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-JOE'S POV.

"Piccolo Joe, è stato un piacere conoscerti e passare questi giorni insieme a te, raccontandoci cose e facendo sparire la noia. Sei stato un bravo compagno di stanza." Mi sorrise abbracciandomi Annie.
"Anche per me, la ringrazio." Ammisi.
"Però prima di andare lascia che ti dica una cosa." Tornò seria.
Stetti zitto per farla continuare.
"Non lasciare mai che un rapporto con una persona possa rovinarne un altro, riflettici sulle cose, sulle emozioni, sei un ragazzo maturo e ho potuto vederlo in questi giorni, appunto per questo non devi avere atteggiamenti infantili, capaci di deludere qualcuno. Non so se mi spiego."
"Perché dici questo? Ho fatto qualcosa di sbagliato?" Chiesi confuso.
"Non con me. Pensa alla prima persona che ti viene in mente." Disse.
Jade, Jade fu la prima persona che mi venne in mente.
"Jade?" Chiesi molto insicuro.
"Sta a te scoprirlo." Mi sorrise.
"Dammi un indizio. Cosa ho fatto?" La supplicai.
"Torna indietro nel tempo e descrivi la giornata in cui ti sei quasi rotto una gamba."
"Mi sono alzato, difficilmente perché non ero più abituato, scuola, bar..."
"Scuola... definisci meglio." Mi interruppe.
"Interrogazione."
"Ancora prima." Disse poi.
Bacio con Meghan, forse intendeva questo.
"Meghan mi ha baciato." Affermai.
"Esatto."
"È gelosa?" Chiesi un po' speranzoso.
"Mi ha detto di no. Che è solo perché non vuole essere la ragazzetta di turno." Rispose.
"Signorino Evans, è ora di andare." Mi richiamò l'infermiera.
Abbracciai un'ultima volta Annie, mi sarebbe mancata davvero.
"Grazie per tutto, terrò a mente queste parole." Le dissi.
"Buona fortuna, fa attenzione perché è una ragazza d'oro." Mi raccomandò.
Annuii sorridendo.

Non era gelosa ma non volevo essere la solita ragazzetta di turno. L'avevo sentita così tante volte quella frase ormai.
Però nonostante le avesse dato fastidio questa cosa, si è subito preoccupata e ha chiamato i soccorsi. Ricordo come fosse ora i suoi occhi spalancati e l'agitazione in essi. Che sì, stavo morendo di dolore, ma la sua faccia buffa mi faceva quasi ridere.
Non apprezzai il bacio di Meghan quella mattina, ha portato solo danni.
Ma che discorsi faccio? Questa frase non l'avrei mai pensato di dirla, poco tempo fa.
Ma è come se fosse cambiato tutto in così poco tempo. E non saprei definirne la causa.
Quella ragazza per quanto antipatica, insopportabile e a volte anche ingenua, mi faceva impazzire, perdere la testa, non mi era mai fregato nulla di offendere le persone, ma quando me lo faceva notare lei mi faceva sentire un mostro. In un certo senso mi faceva aprire gli occhi su cose in cui non ci avevo mai fatto caso.

-JADE'S POV.

Suonó il campanello e non feci in tempo a scendere le scale che mia madre aveva già aperto la porta.
"Cosa ci fai qui?" Chiesi imbarazzata per via della sua presentazione con mia madre, aveva detto 'sono un amico di Jade'.
"Devo parlarti... ehm.. della ricerca di storia..." Disse facendomi capire con uno sguardo che aveva inventato una scusa per mia madre.
"Ah sì certo... vieni e parliamo della ricerca." Risposi con lo stesso tono.
Mi raggiunse faticosamente a causa delle stampelle e chiesi a mia madre di andare in camera sua perché non volevo fargli salire le scale.

