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"Ti amo." Disse, credeva di averlo sussurrato solo a me, invece lo sentirono tutti, girandosi per guardarci.
Benissimo. Una in momenti come questi cosa fa?
Beh nei film succede che lei dice 'anche io' oppure che si baciano.
Ma io non potevo fare nessuna delle due cose. Rimasi seria e anche lui. Gli altri erano zitti e non smettevano di fissarci. E non aiutavano.
"Meglio spostarci." Mi disse e io lo seguii fino alla sua camera.
"Io non.. so che di-dire." Dissi guardando il pavimento.
"Dimmi solo la tua decisione, non ti ho ancora chiesto di metterci insieme, ma mi basta sapere cosa provi." Disse alzandomi il mento così da poterlo guardare.

Non lo ami, diglielo.

Mi ripeteva la mia coscienza. Ascoltarla o no?
"Ti prego dimmi qualcosa." Disse lui.
"Non voglio ferirti." Dissi con quel minimo di coraggio che mi era rimasto.
"Quindi... non.." Provó a dire ma lo interruppi.
"Quindi no." Dissi ammirando gli occhi di ghiaccio. Sia dal colore, che dal l'umore in questo momento.
Lo abbracciai, mi venne spontaneo farlo.
Lo fece anche lui, non dicendo niente.


Mi sentivo vuota, crudele, cattiva, malvagia e non mi vengono altri aggettivi sinonimi a questi. L'avevo ferito, era ovvio, l'avevo illuso, gli avevo fatto credere in più possibilità per poi far crollare tutto. Lo avevo baciato facendolo sentire bene per poi dirgli che non lo amavo. Mi ero detta a me stessa che forse mi piacesse. Ma si fermava tutto lì, sul piacere. Non sull'amore. Quella che doveva essere una vacanza indimenticabile, il natale migliore di tutti, si è trasformato in un cumulo di angoscia e delusione verso me stessa. Mi aveva rassicurata dicendomi che andava tutto bene e che sarebbe passato, come tutto. Ma io non mi sentivo a posto con me stessa, ancora.

"Allora? Pronta per leggere i post it?" Mi chiese Sarah, con le altre due che non vedevano l'ora.
"Non mi va." Risposi girandomi dalla parte opposta in cui guardavo loro.
"Non puoi andare avanti così, hai fatto la cosa migliore, non potevi mentirgli dicendo che lo amavi anche tu." Riprese Chanel.
Decisi di alzarmi e leggere, anche se non mi importava molto.
La nuova regola era quella di non far leggere le frasi agli altri. L'avevamo decisa io e mio fratello, perché più 'misteriosa e unica'.

E giuro, se non ci sei tu, non so di niente. La tua Sophie.

In questo mondo tremendo che rendi stupendo soltanto esistendo. Tuo, Bró.

C'è un oceano di motivi per essere felici, tu sei quell'oceano. Il tuo amato Cole.
Deglutii leggendo quella frase.

Grazie di rendere la mia vita una vera vita. Matt.

Mi hai saputo conoscere guardando i miei occhi. By Chan.

Ringrazio l'amore che mi ha fatta incontrare te, oltre tuo fratello. La tua Sarah.

Non potevo fare cosa migliore di aiutarti con la spesa, quel giorno. J.


Dopo una chiamata a mia madre e mio padre potei andare a sedermi a tavola per iniziare il tanto aspettato pranzo di Natale.
Mentre mangiavamo parlavano di qualunque cosa, dai cartoni animati che guardavamo da piccoli a cosa volevamo fare da grandi.
"Medico." Affermò Matt.
"Estetista." Continuò Chanel.
"Allenatore di calcetto." Disse Cole.
"Poliziotto." Disse Jason continuando a mangiare.
"Saresti sexy con la divisa, comunque io maestra d'asilo." Disse Sarah facendoci ridere per la prima frase.
"Psicologa." Dissi.
"Perché?" Chiese mio fratello.
"Così potrei risolvere i problemi che avete in testa." Dissi sorridendo.
"Avvocato." Poi disse Sophie.
"Dov'è Joe?" Chiese Cole non vedendolo.
Anche gli altri se lo chiesero, compresa me.
"Jooooe?" Gridò la mia migliore amica.
Nessuna risposta.
"Cerchiamolo." Disse Matt, dividendoci.
Io dovetti cercarlo in giardino e non ci misi molto a trovarlo.
"Che fai?" Chiesi avvicinandomi.
Si girò e stava gettando fumo dalla bocca.
"Fumi?" Chiesi subito dopo.
"Non vedi?"
"Oh scusa." Dissi fingendomi dispiaciuta.
Sorrise per la mia scenetta.
"Sai che ti fa male? Puoi morire." Dissi muovendo la mano per scacciare il fumo che veniva verso di me.
"Ti frega?" Chiese.
"Ho un cuore." Ammiccai.
Mi guardò negli occhi, finalmente.
"Beh se devo morire, che muoia pure. Se è destino capita, se me lo merito capita." Disse serio.
"No."
"Cosa no?" Chiese gettando la sigaretta finita e pestandola con i piedi.
"Non la penso come te. Anche io credo al destino, a volte. Ma su questo non ti do ragione. Come dico sempre 'Dio ci ha scelti per vivere perché siamo in grado di farlo' e noi, più che vivere, dobbiamo sopravvivere. Dobbiamo fare di tutto per far sì che riusciamo ad andarcene da questo mondo il più tardi possibile. Quindi smettila di farti del male. E ora entriamo."
Lo fece e non rispose a ciò che gli avevo detto.


Dopo quello che successe con Cole, non gli parlai e non mi parlò. Per un conto ero felice di avergli detto finalmente la verità, ma per un altro ancora avevo sensi di colpa. Le mie amiche continuavano a dirmi che non c'era ragione di essere dispiaciuta, ma è più forte di me.

Hate u, love u.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora