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Tra pochi minuti sentiremo il suono di quella stupida campanella, che ci farà entrare in quella stupida scuola, piena di stupidi professori e stupidi compagni. Vidi Sophie arrivare verso di me e quasi mi misi a ridere vedendo la sua faccia addormentata.
Noi due fisicamente eravamo opposte, lei capelli biondi e occhi castani, io capelli castani e occhi che variavano dal tempo: quando c'è il sole diventano verdini, invece quando il cielo è cupo sono castani. Quella mattina lei aveva fatto una treccia, mentre io avevo fatto la piastra.
Anche caratterialmente eravamo molto differenti, lei è una ragazza solare ed estroversa, sempre pronta a socializzare con persone nuove e a tirare fuori la sua estrema simpatia che le persone adorano di lei. È sempre aperta con tutti e anche con chi detesta fa finta di essergli amica solo per non fare la parte dell'antipatica.
Io invece al contrario suo, non ero brava a fare amicizie con chi mi capitasse. Risultavo sempre fredda e distaccata con chi provasse a parlarmi, non era più questione di timidezza però come qualche anno fa, era ormai un'abitudine che si ripeteva costantemente.

Che bello, a prima ora avevamo italiano, con la professoressa White. Quanto la odio lo so solo io. Sbattè i libri sulla cattedra e con il suo solito tono fastidioso ci chiese di fare silenzio. Ma perché non sta zitta lei? Non capisce che è insopportabile?

Passarono le ore e arrivò l'intervallo. Io, Sophie e altri compagni andammo alla mensa a mangiare qualcosa. Ma lei e una amica dovevano andare anche in bagno, quindi lasciarono a me il compito di ordinare, uff.

Non c'era molta fila fortunatamente. Il ragazzo che avevo davanti si girò a fissarmi, mentre io rimasi a guardare avanti, non volevo guardarlo anche io.
"Ehi, passa avanti dai." Mi decisi a guardare chi era e mi sembró una faccia riconoscibile, ma chi però? Lo ringraziai e mi misi al suo posto. Quando finii di ordinare vidi la mia migliore amica guardarmi malissimo. "Cosa c'è? Credevo preferissi la salsa rosa alla maionese."
"Ma cosa me ne frega delle salse, tu...hai parlato con Evans..!" Disse eccitata.
"Ah sì, ecco chi era e comunque cosa ci fa? Non dovevo?" Le risposi cautamente.
"Jade svegliati, è il ragazzo più figo della scuola, non solo ti ha parlato, ma ti ha fatto passare, ti rendi conto o no?"
"Mmh, sisi che gentiluomo." Dissi sarcasticamente.
Mi rifece lo sguardo omicida ma non ci feci tanto caso. Beh, Joe Evans mi ha fatto passare, ma cosa vuole che mi importi? Mi ha anche dato il suo numero. Cosa ha di così speciale il ragazzo? Può essere anche bello, ma mai bello quanto puttaniere. Quante se ne farà al giorno, non voglio finire nello sgabuzzino anche io, per favore.

Oggi avrei dovuto mangiare al bar, visto che i miei genitori erano entrambi a lavoro. Mio padre era partito e mia madre, lavorava qui ma la vedevo comunque poco.
Non avevo così tanta fame, perciò presi la fetta più piccola della pizza nel bancone. Stavo per addentare quando un ragazzo si sedette nel mio tavolino. Mi spostai per vedere chi fosse e mi imbattei con gli occhi verdi di Joe Evans.
"Sola?" Mi chiese con fare malizioso.
"Beh tu che dici? Ti sei seduto sopra qualcuno? Non mi pare." Risposi fredda.
Annuì e rimase a fissarmi.
"Ti ho detto che non c'erano problemi per sederti con me?" Chiesi visto che non riuscivo a mangiare con i suoi occhi puntati addosso.
"Non l'hai detto, ma io l'ho fatto lo stesso." Continuò a parlarmi con quello sguardo.
Lo guardai male e lui ghignó.
"Non ti facevo così stronza quando ti si erano rotti i sacchetti."
Feci una faccia soddisfatta e lui mi sorrise per l'ennesima volta.
Finimmo di mangiare e ognuno prese per la sua strada.

