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Ritornare a casa da scuola e vedere mia madre che fa le pulizie non è una cosa che capita tutti i giorni.
"Pomeriggio libero?"chiesi sorridendole.
Ricambió il sorriso e mi chiese se avessi mangiato.
" Sì tranquilla, comunque.. venerdì sera ci sarà una festa e avrei voglia di andarci."
"strano ahahah!"disse ricevendo una linguaccia da me.
"Passa a prenderti Sophie?" mi chiese dopo.
"In realtà mi ha invitato un amico" dissi un po' imbarazzata.
"E chi sarebbe questo amico?"sentii mio padre insospettito dal salotto.
"È quel Dylan che andava a scuola con me, ma adesso basta domande." dissi pregando.
"Comunque adesso vado da Sophie a studiare per la verifica di domani."
Mia madre annuì e mi incamminai verso casa sua.

Il pomeriggio passò in fretta, Sophie se la cavava in lettere, per questo decisi di andare da lei, spero solo che domani mi ricordi tutto.
"Smith!" non era stato gridato ma lo sentii lo stesso e mi girai, ma non c'era nessuno.
"Sono qui." sentii dire da più vicino.
Joe Evans stava venendo verso di me.
Ricordai l'episodio dell'altra volta. Non che debba decidere io se può fare il puttaniere o meno, ma ricordo quel giorno in cui mi rincorreva per spiegarmi che "non l'avrebbe mai fatto".
Lo salutai con la mano.
"Che ti prende oggi bel faccino?"mi disse con un sorriso sul volto.
"Ti prego, sono stanca vattene." dissi dato che non avevo voglia di parlare con lui.
"ogni volta esci da scuola, stanca, ma mi parli lo stesso."
Velocizzai il passo, ma lui non faceva fatica a raggiungermi.
Mi chiamò più volte.
"Che cazzo!" urlai.
Si avvicinò a me.
"Sta calma piccola."mi sussurrò all'orecchio.
Rabbrividii al suo fiato sentito sul collo e al soprannome che mi aveva appena dato.
Ero immobile e non riuscivo a dire una parola nè a muovere un muscolo.
Per fortuna vidi un viso familiare che mi svegliò dalla situazione.
"Ehi Matt!"lo salutai.
Mi salutò anche lui e mi diede un bacio sulla guancia. Immagino debba andare da Sophi.
Quando fu ormai lontano Joe disse qualcosa di nuovo.
"io non credo di averti fatto nulla di male." rimase serio.
Scossi la testa. "No, infatti."
"Devo andare." Dissi e me lo lasciò fare.

Il tanto aspettato venerdì arrivó. La mattina non andai a scuola perché dovevo accompagnare mio padre all'aereoporto. Quindi mi persi anche i risultati del compito in classe. Erano le 18:00 e decisi di fare una doccia visto che tra due ore esatte avrei sentito il campanello suonare per l'arrivo di Dylan. Feci riscaldare l'acqua alla giusta temperatura e entrai, all'inizio mi venne un brivido per il getto d'acqua, che però diventò subito rilassante.

Uscii dalla doccia con un'asciugamano attorno al corpo e uno attorno ai capelli. Misi l'intimo e aspettai di asciugarmi per bene prima di indossare l'abito comprato recentemente con Sophie. Ero soddisfatta dell'acquisto, anche mia madre quando lo vide ne fu sorpresa. Era un vestito blu notte che arrivava a metà coscia, la scollatura era a cuore e senza spalline. Alle estremità era ricamato in pizzo ed era una particolarità che mi faceva impazzire. Il corpetto aderiva perfettamente al mio busto, così come la gonna, che ricadeva bene svolazzante ma non troppo, sulla parte della gamba che veniva coperta. Decisi di abbinare delle scarpe nere, il tacco non era altissimo, anche perché non reggerei tutta la serata. E dello stesso colore delle scarpe, una borsetta in cui misi soltanto il cellulare e il portafoglio, che potevo tenere sia in mano che in spalla. Indossai il vestito e asciugai i capelli con il phon e poi li feci ondulati con la piastra. Non mi piaceva truccarmi troppo, per questo misi soltanto del mascara e un sottilissima linea di eye-liner nero che solo chi mi guardava da vicino poteva notare. Mancava qualche minuto alle otto e li impiegai tutti a guardarmi allo specchio per vedere se c'era qualcosa che non andava.
Scesi le scale e come mi aspettavo trovai mio fratello e il suo amico che guardavano la TV.
Non smettevano di fissarmi e la cosa mi dava un po' fastidio.
"Ho qualcosa fuori posto?" Dissi preoccupata.
Jason tossì.
"No... è che.. sei fantastica.." Disse un po' insicuro Cole.
Avrei giurato di avere le guance rosse più del pomodoro.
"Ehm... dici davvero?" Dissi un po' stranita.
Annuirono entrambi.
Fortunatamente il campanello suonò e potetti sfuggire da quegli attimi di imbarazzo puro.
Mi guardai l'ultima volta allo specchio che c'era nel corridoio che portava alla porta e poi aprii.
Dylan era vestito molto bene, aveva la camicia di un celeste davvero chiarissimo e dei jeans neri che anche se non strettissimi, mettevano in risalto le sue gambe alte. Aveva già un piccolo sorriso è appena mi vide fece una faccia che non saprei definire bene.
"Se c'è qualcosa di sbagliato ditemelo invece di osservarmi così." Dissi con una risatina nervosa.
"N-non c'è niente che non va." Disse balbettando sistemandosi i suoi capelli color nocciola come i suoi occhi.
Mi sorrise subito dopo, salutai Cole e Jason e Dylan mi prese la mano per portarmi in macchina. Come un gentiluomo aprì la portiera della macchina e mi fece entrare. Poi entrò lui e accese la macchina e anche la radio.
Partì subito un pezzo che conoscevo e mi misi a canticchiarla.
"Ti piace?" Mi chiese lui senza smettere di sorridere.
Feci segno di sì con la testa. Senza accorgermene arrivammo a casa di Trevor, il proprietario della casa dove si sarebbe svolta la festa. Entrammo senza bussare poiché la porta era aperta e intravidi subito Trevor, Sophie e il suo ragazzo. Andai da loro con il mio accompagnatore e salutammo tutti e tre. L'odore di alcool mischiato col fumo invase le mie narici, era fastidioso ma ci avrei fatto l'abitudine. Vedevo già ragazzi ubriachi che ballavano con ragazze, anche sobrie, che si strusciavano contro di loro e mi venne il disgusto.
Dylan mi accompagnò a sedermi in dei divanetti bianchi che si trovavano alla nostra destra e mi chiese se volevo qualcosa da bere.
"Sì, un bicchiere di coca cola grazie." Dissi tranquillamente.
Scoppiò a ridere e mi rispose.
"Jade, non ti ricordavo così piena di umorismo!" Urlò continuando a sghignazzare dato il volume della musica altissimo.
"Seriamente, cosa vuoi?" Tornó serio.
Non potevo ripetere di volere quella bevanda, sarebbe stato ridicolo e sicuramente mi avrebbe presa in giro.
"Mi è passata la sete." Gli risposi.
"Vuoi ballare?" Chiese ancora sorridendo.
"Magari dopo." Dissi ricambiando il sorriso.
"Vado in bagno, tra pochissimo sarò qui." Disse andandosene senza il tempo di rispondergli.
Ero intenta a guardare il pavimento quando un ragazzo si sedette al posto di Dylan.
"Ti fisso da quando sei entrata, sei davvero carina." Disse senza alcuna forma di timidezza.
Lo guardai in faccia molto insicura.
"Mi chiamo Mike e tu?" Disse con un sorriso smagliante in faccia.
Sembrava uno di quei ragazzi usciti dalla pubblicità di un dentifricio, i capelli di un biondo così splendente che sembrava essersi fatto la tinta e gli occhi color nocciola che mi guardavano senza tregua.
"Piacere, Jade." Dissi con sforzo ad alta voce per la musica.
"Vuoi bere qualcosa o balliamo?" Chiese con la sua voce calda.
Ero ad una festa e se non ballavo non avrei fatto niente quindi accettai.
Mi porse la mano e mi portò verso la pista da ballo.
La canzone non era né lenta né movimentata, riuscivo però ad andare al ritmo giusto insieme al ragazzo.
Partì però successivamente una canzone lenta. Mike mise le proprie mani sui miei fianchi e si avvicinò a me senza staccare i suoi occhi dai miei.
Ero veramente in imbarazzo ma decisi comunque ad avvicinarmi anche io e appoggiai il mento sulla sua spalla.
"Vieni, conosco una stanza dove potremmo stare più tranquilli e la musica si sente di meno così la testa e le orecchie non ti faranno male.
Non dissi niente ma pensai fosse una buona idea e lo seguii.
Arrivammo in una stanza che poteva sembrare il ripostiglio di casa di Trevor.
Mi aspettavo che ritornassimo nella posizione di prima, invece mi sbattè contro il muro, non facendomi male, ma così da non poter muovere il mio corpo. Continuava ad avvicinarsi a me come per baciarmi, la sue mani che prima bloccavano le mie adesso erano sulla mia pancia per massaggiarla.
E non mi sembrava una cosa normale dal fatto che ci conoscessimo da pochi minuti.
"Ehm.. io dovrei.. andare dal mio amico che mi.." Non mi fece finire di parlare che mise una mano sulla mia bocca e il suo sguardo si fece serio.
Si avvicinò di nuovo e sentivo il mio battito accelerare e il suo fiato su di me.
Continuava ad accarezzarmi la schiena come in cerca della cinghia del reggiseno. Capii dove voleva arrivare.
Cercavo di spostarmi ma invano.
Non avevo il coraggio di gridare e pregai che Dylan mi venisse a cercare.
"Che cosa vuoi fare? Lasciami ti prego." Dissi in preda al panico.
"Quello che faccio sempre." Disse con un sorriso malizioso.
I miei occhi divennero lucidi e cercai di cacciare le lacrime dentro.
Ero in serio pericolo.

Hate u, love u.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora