendo il suo zaino, annuisco, avevo smesso,ma da pochi mesi avevo ricominciato, spesso mi nascondevo nella mansarda e svuotavo un intero pacchetto guardando le stelle.
Mi passò una cammel doppiogusto, la accese e poi mi porse il suo accendino, era nero, semplice, con una foglia di marijuana stampato nel davanti bianca. Presto l'aria si riempì di un fitto odore di fumo e lampone,
<<Come mai fumi cosi velocemente?>> chiesi vedendola già a metà sigaretta. Questa volta si lasciò scappare un sorriso e due piccole fossette apparvero sulle sue guance. Solo allora riuscì a notare la sua pelle pallida <<tu fumi perchè ti piace,io invece lo faccio per morire>>.
In quel momento capì che non avrei mai potuto interpretare quella ragazza.
Sembrava distaccata dall'intero universo.
Sembrava davvero che non aspettasse altro che ricominciare.
<<Dici che lo fai per morire,ma mi chiedo perchè stai usando la via più lenta>>  risposi, i suoi occhi si posarono nei miei <<perchè mi piace>> semplice, concisa, dritta al punto. In queste due ore le sue risposte erano state sempre così. Senza troppi giri di parole.
Un ciuffo dei miei capelli scuri mossi mi scese sulla fronte, lo ignorai finendo la mia sigaretta.
<<Che ne dici? Ti va ora?>> chiesi alzandomi da terra e pulendomi i jeans chiari.
<<Verso l'inferno?>>
<<Ti faccio da accompagnatore>>
Si alzò leggera e mi passò accanto,il suo profumo era un misto tra fumo al lampone e qualcosa di dolce,ma affatto nauseante, mi arrivava alla spalla, sorrisi.
<<Se dovessi aver bisogno...sai come scappare?>> chiese abbassando di nuovo la sua voce, annuì e mi incamminai con lei.

Suonai alla porta di quell'enorme villa rossa. Che era stata trasformata in un orfanotrofio anni fa, non ci abitavamo in molti,c'eravamo io, Juliette che era la nostra badante, il marito Sebastiano che ci faceva spesso d'autista e due bambini Sara di tre anni e Kevin di dieci.
Prima eravamo molti di più,ma sotto le feste molti di noi erano stati adottati. Il cigolio della porta che si aprì mi distolse dai miei pensieri.
Una bambina mi sorrire abbracciandomi le gambe, la sollevai, i suoi lunghi codini biondi mi solleticarono il viso <<voloooo>> gridò ridendo e spalancando le braccia. La feci scendere e Juliette era sulla soglia, braccia conserte e sguardo pronto a fulminarmi. Misi le mani davanti <<prima che tu mi uccida aspetta>> mi spostai e rivelai la figura di quella ragazza,che solo allora mi resi conto di non conoscerne il nome. La donna le andò incontro e la strinse a se <<oddio tesoro! Credevamo di averti perduta o che saresti andata in ipotermia con questo freddo!>> notai che la ragazza era immobile.
Quando Juliette la liberò dalle sue braccia non potei non notare lo sguardo incantato di Sara, la bimba si avvicinò a me e mi fece cenno di abbassarmi,lo feci <<ha i capelli bianchi come la neve>> annuì alla sua vocina innocente <<e gli occhi grigi...sembra una bambola>> continuò a sussurrarmi senza smettere di guardarla.
<<Kyle accompagna Ariana nella sua stanza e tra un ora vi voglio sotto per la cena>> disse la donna sistemandosi il grembiule e prendendo la piccola Sara in braccio.
Salì le scale e notai che lei mi stava seguendo.
Così era questo il suo nome...Ariana.
Quando fummo al secondo piano aprì la terza porta a destra e la lasciai entrare. Attesi qualche secondo,si guardava intorno in silenzio. Che ci trovasse da contemplare in quelle quattro mura spoglie non lo capivo.
La stanza teneva un semplice letto a baldacchino, un armadio ed una scrivania rosa antico e delle alte tende scure. <<Non è il massimo,ma...>>
<<È perfetta grazie>> disse interrompendomi. Posò lo zaino a terra e si sedette sul letto.
Rimasi fermo per qualche secondo a guardarla e sospirai <<Ariana...>>

Perfette imperfezioniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora