Kyle
Accesi l'iPod e lasciai scorrere le canzoni fino alla numero 18 e notai che fosse Einaudi "una mattina" scorsi ancora fino alla 39.
"little do you know" di Alex & Sierra, non avevo idea di quale fosse questa canzone, indossai le cuffie e chiudendo gli occhi feci partire la canzone che Aria mi aveva lasciato da ascoltare.
Quella canzone ci raccontava, era come se fosse un misto tra quello che provavo io e quello che sentiva lei. La sua paura,la mia voglia di non lasciarla andare. Ascoltando quelle note mi venne un po' di malinconia, volevo riaverla tra le braccia, rivolevo le sue labbra sulle mie e asciugarle le lacrime per poi poterla abbracciare forte.
Mi alzai dal letto e con le cuffiette nelle orecchie uscì dalla villa. Camminai per un po'.
Avevo bisogno di una pausa dal mondo, cercai la via più lunga per il lago e camminai sul ciglio della strada per un tempo che mi sembrò infinito. La strada era deserta, il vento spostava le foglie che lentamente percorrevano quell'asfalto grigio.
Un passo dopo l'altro, senza fretta,senza correre. E ad ogni passo era una tortura perchè mi rendevo conto che Aria non era li accanto a me. Arrivai fino ad una rete metallica che mi separava da quella casa in riva al lago, da quella prospettiva sembrava quasi un dipinto.
Scavalcai la recinzione e atterrai sull'erba fredda e umida, camminai ancora tra quelle foglie marce che scricchiolavano sotto ai miei piedi. Il vento muoveva le campanelle appese all'entrata della casa, rendendo il posto ancora più solo.
Aprì la porta sul retro ed entrai piano, mentre la luce del giorno entrava nelle stanze illuminando quel paradiso avvolto nel mistero. Salì le scale e raggiunsi la mia stanza preferita, dall'enorme vetrata si poteva vedere come dicembre avesse trasformato il panorama ormai freddo e triste. Mi tolsi le cuffie e mi sedetti su quello sgabello che riprendeva il nero lucido del pianoforte.
Sfiorai qualche nota con le dita improvvisando una melodia diversa, non era la stessa che di solito avevo in testa, non era nemmeno un pezzo di Einaudi...era solo quello che rimaneva della mia felicità passata con quella ragazza.
Smisi di suonare e appoggiai i gomiti sui tasti provocando un rumore profondo che si diffuse tra le mura di quella stanza. Appoggiai la testa sulle mani, forse per coprire il mio viso mentre lacrime silenziose vi scivolavano indisturbate. Mi sentivo male, perso, una senzazione orrenda, ma allo stesso tempo che ti faceva rendere conto che era la sua mancanza il motivo di questa tua depressione improvvisa.
Sembrava ripetersi sempre la stessa storia, quando sembrava che una famiglia volesse adottarmi alla fine rinunciava sempre, ma questo era ancora peggio.
Ero innamorato perso di una ragazza che non avevo fatto in tempo ad avere che se n'era già andata, lasciandomi un vuoto addosso inspiegabile. La mia mente non faceva altro che ricordare il suo viso, i suoi occhi, il suo sorriso, il suono della sua voce e le sue labbra...era una tortura unita ad una voce nella mia testa che ricordava la sua risata.
Mi tornò in mente tutto. La freddezza dei suoi gesti i primi giorni e la delicatezza con cui quella volta mi aveva curato quel milione di segni che ho sul corpo. Mi stavo uccidendo da solo con il semplice ricordo di una ragazza.
l'eco dei miei singhiozzi era deprimente, avevo visto molte ragazze piangere per amore e altrettanti ragazzi consolarsi andando a letto con la prima che passava,ma io non ero così. Preferivo cadere nella depressione più totale che tradire Aria. Se non fosse stato per i chilometri sarei già corso da lei,ma ora si trovava su un aereo diretto verso un paese di cui nemmeno conoscevo la lingua, se non pronunciare un freddo "ciao".
Era lontano, troppo lontano.
Troppi chilometri
Troppa distanza
E faceva davvero troppo male...Solo l'idea che quando fosse atterrata mi avrebbe chiamato mi consolava. Avrei potuto sentire di nuovo la sua voce,anche se modificata perchè era dietro un cellulare.
E forse per un momento mi sarei sentito meglio.
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Perfette imperfezioni
RomanceLei era sempre stata fredda. Riservava a chiunque lo stesso trattamento. Lui era stato sbattuto per anni di casa famiglia in casa famiglia, ma era un ragazzo "complicato" e nessuno alla fine lo adottava mai. Ci aveva perso le speranze, voleva farla...