Fortunatamente successe un miracolo, oggi a scuola non avevano lasciato compiti visto che era il primo giorno. Ne approfittai per passare il pomeriggio a guardare serie TV. Una cosa che mi faceva impazzire.
Sentii la porta aprirsi e richiudersi poco dopo.
"Tesoro, mi dispiace ma saranno pochi i giorni in cui potremo mangiare insieme a pranzo. Ti avviserò comunque." Mi disse venendomi a salutare con un bacio sulla guancia.
"Non preoccuparti mamma, non mi dispiace mangiare fuori, alcune cose le cucinano meglio di te." Le sorrisi e lei ricambió.
"Com'è andato il primo giorno?" Mi chiese mentre posava la borsa sul divano.
"Come tutti gli anni, i primi giorni sono normali, poi diventano un inferno." Le dissi sbuffando.
"Non dire così, se ti impegni e dai sempre il massimo otterrai buoni risultati, vedrai." Mi affermò.
" È proprio questo il problema, devo impegnarmi, ufff."
Mi guardò con fare severo che diventó subito ironico.


"Ehiiii stupida aspettami!" Sentii dire da dietro.
"Sophie forza sbrigati, ho fame!"
Corse fino a raggiungermi e ci dirigemmo al bar.
Appena finii il mio panino decisi di prendere un po d'aria fresca visto che, lì dentro c'era confusione e non si respirava, Sophie invece doveva ripassare storia, la prossima lezione che avremmo avuto.

Uscii e girai l'angolo.
Immediatamente rigirai l'angolo non appena vidi la scena.
"Che schifo." dissi senza far attenzione se mi avevano sentito o no.
Chi? Beh chi poteva essere(?)
Era Joe Evans che stava baciando una delle sue care troiette, credo che quella lì era Meghan, sì proprio lei.

Passarono anche le ultime ore di lezione. Finalmente liberi, era venerdì e il sabato non c'era scuola.

Stavo per attraversare la strada quando venni fermata, già immaginavo chi poteva essere.
Sbuffai e mi girai verso lui che prese un respiro profondo e iniziò a parlare.
"Senti, quello che hai visto..."
Lo interruppi e parlai al posto suo.
"Non mi interessa di cosa hai fatto e di cosa no, la tua vita non è la mia."
Riprese a parlare lui:
"No no, guarda che io non volevo, non pensare che io sia...insomma hai capito"
"Io non penso niente e comunque non devi spiegarmi nulla perché non c'è assolutamente bisogno di sapere cosa fai, okay?"
Mi girai per andarmene e con un puntino di delusione nel tono mi salutò, io ricambiai solamente con la mano senza nemmeno guardarlo in faccia perché intenta a guardare le macchine.

Più tardi mi arrivò un messaggio da Sophie che diceva che doveva parlarmi ed era scritto in maiuscolo e si sa, quando io e lei ci scriviamo in maiuscolo è una cosa superimportante. Le dissi di venire a casa mia a parlare.
In casa c'era solo mio fratello, quindi nessun problema.
L'unico problema che poteva darci era se faceva uno dei suoi stupidi scherzi. E sicuramente l'avrebbe fatto da un momento all'altro.
Lui era fatto così, Jason Smith era quel tipo di persona con umorismo da vendere, al contrario mio che, solo con la mia migliore amica divento matta.
Avevo un po d'ansia per quello che mi doveva dire Sophie, iniziavo davvero a preoccuparmi.
Appena suonó il campanello corsi ad aprire e aveva un sorriso stampato in faccia, come se avesse delle corde che tirano i lati della bocca, senza mai smettere.
La feci entrare e andammo in camera mia.
"Non sai cosa è successo!"Mi disse continuando a sorridere.
"Lo so che non lo so, sei qui per raccontarmelo. E smettila di sorridere così, mi fai paura."
"Bene, hai presente Matt Walker?" Disse cercando di non sembrare schizofrenica.
"Certo. Quello di cui mi parli ininterrottamente? Beh?" Risposi.
"Ecco..MI HA CHIESTO DI USCIRE! Domani, domani, oddio Jade dobbiamo scegliere il vestito e le scarpe e anche come devo fare i capelli! Non c'è la farò mai e.." Disse senza fermarsi.
"Sophi calma! È solo un'uscita, so che ti piace da tempo, ma devi essere te stessa, non iniziare a dirgli di sì ad ogni cosa che dice solo per sembrare la ragazza perfetta." Le raccomandai.
"Non lo faccio, però devi aiutarmi lo stesso." Mi supplicò.
"Sisi okay, ma non iniziare a farti mille paranoie." Le dissi appoggiando una mano sulla sua spalla.

Mi fece segno di tapparsi la bocca e le sorrisi, eppure, quando l'ho conosciuta, non la facevo così scema.

Hate u, love u.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora