Kyle
<<Aria>> m'interruppe senza guardarmi. Posai la sua valigia scura a terra e la guardai interrogativo, lei smise di osservare il pavimento di legno chiaro e mi rivolse uno sguardo. Mi sentì mancare di nuovo, quegli occhi freddi erano così difficili da sostenere <<tutti mi chiamano Aria>> annuì distratto.
Non amava il suo passato e nemmeno il suo nome, ma lei non sapeva che un soprannome non ti cambiava la vita.
<<Aria...volevo informarti che se hai bisogno di qualsiasi cosa le nostre stanze sono collegate,basta che tu apri la porta>> dissi indicandole la porta scura alla mia destra,<<mentre dalla parte opposta hai il tuo bagno>> lei annuì silenziosa.
Lentamente uscì e chiusi la porta,lasciandola li,sola.
Percorsi quei pochi metri che mi separavano dalla mia stanza, appena raggiunsi il letto mi lasciai cadere su esso,quel materasso duro,ma non troppo mi fece rillassare i muscoli.
Mi voltai restando sdraiato e mi guardai intorno, guardai quel lieve disordine che ricopriva la scrivania alla mia destra e quell'immenso vuoto che l'armadio di legno dava al resto della stanza. Dalla finestra ormai non entrava più molta luce. Chiusi gli occhi e lasciai uscire dalle mie labbra un lungo sospiro.
Quella ragazza era strana, sembrava un blocco di ghiaccio,ma non nei movimenti, semplicemente nelle espressioni. Perchè non le possedeva.
Mi venne in mente il suo viso, la sua pelle di porcellana senza un imperfezione, le labbra chiare e piene e quei suoi lunghi capelli bianchi.
Era diversa da chiunque, si distingueva da chiunque,ma una domanda continuava a tormentarmi da un po'...
Possibile che una persona possa divenire davvero così fredda,distaccata, apatica per un errore umano?Decisi di scendere qualche minuto prima, entrai nel salotto dove Lei era seduta a terra con la schiena contro il divano, un cavo bianco sbucava sotto i suoi capelli e andava a scomparire nell'enorme tasca della sua felpa decisamente della taglia sbagliata.
Mi sedetti sul divano,avvicinandomi piano. La musica era talmente alta che riuscivo a sentirla nonostante il fuoco che scoppiettava nel caminetto.
Ascoltava Ludovico Einaudi, la melodia che irradiava il suo pianoforte era letale, riusciva a prenderti anche se non ti piaceva la musica classica. Era esattamente come lei. Sembrava che non piacesse a nessuno,ma non potevi fare a meno di ascoltarla.
Lei ancora non si era accorta di me, le sue palpebre chiuse le coprivano la vista, era seduta comodamente,un ginocchio portato al petto e l'altra gamba distesa a terra con le mani nascoste dalle sue lunghe maniche, dalle quali riuscivi solo a scorgere le sue dita piccole e delicate con le unghie smaltate di nero.
Di trucco ne sapevo, in una delle case famiglia in cui ero stato una delle mie "sorelle" ne faceva la scuola. Voleva diventare famosa e adoravo il suo entusiasmo...un vuoto strano si fece strada nella mia mente...era surreale come quelle note riuscivano ad allontanarti da mondo. Forse era per questo che Aria ascoltava Enaudi. Forse l'aiutavano ad allontanarsi dal mondo.
<<Ragazzi a cena forza>> la voce acuta di Juliette mi riportò alla realtà, sfiorai con la mano una spalla della ragazza e lei aprì gli occhi togliendosi una cuffia <<dobbiamo andare a cena>> la informai, lei si alzò leggera, nella sua eleganza che traspariva nonostante il largo maglione.
Mi seguì verso la sala da pranzo che come ogni sera era imbandito di ogni tipo di portata e perfettamente apparecchieto. L'ampia sala verde menta era arredata con uno stile classico e un enorme finestra svettava imponente da un lato, donanando di giorno un'atmosfera unica.
Mi sedetti al tavolo accanto ad Aria, mentre dei piccoli passi e delle risate occupavano la sala. Sara si sedette davanti alla ragazza e il piccolo Kevin davanti a me, doveva essere tornato da poco dagli allenamenti di calcio, a capotavola,di entrambi i lati vi erano,come sempre,i due adulti.
Mentre Juliette serviva l'arrosto Sebastiano si sfiorò più volte quel velo di barba scura che portava da sempre sul viso, i suoi occhi scuri cadevano frequentemente su Aria, si tolse il berretto e lo appoggiò da un lato del tavolo.
<<Allora Kevin,com'è andata?>> domandai spezzando il silenzio che si era creato. Il bimbo dai capelli corvini e gli occhi di ghiaccio si illuminò <<questa volta mi hanno fatto giocare per primo agli allenamenti e ho fatto cinque goal>> rispose estasiato alzandosi in piedi sulla sedia e sfiorandomi il naso con tutta la sua mano aperta. Sorrisi <<stai migliorando allora, vedrai che alla prossima partita ti faranno giocare>> lui annuì riempendosi la bocca di purea.
Dopo parecchi minuti notai che tutti parlavano tranne Aria, lei fissava il piatto ancora pieno chiusa nel suo silenzio. Non aveva toccato ancora cibo...
<<Tesoro non mangi?>> chiese Juliette premurosa, gli occhi di tutti si posarno su di lei. Si alzò piano dalla sedia e corse via, si sentivano i suoi passi scomparire per poi farsi più pesanti sulle scale che scricchiolavano ad ogni gradino. Sebastiano mi squadrava interrogativo,ma io alzai le spalle.
In realtà morivo dalla voglia di seguirla.
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Perfette imperfezioni
RomanceLei era sempre stata fredda. Riservava a chiunque lo stesso trattamento. Lui era stato sbattuto per anni di casa famiglia in casa famiglia, ma era un ragazzo "complicato" e nessuno alla fine lo adottava mai. Ci aveva perso le speranze, voleva farla...