Chapter eight

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Alla fine riuscimmo a dormire un'oretta anche se ormai era mattino. Mi resi conto che non avevo più controllato il cellulare e non avevo avvisato i miei genitori! Li chiamai immediatamente. Mi avevano già mandato cinquanta messaggi. Risposero subito e li sentii parecchio alterati. Erano rimasti in ansia tutta la notte perchè avevano chiamato Alessandra ma lei non si era spiegata bene, e non avevano capito dove fossi. -Ci ha detto che sei con Alvaro Soler, ma è impazzita? Avete preso droghe??
Mi venne da ridere. -È la verità, sono con lui...
Mi interruppero - Non raccontarci stupidaggini, dicci dove sei o passerai dei guai!
- Intanto, papà, io ho 21 anni, sono maggiorenne... Concordo con voi sul fatto che avrei dovuto avvisarvi, ma stanotte sono successe delle cose talmente pazzesche...
Alvaro vide che i toni della conversazione erano abbastanza concitati, loro non mi credevano e non mi ascoltavano. Allora prese il mio telefono: - Buongiorno, scusate se interrompo ma è colpa mia se Sara non è rientrata stanotte, mi ha accompagnato ad un party, gliel'ho chiesto io. Ah scusate, non mi sono presentato, mi chiamo Alvaro Soler.
Dall'altra parte scese il silenzio. Alvaro mi ripassò il telefono, disse che non sentiva più nulla. - Ci siete? - chiesi. - Ok ci vediamo a casa - dissero flebilmente. Sembravano sconvolti, più di me!
- Che dici, facciamo colazione? - chiese Alvaro.
- Ok... Poi che si fa?
- Poi io devo prendere un aereo, purtroppo.
Sapevo che sarebbe finita, ma il tempo a nostra disposizione mi era sembrato cosí poco... D'altronde io avrei voluto passare con lui ogni singolo istante della mia vita.
- Dove vai di bello? - chiesi.
- Torno in Germania. Poi tra quindici giorni sarò a Milano.
Non aveva accennato a volermi rivedere. - Ti chiamo la macchina.
- Grazie - risposi cercando di nascondere la tristezza.
Facemmo colazione, mi vestii e ci salutammo nella hall.
- Ok, allora buon viaggio, fammi avere ogni tanto tue notizie - gli dissi.
- Certo, sono molto felice di averti conosciuto... Ho il tuo numero, mi faro' sentire. Mi baciò, ma mi sembrò con la testa già altrove. Io, che ero dentro la mia favola, fui costretta a fare i conti con la dura realtà. Era un cantante, aveva una vita movimentata, cosa mi aspettavo?
Attendemmo assieme la macchina che mi avrebbe riportato a casa. Anche lui sembrava a disagio.
Quando arrivò, lui mi guardò negli occhi e mi disse: - Mi dispiace, so che sei delusa, ma ci sono cose che non sai, cose complicate...
Pensai - E non potevi dirmelo prima? Ti faceva comodo divertirti e basta- ma non glielo dissi. Presi il mio orgoglio ferito e salii su quella macchina che mi avrebbe riportato alla mia vita.

Non credevo nel destino - Fanfiction su Alvaro SolerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora