Fa freddissimo. Siamo solamente a Settembre ma qui a Londra si gela, forse ho fatto male a mettermi solamente questa maglietta fina bianca e il maglioncino beige, dovevo ascoltare la mamma. È appena finito di piovere, ci sono le strade bagnate e ancora gocce d'acqua che cadono dai balconi e ogni tanto ne becco qualcuna che mi scombina i capelli, l'inverno non mi mette allegria, il contrario, mi fa pensare alla scuola, alle interrogazioni e i compiti in classe, ai prof che tanto mi odiano, ai compagni che mi rivolgono parola, cosa che odio, ai giubbotti pesanti che ti fanno sembrare una palla da bowling gigante che cammina, alle labbra screpolate dal freddo. A differenza dell'estate, che mi mette una carica pazzesca anche se non dormo per intere notti, giorni passati al mare con la mia migliore amica, la salsedine sul corpo che sentivo durante il viaggio per tornare a casa che mi dava fastidio e non vedevo l'ora di fare la doccia.
L'estate è la stagione più bella.
Odiavo chi odiava l'estate, ci sono così tante cose belle, il poter mettere i comodissimi pantaloncini corti, al poter mangiare i buonissimi gelati, poter fare lunghe passeggiate, ci sarebbe una lista infinita.
Sto tornando da casa dal supermercato e ho due enormi sacchetti della spesa in mano. Mi chiedo ancora come facciano a reggere tutta questa roba.
Cinque passi dopo, mi caddero. Come non detto. Grazie sfiga. Menomale che tu ci sei sempre.
Per fortuna non c'era nulla in vetro e non si è rotto niente. Bene adesso dovrei procurarmi altri sacchetti, possibilmente più resistenti, il supermercato è ormai lontano da qui, non posso ritornarci. Qui vicino non mi sembra di vedere niente e nessuno che può darmeli. Devo mettere tutto in borsa?!
Una voce di cui non ho capito ciò che ha detto, mi fa ritornare alla realtà e non mi sono accorta che forse era davanti a me da quando ho iniziato a pensare chi potesse darmi le buste. Che imbarazzo.
"Ehm scusami, stavo pensando, puoi ripetere?" Gli dissi.
"Tranquilla, ti ho solo detto che potevo aiutarti a portare la spesa a casa." Mi rispose dolcemente mettendosi una mano tra i capelli.
Erano di un bel colore, un castano schiarito sicuramente dal sole dell'estate che ci aveva appena lasciato. Ma il mio sguardo ricadeva nei suoi occhi, un colore così particolare, un verde così profondo. Io ero sopra il gradino di casa mia, ma lui mi superava comunque di altezza.Non ero convinta della sua proposta, non lo conoscevo, però aveva l'aria di un ragazzo gentile, non farebbe nulla di male, almeno spero.
"Si okay, per me va bene, non è molto lontana da qui casa mia."
Mise un po' di roba nei suoi sacchetti che a quanto pare contenevano libri e io ne misi un po' nella mia borsa. Arrivati a casa lo ringraziai e mi diede un bigliettino con su scritto il suo numero di telefono.
"Joe!" Disse quando era ormai lontano.
Non capii, mi girai verso la sua direzione.
"Il mio nome è Joe." Ripetè guardandomi.
"Jade Smith." Risposi con un accenno di sorriso che forse nemmeno notó.Tra tre giorni ricomincia quell' inferno, ho sempre odiato la scuola, soprattutto l'anno scorso, il terzo anno, non so cosa aspettarmi dal quarto. Sono sempre stata una ragazza a cui non piace studiare, ma non andavo tanto male, magari in un'interrogazione bastava leggerla al momento e sapevo ripetere, anche se nella condotta non ero un granché, beh diciamo che quando mi rimproveravano sapevo rispondergli e non me ne vergognavo perché a quanto ne so, non esiste una legge che vieta di parlare.
La suoneria del cellulare mi sveglió dai miei pensieri, era la mia migliore amica, Sophie.
"Ehi Sophi!" Risposi io.
"Oi, volevo chiederti di uscire per fare un po' di acquisti per Lunedì, visto che è il primo giorno di scuola, ti va?" Sbuffai qualcosa di incomprensibile e le dissi:
"Non che il primo giorno di scuola sia un giorno da inaugurare, né tanto meno da compare qualcosa a proposito di questo avvenimento, ma sì, accetto." Si mise a ridere e mi disse:
"D'accordo, passo a prenderti alle quattro, ciao!"
"Ciao a dopo!"La salutai io.Stavo ascoltando la musica mentre leggevo un libro, lo avevo già letto un miliardo di volte, ma era sempre più bello di volta in volta, mi affascinava il fatto che storie come queste succedono soltanto nei libri o nei film, ovvero questi racconti di amori così impossibili che alla fine però nonostante tutto, finisce bene.
Decisi di togliermi le cuffie, se Sophie suonava poteva stare in eterno lì altrimenti.L'ho conosciuta in prima media, il nostro è sempre stato un rapporto amore/odio, beh sì, io e lei non siamo amiche come tutte le altre che non finiscono di abbracciarsi e baciarsi nemmeno per un secondo, che si chiamano nei modi più stupidi e insignificanti e le loro conversazioni non sono altro che cuori e cuori, noi non siamo amiche, siamo come sorelle, non c'è una cosa che io non so di lei o lei di me, quando non mi va bene una cosa che fa lo dico senza problemi e lo stesso fa lei, a mio parere, indubbiamente, i rapporti così dureranno di più e saranno più veri di quelli sdolcinati e amorosi.
Ovviamente ci troviamo nel nostro negozio preferito.
"Stai scherzando?! Perché sei nel reparto dei pantaloncini se tra un po' vedremo camminare i pinguini vicino a noi?!"
Le diedi uno spintone amichevole come sempre e andai con lei a vedere quel che stava guardando. Lo immaginavo, aveva in mano dei blue jeans, non stretti, strappati in diverse parti, era il suo stile e facevano per lei, abbiamo gli stessi gusti, quindi feci subito una faccia come per dire: DEVI PRENDERLI. Lei annuì sorridendo e mi fece vedere una felpa nera con una scritta bianca, semplice ma insomma, la nostra generazione si veste così. Adesso toccava a me, vidi da lontano dei jeans stretti neri strappati sulle ginocchia e li volli subito. Non volevo prendere una felpa anch'io quindi optai per un maglione grigio che vidi poco più accanto. Nessuna delle due aveva bisogno di scarpe, io avrei messo le SuperStar bianche e nere e lei, beh lei non so.
"Sai che dobbiamo andare anche a comprarmi il mascara che mi è finito, vero?" Le chiesi.
Non rispose, ma sapevo che quando taceva, acconsentiva. Pagammo e ci dirigemmo verso l'uscita per andare quindi al negozio di trucchi."Ti aspetta un bel lavoro adesso." Mi disse mia madre non appena arrivai a casa.
"Cioè?" Chiesi insospettita.
"Devi sistemare tutto l'occorrente per la scuola, ossia lo zaino, la tua dispensa di libri e gettare via tutte le cose che quest'anno non ti servono." Mi disse senza quasi respirare.
Sbuffai e mi diressi in camera cercando di fare quello che mi aveva detto.
Riempii un cestino di tutte le cose che non servivano, c'erano penne finite, gomme inutilizzabili, matite rotte e pezzetti di carta, dove probabilmente c'erano scritti alcuni aiuti che mi avevano mandato durante i compiti.
Trovai anche un pezzo di panino che sicuramente ho nascosto lì per non far vedere alla prof che mangiavo durante la sua spiegazione.
Durante quello che doveva essere un lavoro duro per me, mi divertii abbastanza e mi vennero in mente tantissimi ricordi fatti con i miei compagni, tutte le parolacce dette agli insegnanti perché mi beccavano impreparata e mi mettevano in ridicolo davanti a tutta la classe.
Beh dopo questi ricordi decisi di scendere a mangiare qualcosa visto che la mattina non feci colazione.

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Hate u, love u.
Roman d'amourNon vi dico nulla qui, leggete il primo capitolo che è l'introduzione e deciderete li se andare avanti o passare a un'altra storia, io direi la prima. :) Dal capitolo 8: "Dylan mia starà cercando." "Non credo, era immerso nei bicchieri di vodka." M...