"Potevi dirmi di venire, non devi fare sforzi con la gamba tu." Dissi con sincerità.
"Non ho baciato Meghan." Disse schietto come se non avesse sentito l'affermazione di prima.
"Non so volare." Risposi.
"Cosa c'entra?" Inarcò le sopracciglia.
"Credevo stessimo parlando delle cose a cui non frega niente a nessuno." Dissi ironica.
"Jade sto parlando seriamente." Mi guardò serio.
"Anch'io, non te l'ho chiesto."
Si tirò indietro i capelli e sbuffò.
"Senti, son venuto qua per mettere in chiaro delle cose e adesso tu rispondi come se non te ne fregasse nulla. Mi sbagliavo su di te, è meglio che vada. Però non prendertela con me se poi mi diverto con le altre." Disse alzandosi e sbattendo la porta facendomi rimanere con un groppo in gola.

"Tesoro tutto bene?" Chiese mia madre, probabilmente perché ebbe sentito la porta sbattere.
"Tutto bene, solo... nulla." Dissi per poi correre in camera.
Mi buttai sul letto a peso morto e gridai con la faccia spiaccicata nel cuscino così da non far rimbombare l'urlo.
Perché andava sempre così male?
Perché? Perché dovevo sempre parlare troppo o non parlare proprio?


Solita routine. Solita sveglia alle 6:45. Soliti minuti persi in bagno a prepararmi psicologicamente alle cinque ore di scuola. Solita strada, solita classe e solita me.
Era tutto normale, ma qualcosa dentro la mia testa ronzava continuamente. Le parole di Joe non uscivano e nemmeno la sua faccia quasi arrabbiata.
Non avrei mai pensato che avessimo litigato a causa mia.
Ero così tanto arrabbiata per quel bacio, e adesso che veniva a chiedermi scusa, lo rifiutavo fingendo che non fosse quello il problema.

"Mamma non pranzo a casa." Avvertii mia madre al telefono.
"Ti conservo lo stesso il pesce." Rispose.
Avevo deciso di andare a casa di Joe per chiarire, visto che non glielo permisi il pomeriggio prima. Trovare la strada di casa sua non fu semplicissimo, ma mi feci aiutare da Cole per telefono, visto che erano molto amici.

Suonai il campanello e un bambino dai capelli arruffati spalancò gli occhi per la mia visita.
"Ciaooo!" Urlò eccitato.
"Ciao Kevin, come stai?" Chiesi sorridendogli.
"Entra entra." Mi rispose sua madre vedendomi.
"Bene, tu?" Disse prendendomi la mano e trascinandomi dentro casa.
"Bene." Dissi facendolo sedere a cavalcioni su di me.
"Cerchi Joe?" Chiese sua madre sorridendomi.
"Sì, è in casa?" Chiesi io con la stessa espressione.
"No, ma è andato a comprare il pane, dovrebbe arrivare tra poco. Vuoi qualcosa nell'attesa?"
"No no, ti ringrazio Louise." Risposi garbatamente.
Il fratello scese dal divano e continuò a fare quello che probabilmente stava facendo prima della mia interruzione.
Feci caso al divano su cui ero seduta, era quello in cui dormii quella volta, era quello in cui provai un calore immenso quando ricevetti delle carezza da parte di Joe.
Un rumore di chiavi si sentì da fuori, e dopo pochi giri la porta si aprì, mettendo in bella vista Joe e una ragazza al suo fianco che riconobbi subito.
Meghan era lì, sorridente, senza preoccuparsi dell'educazione entrò in casa prendendo in braccio il piccolo bambino che, di malavoglia, si separò dal suo foglio e dai suoi pastelli. Joe rimase sullo stipite della porta a filmare con gli occhi la situazione. Certamente non capì cosa ci facevo a casa sua, potetti intuirlo dal suo sguardo. I suoi occhi si alternavano da me, alla ragazza che riempiva di baci il povero Kevin. Quando avanzó di alcuni passi lasciandomi la via libera per uscire, lo feci, tornando a casa.

Hate u, love u.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora